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Come Aiutare i Bambini Piccoli ad Affrontare Senza Traumi un Piccolo Intervento Chirurgico

di Federica Federico

08 Novembre 2013

malattia bambino come affrontarla

La sofferenza, fin troppo spesso, non risparmia nessuno, neanche i bambini.

Capita sovente che i bambini si ammalino, tal volta la malattia che li colpisce non è una semplice influenza e può accadere che persino i più piccoli necessitino di accertamenti medici più o meno invasivi o addirittura di interventi chirurgici.

Molti e diversi sono i piccoli interventi di chirurgia pediatrica che possono rendersi necessari per tutelare la salute di piccoli o piccolissimi pazienti.

Assai di frequente la chirurgia è la soluzione più indicata per la soluzione definitiva di piccoli problemi di salute, e ciò vale tanto per gli adulti quanto per i bambini.

Come aiutare i bambini piccoli ad affrontare senza traumi un piccolo intervento chirurgico?

Va sottolineato, come presupposto di ogni ragionamento in merito alla chirurgia pediatrica, che la malattia bambino piccolomedicina chirurgica comprende pratiche mediche assolutamente varie, complesse, articolate e ricche di sfaccettature.

È per questo, per la natura stessa della chirurgia, che alla domanda appena posta (Come aiutare i bambini piccoli ad affrontare senza traumi un piccolo intervento chirurgico?) non può essere data nessuna risposta generica:

non esiste una risposta valida per qualunque bimbo o rispetto a qualsivoglia intervento e non si può esprimere un parere che non consideri l’età e il carattere del piccolo paziente.

  • In questo articolo tratteremmo solo ed esclusivamente delle piccole pratiche chirurgiche ambulatoriali o in Day Hospital.

I bambini non comprendono né accettano la sofferenza, il dolore o il malessere fisico (talvolta si malattia bambino piccoloinnervosiscono tantissimo anche per il più piccolo fastidio fisico).

La “malattia” turba i bambini piccoli perché limita, rompe e impedisce la loro libertà di espressione; dal gioco alla scoperta del mondo il bambino è abituato a saggiare la vita ricercando e provando soddisfazione e benessere, il dolore e il male sono sempre eventi traumatici e rappresentano seri momenti di sconforto e squilibrio per i piccolissimi.

Quando interviene il dolore il bambino perde le proprie sicurezze.

Il piccolo (im)paziente ricerca nel male una ragione che non può e non sa darsi. Quanto più intenso è il malessere e più “invalidante” è la patologia tanto maggiore sarà lo sconforto del bambino.

Non è escluso che il bambino possa manifestare il suo disagio anche con gesti di ira, stati di irrequietezza o con pianti improvvisi, inconsolabili ed immotivati.

Nel pre e nel post operatorio è facile che il piccolo patisca disturbi del sonno (dalla paura di abbandonarsi al sonno, quindi di addormentarsi agli incubi notturni).

Il bambino, spaventato e sofferente, può anche diventare taciturno, schivo, introverso.

Queste reazioni sono comuni e possono intervenire con diversa intensità dai 3\4 anni in poi, ovvero a partire dalla cosiddetta età della ragione.

La prima carta da giocare per vincere la partita contro la paura è dunque dialogare col bambino.

malattia bambino malatoIl bambino, che va massimamente protetto dalle sue stesse paure, non è l’oggetto della pratica medica né è la vittima della malattia, è invece il primo guerriero coraggioso, l’indiscusso protagonista di un percorso verso la guarigione più soddisfacente e piena.

Un bambino consapevole sarà un paziente più mansueto.

Il piccolo deve comprendere che la malattia è un incidente della vita di cui nessuno ha colpa e che può essere superato grazie all’intervento saggio, mirato e giusto dei medici coadiuvati dalle medicine.

Tenendo conto del tipo di intervento chirurgico, della pratica medica che verrà utilizzata sul bimbo e dell’età del paziente, è sempre consigliabile spiegare al bambino cosa sta per accadere, come si intende curarlo e cos’è necessario per raggiungere la più completa guarigione.

Un pizzicotto, per esempio, può essere il modello ideale per dare ad un bambino piccolo (d’età compresa tra i 3 e i 5 anni) l’idea della sensazione che proverà facendo una siringa.

Una “visita” preliminare all’ospedale malattia bambino interventio all’ambulatorio medico ove si terrà l’intervento potrebbe essere molto proficua.

Il bambino, eventualmente accolto dall’equipe che lo opererà anche per una banale visita preliminare (preferibilmente non dolorosa né invasiva), potrebbe entrare “pacificamente” in contatto con i luoghi, ovvero visitarli e visionarli senza fare esperienze dolorose o traumatizzanti.

È importante che il bambino, prima dell’intervento, veda i medici che lo opereranno e lo anestetizzeranno.

Un incontro pre operatorio non strettamente medico ma “amicale” è importante affinché il bimbo si possa fidare dell’equipe che lo prenderà in carico durante l’intervento.

Un bambino operato sarà di norma un bimbo “ferito”. La ferita è una lesione non solo fisica ma anche emotiva, è una violazione dell’integrità fisica.

malattia bambino feritaIl bimbo accetterà la sua ferita e la tratterà con riguardo solo se sarà stato preparato alla scoperta della cicatrice, della lesione, del taglio e eventualmente alla visione del sangue che talvolta impressiona tantissimo i bambini durante le medicazioni.

Prendere una bambola e mostrare al bambino dove starà la sua ferita nonché come verrà medicata rappresenta un modo edulcorato di spiegare al piccolo che per superare la malattia sarà indispensabile accettare di portare per qualche tempo un’impronta dell’intervento su corpo, uno strascico di sofferenza che rimarginandosi e guarendo diverrà solo un brutto e lontano ricordo.

Ogni intervento chirurgico,anche il più banale, pretende un percorso pre operatorio costellato di accertamenti medici più o meno invasivi.

I bambini sono intelligenti, sagacie ed intuitivi, colgono parole, sensazioni, emozioni e sguardi percependo anche tra i non detti degli adulti. La sensibilità e la sorprendente propensione dei piccoli all’intuizione debbono suggerire ai genitori che mentire ai piccoli non è proficuo e non è nemmeno giusto.

Sin dalle prime visite mediche e sin dai primi accertamenti pre operatori, una volta stabilità la necessità indefettibile dell’intervento, il bambino va accompagnato con la spiegazione e il dialogo.

È consigliabile spiegare al piccolo paziente ogni cosa chiarendo come si svolge ogni accertamento (dall’elettrocardiogramma al prelievo sanguineo) e spiegando la finalità dei vari accertamenti.

Il prelievo di sangue può essere assai traumatico per il bambino.

Vedere il liquido ematico che esce dal corpo non è un’esperienza che il bimbo piccolo comprende intuitivamente nè è una visione che accetta subito, senza repulsione o paura.

– I bambini di 6\7anni comprendono a sufficienza l’importanza del prelievo, purché naturalmente gli vengamalattia bambino spiegato in termini semplici (ad esempio chiarendo che il sangue rivela la forza del corpo o la capacità di sanare le ferite – con eventuale spiegazione correlata al problema della ferita e della sua medicazione).

– Sotto i 5\6 anni le spiegazioni sono più complesse e il prelievo è più traumatico.

È consigliabile, per minimizzare il trauma e lo spavento, che il prelievo avvenga in casa, quasi subito dopo il risveglio. Potendo, potreste tenete una mano sugli occhi del bambino piccolo in modo da “offuscare” la visione del prelievo.

Un prelievo casalingo, compiuto in accordo con un infermiere preferibilmente avvezzo al trattamento di pazienti pediatrici, assicura un abbattimento drastico di traumi e paure.

Durante ogni pratica medica consentite al bambino (se e quando lui stesso ve lo domandi) di tenere con sé un pupazzo, un gioco, un oggetto del cuore o un portafortuna.

Soprattutto se gli accertamenti o l’intervento debbono avvenire in ospedale, l’oggetto familiare aiuta il malattia bambino bambino a rimanere legato alle sue sicurezze.

Un semplice pupazzetto può rappresentare la casa, la famiglia, l’affetto, il calore e perciò può aiutare il piccolo paziente a vincere il senso di smarrimento che accompagna, senza eccezione, ogni incontro del bambino con i medici.

La paura e il ricordo del dolore sono due elementi determinanti:

– la paura influisce sul modo in cui il bambino si affida ai medici e quindi, indirettamente influisce sul lavoro dei dottori;

il ricordo, invece, influenza il recupero fisico e psicologico del bambino.

Entrambi i fattori sono legati al dolore: il bambino prima ha paura del dolore, dopo, se lo ha avvertito vivendo la pratica medica come una violenza, ne resta ossessionato e la sua dolorosa memoria condiziona anche la ripresa fisica oltre che quella emotiva.

Rispetto a questi due fattori chiave, gioca un ruolo determinate l’anestesia e quindi l’anestesista: tenuto conto delle condizioni di salute del piccolo e della tipologia di pratica medica compiuta sul paziente, è sempre auspicabile che il bimbo provi il minor dolore possibile.

Nelle piccole operazioni chirurgiche compiute senza anestesia totale, quando il paziente è un bambino (e laddove sia possibile in accordo con tutta l’equipe medica), non va mai trascurata la possibilità di accompagnare l’anestesia locale a una sedazione leggera e controllata.malattia bambino anestesia

La sedazione vale ad allontanare il dolore, la paura e persino il ricordo della pratica dolorosa che altrimenti potrebbe essere vissuta come una vera e propria violenza.

Mamma e papà possono (e dovrebbero sempre) pianificare un incontro pre operatorio con l’anestesista con il quale è fondamentale concordare la soluzione più sicura ed indolore per il bambino.

Non trasmettere ansia al bambino è, infine, un’avvertenza in apparenza banale ma in realtà molto importante. Un bimbo malato e consapevole della sua situazione ha estremo bisogno di serenità e certezze e chiaramente cercherà le sue sicurezze nei genitori.

 

 

 



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