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Guerra e bambini, ecco quello che nessuno racconta

di Alessandra Albanese

11 Luglio 2013

Qual è il luogo che una madre reputa sicuro quando lascia il proprio figlio? La scuola, quasi sempre, l’ospedale, sempre.

Luoghi in cui normalmente ci si prende cura delle persone, luoghi per crescere, per migliorare.

Scuole e ospedali, luoghi troppo spesso però violati. Luoghi questi, che in paesi tormentati da guerre e conflitti diventano obbiettivi di guerra, bersagli da colpire, per fare più male, per ferire l’umanità, la società, la civiltà.

Un rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla condizione infantile nelle zone di guerra maggiormente colpite nel mondo evidenzia questa situazione. Scuole e ospedali diventano bersagli dei cecchini e delle forze opposte. Facili da raggiungere, centrali come zone, cruciali in qualsiasi comunità.

L’Unicef chiede con forza affinchè i centri che accolgono bambini vengano risparmiati dalle violenze della guerra.

Non solo. Si consideri anche un altro dato allarmante. Proprio in scuole e ospedali si perpetrano i crimini più efferati: reclutamento di baby soldati, violenze sessuali, uccisioni, mutilazioni.

Si pensi che in Afghanistan, un paese minato da ignoranza, malnutrizione, assenza di servizi igienici, gli attacchi contro le scuole sono studiati nel dettaglio.

Gli integralisti tentano di colpire il cuore della cultura, non vogliono che i loro figli vengano educati. E via allora ad attacchi suicidi, a cariche esplosive improvvisate da fare esplodere, a incendi, rapimenti e uccisioni.



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