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Tiroide e Gravidanza

di Alessandra Albanese

23 Settembre 2013

Durante la gravidanza il corpo della donna è soggetto a molte modifiche, spesso fisiologiche dovute al feto che cresce e scompensa i normali valori della donna, ma che devono essere tenute sotto controllo per evitare fastidi e possibili complicazioni di gravidanza e parto.

Un organo anche soggetto a modificazioni nel corso dei nove mesi di gestazione è la tiroide.

La tiroide è una ghiandola avente forma di farfalla che si trova sotto il collo, che produce ormoni tiroidei, responsabili del corretto funzionamento del nostro metabolismo

Il controllo della tiroide è affidato all’ipofisi, altra ghiandola alla base del cranio che produce l’ormone che regola la tiroide.

Durante la gravidanza la tiroide può aumentare di volume anche del 30%, a causa della maggiore produzione di ormoni a cui è chiamata a eseguire.

Fino alla 12^ settimana infatti il feto non produce ormoni propri, e anche dopo, fino al secondo trimestre di gravidanza, attinge in larga maniera dalla madre.

Se la tiroide funziona male, la gravidanza potrebbe risentirne.

Si parla di ipotiroidismo quando la tiroide funziona lentamente: cause genetiche, o ambientali quali carenza di iodio, processi infiammatori o interventi possono portare a questa patologia.

Sintomi comuni di ipotiroidismo sono stanchezza, freddolosità, aumento di peso, mancanza di concentrazione

Oggi l’ipotiroidismo si cura con terapie a base di ormoni (la L-tiroxina), a sostituzione del lavoro che la tiroide stenta a fare da sola.

Nei casi di ipotiroidismo gravi però la gravidanza può essere seriamente compromessa.

Sebbene molto raro, l’ipotiroidismo grave può comportare basso peso del bambino alla nascita, parti prematuri, aborti anche nel 60% dei casi, ipertensione arteriosa, fino ad un ritardo nello sviluppo del feto.

Nei casi in cui le donne affette da ipotiroidismo vogliano intraprendere una gravidanza, e sono già soggette ad assunzione di farmaci, è sufficiente aumentare il dosaggio della L-tiroxidina, così da bilanciare l’aumento del fabbisogno in gravidanza.

Ogni 60 giorni dovranno poi effettuare il controllo del TSH per eventuali variazioni di terapia ormonale sostitutiva. Una volta che avranno partorit potranno riprendere la loro dose abituale di ormone.

Per le donne che invece volessero intraprendere una gravidanza e non hanno mai controllato la propria funzionalità tiroidea, è bene cominciare con le analisi.

Le linee guida della American Thyroid Association suggeriscono però di non creare inutili allarmismi nelle donne che non hanno mai sofferto di tiroide. Il controllo dunque sarà utile solo in certi casi, quando cioè si verificano determinate condizioni quali:

– Ereditarietà a disfunzioni tiroidee

– Età superiore a 30 anni e obesità

– Diabete di tipo 1

– Precedenti sedute di Radioterapia

– Residenza in zone segnalate per povertà di iodio

– Precedenti aborti, parti prematuri o infertilità

– Assunzione di litio (indicato nei disturbi dell’umore) o amiodarone (farmaci contro aritmie)

In casi di riscontrato ipotiroidismo bisogna immediatamente cominciare la terapia ormonale sostitutiva e controllare i valori di TSH ogni 45 giorni.

Previo parere del medico, è possibile inoltre usare sale iodato (che si trova naturalmente in latte, pesce, uova).



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