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Anemia in gravidanza cosa fare

di Gioela Saga

02 Maggio 2013

Anche se non avete mai sofferto di anemia, durante la gravidanza potreste trovarvi ad affrontare questa particolare condizione.

Si tratta di una carenza di emoglobina, una proteina indispensabile per il trasporto dell’ossigeno da parte dei globuli rossi.

E’ una condizione che è legata ai cambiamenti fisiologici nel corso della gravidanza: il volume del sangue materno cresce progressivamente per far fronte alle esigenze metaboliche della donna e del nascituro e si verifica un processo che prende il nome di emodiluizione.

Col progredire della gravidanza, diminuisce la parte corpuscolare del sangue (costituita dai globuli rossi) mentre aumenta la parte liquida, cioè il plasma, per consentire al sangue di passare attraverso la placenta e nutrire adeguatamente il piccolo. Inoltre aumenta la richiesta di ferro per far fronte e compensare le esigenze del bimbo.

Il ferro è un minerale necessario alla sintesi, cioè alla costruzione effettiva dell’emoglobina.

Ecco che queste condizioni fanno anche raddoppiare il fabbisogno di ferro giornaliero che, se in genere si aggira sui 15 mg al giorno, può anche arrivare a raddoppiare.

L’anemia in gravidanza è un disturbo frequente che si manifesta in circa il 40% delle gravidanze.

Se si osservano tutti i controlli previsti, viene facilmente diagnosticata e supportata da una buona dieta ed alcuni integratori che, se se ritenuti necessari, devono essere prescritti dal medico.

 

In caso di anemia, la mamma risente di una maggiore e insolita stanchezza, spossatezza, mal di testa, irritabilità, capogiri, fino a episodi di dispnea, cioè fame d’aria. Questi eventuali segnali devono essere tempestivamente segnalati al ginecologo, che, valutando i valori degli esami diagnostici, potrà consigliarvi al meglio.

Generalmente non vi sono particolari pericoli se il disturbo è tenuto sotto controllo, ma non bisogna neppure sottovalutare la situazione che può, se non gestita nel modo migliore, avere conseguenze serie per il nascituro, arrivando fino a comportare difficoltà di ossigenazione del feto con relativi problemi al suo benessere e sviluppo.

Inoltre, nel corso del parto la donna va inevitabilmente incontro a una perdita di sangue e se arriva al termine della gravidanza in condizioni di carenza di ferro, dovrà necessariamente fare ricorso a un’emotrasfusione. Senza contare poi che anche per l’allattamento si dovrà prevedere un aumentato fabbisogno di ferro.

E’ importante, per tutto ciò, che la dieta della futura mamma sia assolutamente varia ed equilibrata e ricca anche di carne rossa, legumi, verdure a foglia verde come gli spinaci, uova, pesce, soprattutto in tonno, sardine e merluzzo.

C’è da sottolineare come nella carne, nelle uova e nel pesce il ferro è presente in una forma più facilmente utilizzabile ed immediatamente assimilabile dal nostro organismo mentre l’assimilazione del ferro di provenienza vegetale è più bassa e variabile.

Nel caso in cui il medico lo ritenga opportuno, potrà valutare l’uso di integratori.

Ottima anche l’assunzione di vitamina C sempre, in prima battuta, attraverso l’alimentazione, perché aiuta notevolmente l’assorbimento di ferro.

 

Fonte: www.thepregnancyshow.com



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