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Aborto e Tasso di Abortività: Cosa Succede Veramente in Italia?

di Gioela Saga

29 Ottobre 2014

numero di Ivg in Italia

Leggendo adeguatamente le analisi dei dati offerti dal Ministro della Salute nell’ultima relazione al Parlamento sulla attuazione della legge 194/1978, i numeri definitivi, relativi all’anno 2012, sembrano indicare una tendenza storica alla diminuzione della pratica dell’aborto.

Il tasso di abortività (numero delle IVG – interruzioni volontarie della gravidanza – per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’IVG, nel 2012 è risultato pari a 7.8 per 1000, con un decremento dell’1.8% rispetto al 2011 (8.0 per 1000) e un decremento del 54.7% rispetto al 1982 (17.2 per 1000).

Rimane elevato il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere, un terzo circa di quelle totali, anche se con notevoli differenze tra nazionalità e culture di provenienza.

  • Secondo la relazione fatta dal ministro Lorenzin, il tasso di abortività in Italia sarebbe fra i più bassi tra i paesi occidentali, anche relativamente alla contraccezione chimica, in particolare relativamente alle minorenni.

L’associazione italiana dei ginecologi e degli ostetrici cattolici (Aigoc) ritiene però che la lettura andrebbe fatta tenendo conto della diminuzione in assoluto delle donne in età fertile (tra il 2012 e il 2011 sono diminuite di 438.294 unità mentre gli aborti volontari sono stati solo 4.223 in meno).

Al contrario nella fascia d’età 35-39 anni si è registrato per la prima volta negli ultimi anni un’impennata del tasso di aborto.

A tutto ciò si deve anche aggiungere un altro fattore molto importante e di impatto non trascurabile: da alcuni anni, il controllo delle nascite avviene in modo molto precoce, sia sul piano chirurgico, per così dire in modo tradizionale e certificabile che necessita di un attestato, ma anche farmacologicamente, con la pillola del giorno dopo ad esempio e, sempre secondo l’Aigoc, anche con l’uso della pillola estro progestinica e la spirale.

In questo modo si arriverebbe ad un calcolo che va, via, via sempre più ingrossandosi e non è strettamente quantificabile se non con proiezioni.

Altro dato da considerare è l’aumento degli aborti cosiddetti eugenetici,

cioè, al contrario di quelli appena citati, si tratta di aborti tardivi, oltre la 12° settimana, consentiti però per legge nei casi di malattie e malformazioni gravi del feto.

Nel 2012 si sono verificati 3.917 aborti tardivi (ottuplicati rispetto al 1981), 2.676 dei quali praticati dalla 16° settimana in avanti e 910 oltre la 21°.

Si evidenzia con una forza sempre più prorompente la mancata volontà e forza di gestire un fatto indubbiamente drammatico e traumatico come portare a termine una gravidanza il cui esito infausto è già stato previsto.

D’altro canto molte associazioni e donne che hanno vissuto in prima persona questi eventi, chiedono a gran voce una maggiore sensibilità su questo fronte, un maggiore appoggio e aiuto concreto che le aiuti a vivere queste situazioni laceranti prima, durante e anche dopo, nella fase post partum o post aborto, anche in sede di consultori familiari il cui lavoro dovrebbe essere incrementato e valorizzato.

Indipendentemente dalle scelte di ognuno, l’aborto segna dei fatti oggettivi e traumatici che non si possono negare, non lo fece neppure Christopher Hitchens, giornalista ateo anticattolico che sottolineò come, a prescindere dalle emozioni, l’aborto è uno spezzare le ossa, fermare un cuore, spegnere un cervello e distruggere degli organi.

Fonti: Aigoc, Provita, Ministero della Salute

 

 



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