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Fecondazione: la Corte Costituzionale e l’incostituzionalità della legge 40

di Alessandra Albanese

05 Aprile 2013

La Corte Costituzionale chiamata a esprimersi su una legge che ha diviso scienziati e opinione pubblica: La Legge 40 sulla fecondazione assistita.

La Legge 40, emessa nel 2004 prevedeva infatti il divieto di ricorrere alla fecondazione assistita eterologa.

In pratica una coppia che intendeva sottoporsi a fecondazione assistita doveva ricorrere solo e soltanto ai propri gameti, cioè alla fecondazione omologa.

La possibilità di servirsi di seme e ovuli estranei alla coppia, quindi una fecondazione eterologa, è stata vietata da questa legge.

E dal 2004 infatti in Italia si assiste ad un vero e proprio “turismo procreativo”. Molte coppie sterili, impossibilitate a fruire dei propri gameti, intraprendevano dei veri e propri pellegrinaggi nelle nazioni europee a legislazione differente dalla nostra, nella ricerca affannosa di avere un bimbo.

Adesso un ricorso alla procura di Milano potrebbe considerare incostituzionale quella Legge.

Nel 2010 una coppia aveva fatto ricorso chiedendo ai giudici di ordinare ai medici la fecondazione eterologa. Il collegio della Prima sezione civile di Milano ha accolto il ricorso motivando il giudizio:

«Condiziona la possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili di poter concorrere liberamente alla realizzazione della propria vita familiare. La creazione di una famiglia, ivi inclusa la scelta di avere figli, costituisce un diritto fondamentale della coppia ».

Secondo i principi costituzionali la legge infatti lede il diritto alla salute e all’autodeterminazione della coppia.

Motivo questo, che ha spinto il Tribunale a sollevare una questione di costituzionalità sulla Legge 40.

Già in precedenza inoltre la Corte Costituzionale europea di Strasburgo aveva condannato l’ Austria per lo stesso divieto di fecondazione eterologa, sebbene l’appello successivo poi avesse ribaltato questa sentenza. E di qui dunque la richiesta di nuove valutazioni anche per i casi italiani.

I pareri sull’argomento sono vari e variegati. Anche in politica il tema è trasversale.

La senatrice Alessandra Mussolini, ad esempio si è sempre battuta contro questa legge: ”è illiberale e discriminatoria”. Di visione opposta l’ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che considera la liberalizzazione della fecondazione come un “commercio di gameti umani”.

Una cosa però è certa, al di là delle posizioni personali ed etiche. Lo Stato italiano riconosce «rapporti parentali fondati sul legame affettivo e sull’assunzione di responsabilità, prescindendo e superando la necessità di una relazione biologica genitoriale».

Questo vale per le adozioni, ma non si escludono però le altre forme di genitorialità.



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