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Famiglie allargate: come dire al bambino che la mamma ha un nuovo compagno

di Dott.ssa Rita Moré

25 Gennaio 2011

Una separazione è una lacerazione affettiva che rimette in discussione l’intero universo sentimentale di chi ne è protagonista.

Quando la donna che viva la separazione è anche mamma le cose si complicano molto perché, per una madre, il dolore della “perdita dell’affetto” è aggravato dalla necessità di accompagnare il figlio in una serena accettazione e comprensione della nuova realtà familiare. La mamma sente più forte la responsabilità verso i piccoli, avverte la necessità di seguire il loro processo di adattamento, di tessere una nova maglia di legami “stabili e positivi” che risolvano il mutato “ordine familiare”.

L’attenzione verso il bambino o i bambini è naturale e positiva, è giusta e necessaria, ma spesso la donna-mamma lascia aperta la propria ferita! Badando a curare i figli, sforzandosi di rispondere alle loro esigenze riesce a mascherare il proprio dolore. Con forza, gravata da importanti responsabilità, si fa carico della cura costante e quotidiana dei figli da sola. Non è facile crescere i bambini non potendo dividere con il compagno il peso quotidiano delle scelte e delle comuni decisioni.

Per diverse donne occorre parecchio tempo prima di raggiungere un buon equilibrio familiare, ma mamma è sinonimo di forza e coraggio e tutte possono, con pazienza e impegno, ritrovare una dimensione serena per i figli e per se stesse.

Ma una mamma è anche donna e ha diritto ad una piena felicità sentimentale ovvero ha diritto di innamorarsi ancora! È lecito ricostruire un nuovo rapporto di coppia ed abbandonarsi alle gioie della vita insieme ad un uomo.

Chiaramente la presenza di un figlio, che non deve essere mai considerata come un ostacolo, pretende una più profonda comprensione dell’altro all’interno delle dinamiche di coppia; allarga subito gli orizzonti relazionali della vita a due perché di fatto questa vita parte quasi immediatamente come vita a tre.

È indubbio che una mamma si domandi come introdurre il figlio in questa vita a tre, come spiegargli che la mamma è una donna nuovamente innamorata? Questi sono essenzialmente i dubbi che hanno spinto una amica di vita da mamma a rivolgersi ai nostri esperti.

Qui di seguito la domanda di Mamma Simona, che oggi ci fa riflettere sul tema delle famiglie allargate e della “migliore maniera” di introdurvi i bambini.

<< Salve, ho una bimba A. di 4 anni e mezzo con il suo papà ci siamo lasciati che lei era ancora piccina e lui non è presente per niente, più o meno la vede 1 volta al mese per quei 15 o 20 minuti di visita

non di più.

Noi viviamo in casa con i miei genitori e io lavorando tutto il giorno, riesco a seguirla ben poco purtroppo. Ora sto frequentando una nuova persona, lei ancora sa che è un amico di mamma e di mia sorella, lui frequenta casa nostra e ogni tanto si esce tutti e 3 insieme. Hanno un bel rapporto lei ci gioca, ci va in braccio gli da i bacini…. però non lo chiama per nome (a parte in 2 occasioni) lo
chiama con il nome che ho dato io al Ken delle Barbie.

Però se deve parlare di lui con altre persone allora si che parla di lui con il nome vero ovvero M.
La bimba poi in sua presenza alterna momenti tranquilli e sereni a momenti di scocciatura, maleducazione e ira (è capitato 2 volte che per una sciocchezza ha messo su un casino piangendo disperata) lo so che probabilmente è così che manifesta il suo disagio ma io e lui non stiamo mai in atteggiamenti “strani” davanti a lei. Ma sicuramente ha capito che lui è speciale per me, insomma che è diverso dai soliti amici.

Ora pensavo che fosse arrivato il momento per spiegarle bene come stanno le cose con M. che lui è piu’ di un amico per me. Ma non saprei proprio come affrontare il discorso vorrei dirle cose giuste e nel modo giusto. Non vorrei che magari lei dopo averlo saputo si distacchi da lui. Anche perchè noi stiamo già programmando una convivenza e cercando casa sperando che la mia bimba riesca ad affrontare con serenità il distacco dai nonni a cui è legatissima. Comuque non si andrebbe lontano e dopo l asilo la terrebbe sempre mio padre.

Dalla recita di Natale all asilo in cui era presente il padre di A. e M. non c’era, la bimba ha iniziato ad avere un tic (veramente sono 3 tic naso e bocca) ho letto su internet che può essere per
un motivo di ansia ….. Ora l ultima cosa che voglio è che mia figlia soffra di ansia, perciò sicuramente c’è qualcosa che non va qualcosa che la disturba… sicuramente sarà legato alla presenza di M. Che devo fare? Grazie in anticipo
>>

L’ambito familiare rappresenta lo spazio psicologico primario in cui si sviluppano e si esercitano le potenzialità affettive del bambino. Gli adulti, in prima linea i genitori, fanno da intermediari con l’esterno e aiutano il bambino a crescere e ad acquisire autonomia. Mamma e papà sono le due figure di attaccamento più importanti per lo sviluppo del piccolo. Da loro il bambino riceve i modelli di comportamento. Ciascuno svolge un suo ruolo precipuo che incide poi sulla maturazione socio-affettiva a seconda del sesso del figlio.

Pur considerando l’interscambio tra i genitori, è fuori discussione che per molti versi la funzione protettiva è svolta dalla madre e quella emancipativa dal padre. Pertanto, indipendentemente dal sesso del bambino, quando un padre è assente viene a mancare la persona adulta che promuove l’autorealizzazione e il distacco dal modello protettivo materno. In un maschietto tale assenza può comportare un minore spirito combattivo e una più forte dipendenza dalla madre. In una femminuccia, invece, si può registrare una qualche diffidenza nei confronto degli uomini. Una maturazione serena e non conflittuale richiederebbe la presenza di entrambi i genitori. Purtroppo sempre più spesso questi incontrano difficoltà nel loro percorso di coppia. Ed è chiaro che la separazione dei genitori non è mai esperienza facile nè per loro nè per i figli.

Nel caso specifico parliamo di una famiglia dalla quale il padre si è allontanato quando la bimba era piccolissima, ma soprattutto parliamo di un padre che sta poco con la sua bambina. In una tale situazione tutte le decisioni e le scelte educative gravano sulla madre che non può evitare di sentirne il peso e la responsabilità. I suoi comportamenti possono essere, perciò, non sempre lineari e in alcune circostanze possono arrivare a disorientare la bimba. A favore della bimba comunque gioca la presenza dei nonni che svolgono una funzione educativa importante perché offrono modelli comportamentali diversi ma utili alla sua maturazione e alla sua crescita socio-affettiva.

C’è poi questo nuovo, speciale amico della mamma che è entrato da un po’ nell’universo della bimba e, in qualche modo ne ha rimesso in discussione gli equilibri. Da quel che viene riferito questa persona mostra una buona sensibilità e, nel relazionarsi sia alla mamma che alla bimba, appare molto attenta a non creare disorientamenti e conflitti. Tuttavia non può evitare che la bimba colga il cambiamento e percepisca di dover condividere l’affetto e la disponibilità della madre con lui. Da quanto riferito, appare chiaro che alla bimba questa persona non dispiace, egli è una figura positiva e rassicurante. Ma la bimba deve abituarvisi e soprattutto deve verificare che la sua presenza non venga meno improvvisamente o non sia intermittente come quella del padre. Occorre allora avere pazienza anche di fronte ai “casini” che improvvisamente mette su.

Agli adulti spesso sfuggono piccoli, piccolissimi particolari che il bambino coglie e soprattutto spesso dimenticano che il bambino vive tutto in maniera egocentrica. Tutto quel che accade è centrato su di lui, tutto è vissuto, accolto o rifiutato dalla sua posizione centrale. E arriviamo ai tic, improvvisamente apparsi dopo la recita di Natale alla quale era presente il padre ma non quest’amico. I tic sono solo dei segnali di aiuto lanciati dalla bimba che evidentemente non è riuscita a comprendere il perchè dell’assenza dell’amico, anzi ha temuto di non rivederlo. Consideriamo anche che per una bimba la recita di Natale a scuola è un momento molto importante e la presenza delle persone a cui tiene è fondamentale per uscirne gratificata. Da adulti possiamo capire che l’amico se ne è tenuto lontano per motivi di opportunità, ma la bimba può essersi sentita tradita nelle sue aspettative affettive. L’amico può esserle apparso non interessato a lei, a ciò che fa a scuola e proprio quando lei si stava abituando alla sua presenza, proprio quando gli aveva aperto il suo mondo affettivo. Ecco allora che con i tic richiama l’attenzione su di sé, l’attenzione della mamma ma, inevitabilmente, anche dell’amico. Perché la situazione ritorni normale occorre ancora munirsi di pazienza e riconquistare la fiducia della bimba con il tempo,ma soprattutto con la sensibilità e la disponibilità già mostrate dall’amico.

In futuro potrebbero ripresentarsi situazioni analoghe in cui la presenza del padre potrebbe escludere quella dell’amico, allora, se posso permettermi un consiglio, occorrerebbe che l’amico nei giorni seguenti facesse sentire alla bimba il suo coinvolgimento chiedendole di raccontarle tutto quanto ha fatto, come si è sentita, chi c’era e via discorrendo. Partecipando alla narrazione della bimba, invitandola anche a riproporre quanto fatto, le darà quelle gratificazioni che ella si attende e soprattutto eviterà di confonderla. Col tempo poi il papà biologico e l’amico potranno anche trovare modo di interagire e con la crescita la bimba potrebbe serenamente trarne vantaggio. Attenderei, invece, un po’ per darle ulteriori spiegazioni circa lo stato delle cose, almeno fino al riequilibrio emotivo e alla scomparsa dei tic.



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