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Roberta Ragusa: Super Testimone Rivela Dov’è il Cadavere

di Federica Federico

02 Maggio 2014

Il cadavere di Roberta Ragusa nascosto

Roberta Ragusa, 45 anni, moglie e madre, è scomparsa nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio del 2012 dalla sua abitazione in provincia di Pisa, località Gello di San Giuliano Terme.

La donna, cercata dalle autorità e dagli amici, di fatto è stata “dichiarata morta” dalle indagini investigative:

gli inquirenti, chiudendo la fase investigativa sulla scomparsa di Roberta Ragusa, hanno avanzato l’ipotesi che la donna sia morta e chiederanno che il marito, Antonio Logli, 50 anni, venga rinviato a giudizio per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di sua moglie.

Al momento però non è stato rinvenuto né il corpo di Roberta né alcuna traccia della donna che inequivocabilmente ne indichi l’uccisione o la morte. Manca dunque la determinazione certa della scena del crimine, non è stata repertata l’arma del delitto e, mancando il cadavere, manca pure l’oggetto del reato e dell’occultamento.
In altre parole, stando alle risultanze delle indiscrezioni giornalistiche (ed a meno che negli atti investigativi non esistano altre comprovate tracce de presunto omicidio), le accuse mosse contro Antonio Logli si fondano solo su prove indiziarie.
Decisive risultano anche le testimonianze di Loris Gozi e Silvana Piampini che sono valse a ricostruire i momenti immediatamente successivi all’allontanamento di Roberta da casa sua e probabilmente i momenti più prossimi alla sua morte.

Di fatto però la mancanza del cadavere segna un enorme limite alle indagini ed a o ogni possibile ricostruzione delle dinamiche criminose.

Dov’è il corpo di Roberta? Senza il cadavere è possibile giungere alla verità?

C’è un super testimone che si dice certo della tragica fine delle povere spoglie di Roberta Ragusa. Raggiunto ed intervistato dai giornalisti del settimanale “Giallo”, pur non volendo rivelare il suo nome, chiede che gli inquirenti gli diano ascolto: l’uomo sostiene che Roberta Ragusa è nascosta nel cimitero di Orzignano, poco lontano da San Giuliano Terme.

Nel n°17 del 30 aprile 2014, il super testimone del settimanale “Giallo” opera una ricostruzione dettagliata e puntuale del presunto occultamento del cadavere di Roberta.

Ecco, in sintesi, cosa emerge dalle dichiarazioni di questo testimone anonimo ma apparentemente molto consapevole e puntuale:

 

  • Antonio Logli all’indomani della scomparsa di sua moglie Roberta si recò presso il cimitero di Orzignano, questo è un dato certo, ammesso da Logli, registrato negli atti di indagine e noto a tutti.

Antonio Logli, il giorno successivo alla scomparsa di sua moglie, si è recato in quel cimitero per cercare Roberta che secondo lui poteva essere andata a pregare sulla tomba della madre (seppellita proprio ad Orzignan).

 

Logli ha sempre sostenuto di essere andato al cimitero di Orzignano per cercare sua moglie Roberta.
Ma è plausibile che una donna da sola, in pigiama a piedi e con una temperatura media di 4° sotto lo 0 sia arrivata a Orzignano provenendo da San Giuliano? Ciò è quantomeno difficile da ipotizzare. La logica rende infatti poco plausibile che Roberta potesse arrivare al cimitero di Orzignano a piedi, senza un piumino o un cappotto pesante che la proteggesse dal freddo, di notte e da sola.
Secondo il super testimone di “Giallo” il motivo della vista di Logli al cimitero non era ricercare la moglie viva: Antonio sarebbe andato ad Orzignano per controllare che tutto fosse “in ordine”dopo l’occultamento del cadavere (avvenuto nella notte precedente).

Antonio Logli voleva cioè sincerarsi di non avere lasciato tracce visibili del suo passaggio, ciò perché la notte precedente era entrato nel cimitero, aveva aperto una botola dell’ossario e lì aveva occultato i poveri resti di sua moglie Roberta?

  • Il super testimone si dice convinto che i resti di Roberta Ragusa giacciano ancora in una botola dell’ossario del cimitero di Orzignano.

E non solo l’uomo indica con precisione la botola scelta per l’occultamento ma precisa che Logli conosceva bene i luoghi del cimitero. Logli aveva precisa cognizione di quei luoghi perché all’epoca l’area cimiteriale era interessata da dei lavori di ristrutturazione a cui lo stesso Antonio partecipava. Allora, infatti, Antonio Logli lavorava come elettricista per la società dei servizi del Comune che operava sul campo nei lavori di ristrutturazione del Cimitero di Orzignano.

Il lavoro di Antonio Logli lo avrebbe anche messo in condizione di disporre delle chiavi dell’area cimiteriale, nonché di conoscere bene l’ossario e di sapere anche che le botole, in ragione del piano di ristrutturazione ora ultimato, sarebbero state coperte da un pavimento di marmo.

La botola in cui sarebbero finiti i resti di Roberta, all’epoca della scomparsa era infatti facilmente accessibile, dopo la ristrutturazione tutte le botole dell’ossario sono state coperte da lastre di marmo, ma questo pavimento resta comunque asportabile e quindi i debiti controlli possono ancora essere eseguiti.

  • Le autorità inquirenti fecero un sopralluogo al cimitero di Orzignano ma, stando alle indiscrezioni giornalistiche, non trovarono tracce di Roberta. <<Gli inquirenti devono tornare e guardare meglio>>, questo l’appello del testimone recentemente raccolto dai giornalisti di “Giallo”.

 

  • Il supertestimone aggiunge un elemento importante che non è noto ai più: quando, all’indomani della scomparsa di Roberta, Antonio andò ad Orziginano non rincasò con la sua auto ma lasciò la vettura parcheggiata all’esterno del cimitero.

Logli sostenne che la macchina era in panne, bloccata per un guasto improvviso.
Per caso proprio in quelle ore ebbe luogo la perquisizione dei Carabinieri in casa Logli e sulle auto presenti nella residenza. Ma la macchina di Antonio era ad Orzignano, fu controllata?

Secondo il super testimone Logli riprese l’auto il giorno successivo. Posto che la macchina era rotta, ciò almeno a detta del marito di Roberta, sarebbe giusto capire e chiarire da chi e quando la vettura venne riparata.

Le autorità torneranno ad Orzignano?



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