L’argomento parolacce, per certi genitori, è una ferita aperta che spesso non si riesce a gestire o a rimarginare adeguatamente.
Spesso non si sa quando il bambino abbia iniziato a dirle, la maggior parte delle volte se ne viene a conoscenza attraverso gli altri. E’ la maestra che ce lo segnala o qualche altra mamma.
Molte volte il bambino sa perfettamente che non deve dire alcune parole ma, una volta fuori controllo diretto, per sentirsi parte del gruppo o per sentirsene al vertice, si esibisce in un linguaggio poco consono.
Non sempre però è così.
In altre situazioni, il bambino usa la parolaccia come segnale per farsi notare anche davanti a noi, oppure per cercare di capire effettivamente quali siano i limiti che gli vengono imposti, o semplicemente per sentirsi “grande”.
In un frangente o in un altro, è bene sottolineare che bisogna far notare la “trasgressione”, senza farne un dramma ma mettendo in chiaro che si può benissimo fare a meno di certe parole che danno un’immagine assolutamente sbagliata e brutta di noi.
La cosa più sbagliata è comunque lasciar correre o addirittura riderne compiaciuti, soprattutto quando sono i più piccoli a farlo e possono sembrare buffi per qualcuno.
Possiamo condividere con lui i nostri sforzi, dicendogli che noi per primi cerchiamo di non farlo e cerchiamo alternative più corrette per sbollire la tensione, la rabbia o magari per risultare simpatici agli altri.
E’ chiaro che l’esempio gioca sempre un ruolo fondamentale e non possiamo pretendere che lui non le dica se il nostro linguaggio è infarcito e colorito di parolacce!
Ci sono genitori che pensano che il solo fatto di dire che “solo i grandi” possono usarle possa essere sufficiente ma non lo è!
Normalmente serve solo ad istigarli ancora di più a usare quel linguaggio proibito riservato ad una “casta” speciale.
Vi sono poi alternative alle parolacce da poter suggerire o in alcuni casi altri atteggiamenti da poter adottare anche per i casi più ostinati, potete approfondire la tematica in questo articolo.
Fonte: Deabyday