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Bambino Nato Morto: Dopo 9 Mesi, la Mamma Riesce a Vendere la sua Culla ma Quello che Accade Dopo è Commovente (VIDEO)

di Federica Federico

19 Gennaio 2015

Bambino nato morto sedia della memoria

Le piccole impronte delle manine e dei piedini dei neonati, la loro minuscola prima copertina, gli ultimi calci avvertiti nel ventre … sono tutte memorie di vita che ogni mamma conserva nel cuore come ricordi meravigliosi.

Vi sono, però, dei casi dolorosi di nascite sfortunate e drammatiche, esistono parti in cui la vita inspiegabilmente e tristemente si spegne prima ancora di schiudersi. Si chiama morte perinatale e classifica tutte le nascite partite col dolore della morte ovvero tutti i casi di bambini nati senza vita, deceduti nel ventre della mamma e venuti alla luce già angeli.

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Per una donna, divenuta madre con la scoperta della gravidanza e cresciuta nel ruolo di mamma giorno dopo giorno nell’attesa del figlio, è difficile ed è innaturale razionalizzare la fine di quella vita “costruita” nel ventre e attesa con enorme partecipazione emotiva.

Il lutto per un decesso perinatale non è sempre debitamente compreso e partecipato dalla società: solo una mamma sa, percepisce e capisce l’affezione incommensurabile che può legare una donna al bambino che porta in grembo.

L’amore materno nasce prima del parto, prima del primissimo incontro, prima di ogni sguardo prima di qualunque abbraccio.

A Cokato, nel Minnesota, un anziano artigiano, specializzato nel restauro e nel “riciclo creativo” di mobili dismessi, ha dato uno straordinario esempio di comprensione ed umanità nei confronti di una mamma colpita da un lutto perinatale.

I fatti risalgono allo scorso maggio (maggio 2014) ma vale la pena trattare e divulgare questa vicenda, se non altro per l’intensità emotiva della storia, che tra l’altro fa luce sul diritto sociale di riconoscere la morte prima della nascita come un lutto effettivo e del tutto paragonabile ad ogni altro dolore del genere.

Valarie Watts attendeva la nascita di suo figlio Noah per il luglio del 2013, la gravidanza procedeva in maniera del tutto normale e sino all’ultimo mese di gestazione nessuna ombra pareva oscurare la gioia di quella dolcissima attesa.

Poche settimane prima del termine, quando si approssimava la data presunta del parto, Valarie ha incominciato a notare e ad avvertire qualche cosa di anomalo: Noah aveva smesso di muoversi e scalciare nella pancia della mamma.

Valarie ricorda con innegabile nervosismo e angoscia che per un’intera settimana ebbe la viva sensazione che qualche cosa non stesse andando per il verso giusto, trovandone tristemente conferma nell’assenza di movimento del bambino.

La donna, dopo avere allertato il ginecologo, ha fatto una scoperta agghiacciante: il cordone ombelicale aveva “intrappolato” la vita di Noah nel grembo materno, malgrado il travaglio e la nascita “naturale”, per il bambino era già troppo tardi. Così la creatura per cui Valarie aveva preparato un accogliente nido carico d’amore, nacque già senza vita.

bambino nato morto lutto

La mamma ed il papà, però. lo fotografarono, ne presero le impronte dolcissime delle manine e dei piedini, lo abbracciarono e lo baciarono … forse cercando di concentrare il loro amore su quello che già era un addio per poter serbare nel cuore quanti più ricordi e quante più emozioni possibile.

Valarie ha creato in casa un piccolo altare della memoria, lì tiene tutti i ricordi più preziosi del suo angelo; lungamente la mamma è rimasta in possesso della culla di Noah e dei suoi vestitini, preziosi ricordi che la donna e suo marito non volevano lasciar andar via e ai quali avevano fatto posto in garage.

Circa nove mesi dopo la perdita di Noah Valarie tiene una vendita di oggetti usati per cui apre al pubblico le porte del suo garage, tra gli acquirenti vi era Gerald Kumpula, un anziano artigiano specializzato in “restauro creativo”. L’uomo che possiede un laboratorio vicino alla casa di Valarie si mostrò interessatissimo alla culla di Noah. La mamma non era però decisa a vendere quel ricordo prezioso, Gerald, da parte sua, non conoscendo la storia del piccolo angelo di Valarie, insisteva per concludere un buon affare. Alla fine della trattativa Valarie lasciò andare la culla del suo bambino e Gerald aveva un pezzo in più nel sui laboratorio.

Gerald, al momento dell’acquisto, non era, però, da solo, un po’ in disparte per accompagnarlo c’era sua moglie; la donna aveva notato i vestitini del bambino, aveva osservato la trattativa e la vendita e forse, con sensibilità femminile, aveva nutrito dei sospetti dinnanzi agli occhi azzurro cielo di Valarie.

Così, la signora Kumpula chiese in giro e scoprì che dietro quella culla, tra il legno bianco del piccolo lettino per bambini, non c’era il ricordo lieto di una nascita ma, piuttosto, il dolore immenso e indescrivibile di una madre costretta a sopravvivere alla morte di suo figlio.

Gerald, a quel punto, prese una nobilissima decisione: trasformò, con la maestria di un artigiano capace di lavorare col cuore, il legno bianco della culla in una poltrona.

bambino nato morto lutto

E’ “una poltrona della memoria”; una sedia in onore di un angelo; un “luogo” più che un oggetto, un luogo ove sederei e ricordare, ripensare, ritornare a credere e sperare nel futuro; un omaggio a Noah per non dimenticare il valore di quel bambino volato in cielo, di quel figlio amato e desiderato, seppure mai “goduto” nella piena gioia della vita.

7 giorni dopo l’acquisto della culla Gerald torna a bussare alla porta di Valarie, lo fa per regalarle la sedia ricavata dalla conversione della culla.

Questo inaspettato atto di umanità ha trasformato un doloroso ricordo in una fonte di conforto.

Ho pianto subito“, ha detto Valarie con lacrime agli occhi raccontando ad un giornalista di Fox 9 la storia di Noah e la sorpresa della “poltrona del ricordo” ricevuta inaspettatamente da Gerald.

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La sensibilità di Gerald e di sua moglie, la scelta di donare a Valarie una poltrona della memoria, ovvero un luogo fisico su cui concentrare il suo amore e i suoi ricordi, la reazione di accoglienza e compartecipazione emozionale che Valarie ha espresso sono tutti anelli di una sola catena: la catena della solidarietà.

Gli elementi, anche casuali, che si intrecciano in questa storia indicano e rappresentano il bisogno delle donne colpite da un lutto così grave di essere comprese e “accudite” dalla società.

La speranza, del resto, è un sentimento che può crescere e nutrirsi solo se viene supportato e sorretto dalla bontà delle persone, dalla compassione del mondo; difficilmente trova modo di sperare la persona che, restando da sola col suo dolore, rimane senza conforto.



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