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Un font contro la dislessia, ecco di che si tratta

di Alessandra Albanese

25 Luglio 2013

La dislessia è un disturbo dell’apprendimento che colpisce circa il 5% della popolazione.

E’ un’affezione subdola, un bambino dislessico prima di scoprire la sua diagnosi passa per un calvario che spesso coincide con l’inizio della scuola primaria, quando cioè si comincia a imparare a leggere.

Un bambino dislessico è spesso tacciato di pigrizia, mancanza di volontà, perché le sue performances scolastiche non seguono quelle della media dei suoi coetanei.

Molto è stato fatto nella scuola per venire incontro agli alunni con queste difficoltà, e molto deve essere ancora fatto.

Sul piano didattico la tecnologia ha fatto grandi passi in avanti per andare incontro alle esigenze di dislessici e altri soggetti con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento).

Leggere per un dislessico è un’attività impegnativa, non automatica, neanche quando si acquisiscono i metodi di lettura.

In questo poi la grafica aiuta poco: a discapito della lettura facilitata di frequente si preferisce l’estetica, e i fonts utilizzati per libri, pubblicità e altro sono spesso uno scoglio per chi ha difficoltà di lettura.

Spesso infatti i grafici utilizzano fonts dotati di “grazie” (in inglese serif fonts), cioè quegli allungamenti alle estremità delle lettere, e purtroppo una scritta con questi fonts risulta ostica ai dislessici.

Altro ostacolo è dato da un’eccessiva simmetria che impedisce ad un dislessico di distinguere alcune lettere (la i con la l, la b con la d).

Il font open source "Open dyslexic" creato da Gonzales

Per facilitare la lettura esperti e tecnici hanno invece creato font cosiddetti ad alta leggibilità.

Tra questi il designer Abelardo Gonzales, che ha creato un font open source chiamato Opendyslexic, sacrificando l’aspetto estetico e preferendo risaltare caratteristiche di alta leggibilità.

 

Questo font si caratterizza con profili asimmetrici delle aste e con le lettere maggiormente rinforzate in basso, come se fossero “ricalcate” nella parte inferiore, per permettere un più semplice riconoscimento e una lettura facilitata.



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