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Chiara la bambina malata in attesa di un cuore nuovo: scrive una lettera che commuove il web

di Federica Federico

22 Luglio 2013

bambini malatiA 12 anni si può conoscere la morte? Se ne può sentire la presenza come una possibilità fisica e reale? Sì può avere paura che la vita si spenga? Sì, per quanto ciò sia drammatico è tuttavia possibile.

La morte, sinonimo di malattia grave ed invalidante, può colpire e inabissare anche il cuore dei bambini. Tuttavia la medicina moderna è stata capace di progressi impareggiabili e se ben sostenuta può vincere anche la morte.

In taluni casi la battaglia della scienza contro la morte è anche etica, lo è quando coinvolge scelte morali, intime, personali e persino religiose e lo è in maniera particolarissima quando rintraccia il tema delicato e fragile della donazione degli organi:

donare gli organi può sconfiggere il buoi della morte, può contrastare il senso invincibile della fine di una vita e può rappresentare una rinascita … la donazione è quindi un fiore piantato su ciò che pareva essere nient’altro che “il nulla”.

La filosofia delle donazioni di organi è una difficile conquista di civiltà a cui il mondo forse non è ancora completamente e pienamente pronto.

  • Dall’ospedale Monaldi di Napoli, centro di eccellenza per la cardiochirurgia, arriva l’appello accorato di una piccola paziente, Chiara Campagnuolo, bimba da 101 giorni in attesa di un cuore donato per salvarle la vita.

La donazione è una bilancia che sta in un fatale equilibrio tra vita e morte e, come sempre quando si parla di morte, di fine e di buio, rappresenta un discorso disperato più che delicato, assurdo più che doloroso, inaffrontabile più che considerabile.

Eppure se la donazione è una bilancia e se equilibra vita e morte, ovvio è che senza di essa, senza i progressi della medicina e senza le evoluzioni scientifiche, questo “accostamento” della vita alla morte, intendendo la vita come possibilità di rinascita e di successo, neanche sarebbe stato possibile.

In altre parola la donazione è un realtà che può ridare senso ad una vita che si è spenta; per questo trascurare il concetto stesso di donazione, non considerarlo o negarlo per negare fondamentalmente la morte è un errore che penalizza chi come Chiara attende.

  • Chiara Campagnuolo ha scritto e divulgato attraverso i media una lettera che vale la pena leggere, sentire e condividere.

Non è solo un grido di dolore, è una profonda richiesta di consapevolezza.

Chiara da 101 giorni è in attesa di un intervento salvavita, il suo piccolo cuore non funziona più e i medici lo ingannano mantenendolo operativo col supporto di una pompa meccanica che ne garantisce il movimento cardiaco permettendo al sangue il suo normale circolo nel corpo.

bambine in attesa di un cuore nuovo

Chiara non è la sola bimba malata ed in attesa di trapianto, Imma è ricoverata insieme a lei, ha un anno in più e una malattia congenita altrettanto grave … due bambine, due storie, due speranze e due dolori.

La sensibilizzazione verso le donazioni è fondamentale, rappresenta la sola possibilità che la scienza ha di salvare queste bambine e l’unica aspettativa di futuro per loro e per le famiglie che le assistono e le supportano.

Leggete le parole di Chiara … ma non fatelo solo con gli occhi, fatelo col cuore. Ecco la lettera di una bambina in cerca di un cuore:

«Mi chiamo Chiara, sono una bambina di 12 anni e frequento la seconda media. Mi trovo in questo ospedale già da tre mesi e mezzo o meglio da 101 giorni.
Ero una bambina molto attiva,
lettera Chiara Campagnuolo  frequentavo la scuola di ballo, facevo pallavolo, ridevo e scherzavo con le mie amiche; all’improvviso un giorno la mia vita è cambiata, sono stata ricoverata nell’ospedale Monaldi di Napoli perchè il mio cuore non funzionava più bene. Da quel giorno ho perso la gioia che avevo nel cuore, mi sentivo in trappola e mi chiedevo: “Perchè proprio a me?”. E non volevo più vedere nessuno. Ma grazie ai medici e agli infermieri di questo ospedale ho iniziato a reagire, adesso sono qui, con questa macchina che mi aiuta a tenermi in vita; mi vedete sto benino, ma non è così, porto un dolore dentro e soffro ogni volta che mi medicano la ferita. Vorrei andare a casa, vorrei tornare a ridere come prima, o meglio di prima e per farlo ho bisogno del vostro aiuto. Lo so le disgrazie capitano, è il corso della vita, chi più di me vi può capire. Vorrei dirvi solo un ultima cosa, che chi vi chiede aiuto non è solo una bambina ma è la Vostra bambina perchè se aiutate me, aiutate anche la persona cara che è venuta a mancare. Donare è un atto d’amore, è il gesto più bello che una persona possa fare. Donare è vita per me e anche per te».

Chiara Campagnuolo

 

 



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