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Medico Indagato: Neonato Riporta Danni dopo il Parto

di Maria Corbisiero

23 Ottobre 2015

Uno sconcertante caso di malasanità sta coinvolgendo diverso famiglie oltre all’intero sistema sanitario italiano.

La domanda più ricorrente si può così riassumere:

Perché non si effettuano verifiche qualitative sul personale medico, controllando eventuali precedenti, anche legali, prima ancora di assegnare loro incarichi importanti quali la salvaguardia della salute delle persone?”

Bimbo riporta danni dopo il parto, medico indagato: i fatti.

Medico Indagato: Neonato Riporta Danni dopo il Parto

Il primo a porre tale domanda è stato Giampietro Menin, sindaco di Camponogara, comune situato in provincia di Venezia, accorso in difesa di due giovani genitori che il 26 dicembre del 2014, giorno di Santo Stefano, hanno assistito inermi alla nascita del loro bambino che oggi, secondo le dichiarazioni degli stessi genitori, riporta i danni di una nascita ritardata troppo a lungo dal medico indagato.

I fatti sono stati esposti in data 12 marzo 2015 dal giornale locale di Venezia e Mestre “La Nuova”, portale web diretto e coordinato dal Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A, poi ripresi in questi giorni, a seguito di sconcertanti sviluppi sull’indagine ancora in corso, dal quotidiano indipendente del Trentino Alto Adige “l’Adige.it”.

Stando a quanto riportato sul giornale locale, la coppia si è recata presso l’ospedale di Dolo (VE) nel pomeriggio del giorno di Santo Stefano dello scorso anno per la rottura spontanea del sacco amniotico verificatasi verso le ore 16:40.

Secondo il racconto dei genitori, il parto si era da subito presentato complicato a causa della posizione assunta dal bambino. Nonostante ciò, e nonostante la richiesta di cesareo da parte della coppia, il medico di turno, il dottor A.S., il medico indagato, ha insistito affinché la donna partorisse naturalmente.

<<Solo a tarda sera – riporta il quotidiano l’Adige.it allertato dai colleghi, è intervenuto il medico smontato dal turno precedente che alle 23.25 è riuscito ad estrarre il feto, vivo ma con gravi sofferenze>>.

Il piccolo fu poi trasferito d’urgenza a Padova.

Le condizioni del piccolo oggi sono ancora incerte, il padre spiega che al momento i medici hanno escluso possibili lesioni celebrali ma, nel contempo, hanno affermato che lesioni di questo tipo possono essere verificate e ritenute certe solo dopo il compimento dei 2 o 3 anni di vita.

<<Nel frattempo nostro figlio ha dei problemi di movimento delle braccia, anche se ora può deglutire autonomamente>> ha dichiarato il padre del bambino.

Oggi la coppia pretende che sia fatta giustizia, soprattutto ora che il medico indagato è stato cancellato dall’albo dei medici dell’Ordine di Ferrara.

In data 30 settembre 2015 infatti, l’Ordine di Ferrara ha comunicato, attraverso un documento ufficiale poi spedito ai vari organi competenti, tra cui il Ministero della Salute e l’Azienda sanitaria provinciale, che A.S., medico indagato, è stato cancellato dall’albo dei medici dell’Ordine di Ferrara «non sussistendo ad origine i requisiti previsti dalla legge per l’iscrizione all’albo professionale».

Gli accertamenti sull’abilitazione e sui titoli conseguiti dal medico indagato sono iniziati nei primi giorni di luglio 2015 quando l’Ordine di Ferrara, in seguito alla richiesta dei carabinieri del Nas di Bologna di acquisire alcuni documenti del dottor A.S., decise di effettuare alcuni controlli interni.

A.S. risultava iscritto all’albo dall’ottobre 1978: in quel periodo presentò formale e regolare domanda di iscrizione presentando un certificato di laurea e abilitazione con autentica notarile.

Durante i suoi 37 anni di servizio, il medico indagato ricoprì per diversi anni (dal giugno del 1986 all’ottobre del 1993) l’incarico di responsabile del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Riva del Garda (TN).

A seguito della richiesta di accertamenti sull’abilitazione del medico, l’università di Bologna, lo scorso 23 luglio, rendeva noto che A.S. non risultava essersi mai abilitato <<in quanto il certificato di abilitazione presentato non risulta essere stato mai rilasciato>>.

Ma non solo!

Secondo quanto riportato dal quotidiano “l’Adige.it”, la facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Bologna fa inoltre sapere che il medico indagato risultava immatricolato al corso di laurea di medicina e chirurgia dell’ateneo di Ferrara nell’anno accademico 1969/’70 ma, in seguito, esattamente nell’anno 1974/’75, si trasferì al corso di laurea in medicina e chirurgia dell’università di Bologna.

<<Dal momento dell’iscrizione presso codesto ateneo (università di Bologna – ndr) – si legge agli atti – non sostenne alcun esame ed è stato pertanto dichiarato decaduto dagli studi il 31 marzo 1984>>.

L’avvocato David Zanforlini, difensore e portavoce del dottor A.S., riporta che il suo assistito afferma di aver sia conseguito la laurea sia di aver sostenuto l’esame di abilitazione.

Il problema, secondo l’avvocato, è il mancato reperimento del fascicolo di studi del medico indagato in quanto, essendo una vecchia documentazione, tra l’altro cartacea, risulta non semplice da trovare.

Intanto, la Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un ulteriore fascicolo d’inchiesta a carico del ginecologo ferrarese, oggi in pensione, per “esercizio abusivo della professione”.



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