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Depressione Post Partum Storie Condivise

di Gioela Saga

16 Febbraio 2016

Depressione post partum storie condivise per non lasciare sole le mamme che si trovano ad affrontare una situazione pesante e difficile in un momento che dovrebbe essere felice. La depressione post partum può colpire chiunque, in modo subdolo, a volte inaspettato e le mamme che ne soffrono non devono essere giudicate ma aiutate.

Depressione post partum storie condivise

depressione post partum storie condivise

Purtroppo c’è ancora tanta gente che pensa che la mamma che soffre di depressione post partum in realtà sia solo alla ricerca di attenzioni, non sappia fare sacrifici o non sia all’altezza del ruolo di mamma e ciò non fa che aggravare il terribile carico che già hanno da portare. Spesso è questo contesto già ostile che impedisce loro di venire allo scoperto e le fa sentire colpevoli e piene di vergogna.

La depressione post partum è invece una patologia riconosciuta con cause organiche e fisiologiche inoppugnabili talvolta sufficienti senza altre ragioni per scatenare questa condizione oppure possono anche essere scatenate o aggravate da determinati contesti e situazioni concomitanti.

Vogliamo condividere con voi la storia di alcune mamme che hanno dovuto affrontare questo momento particolare e sono riuscite ad uscirne, per questo in prima persona si impegnano a diffondere e condividere le loro esperienze affinché possano servire per uscire dal silenzio e chiedere aiuto.

Depressione post partum storie condivise:

Bridget aveva 32 anni quando ha avuto il suo primo figlio e nel suo libro “Fine (Not Fine)” descrive la sua esperienza e di altre 22 mamme, sottolineando come la cosa più difficile per lei è stata parlarne, ammetterlo davanti agli altri: non era felice di essere diventata mamma, eppure quando le veniva chiesto come stava rispondeva sempre: Fine! Cioè: “Bene”! ma in realtà non stava bene per nulla (“not fine”).

La sua vita era diventata un inferno, comunicava con il marito solo per raccontare ciò che riguardava il piccolo Joe: quanti pasti, quanti pannolini, quanta nanna, orari, rigurgiti, pappe, se poteva passare a comprare qualcosa per il bambino.

Appuntamenti mancati, incontri con gli amici disdetti per non affrontare la realtà e non sapere cosa dire di “bello e positivo” come invece tutti si aspettavano.

Depressione post partum storie raccontate e condivise per non far sentire le mamme sole

“Ero in un circolo vizioso: pappa, pannolino, nanna. Mi avevano detto come fare in ospedale e lo continuavo a fare inghiottita da questi ritmi, scoppiando spesso in pianti a dirotto.”

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Bridget con il primogenito Joe

Un giorno non ce la fa più e avverte il marito con un sms, non riusciva a dirglielo a voce e insieme prendono la decisione di farsi aiutare. Bridget inizia ad assumere anti depressivi sotto controllo medico dopo sei settimane dal parto e inizialmente non le sembrava di trarne beneficio ma, piano, piano, anche con l’aiuto del marito Ben riesce a vedere la luce in fondo al tunnel e ora raccoglie le esperienze di mamme come lei per creare una rete che faccia sentire meno sole e incomprese altre donne.

Nel 2011 Bridget ha dato alla luce anche il suo secondogenito Ted e ha dovuto affrontare la stessa identica situazione.

Depressione post partum storie condivise di una gioia mutilata dalla tristezza.

Jill è una mamma di 40 anni che ha sofferto di depressione post partum dopo la prima gravidanza cinque anni fa. Ecco come descrive il suo stato di depressione:

“Era come annegare ma sentire di essere ancora vivi allo stesso tempo… una sensazione terribile di affogare sotto un mare nero senza essere capace di respirare, di nuotare risalendo sulla superficie, gridando ma certi di non essere sentiti da nessuno, di essere circondati da persone ma senza che nessuno veramente potesse aiutarti, sentirti o vederti: un incubo.”

“Mi addormentavo alla sera sotto le coperte che tiravo su fino alla testa e speravo e pregavo di morire durante la notte, delusa ogni mattina di risvegliarmi, ho iniziato a pensare di farmi io stessa del male, farla finita…

“Mi graffiavo la faccia, mi strappavo piccoli pezzetti di pelle dai polsi, infilavo le unghie nella testa fino a farmi male…

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Bridget con i suoi due figli Joe e Ted

Il picco della depressione la colpisce tra la decina e la dodicesima settimana dopo il parto. Durante una visita dal medico, attraverso le domande e alcune constatazioni ormai evidenti, ammette il suo stato e viene immediatamente aiutata attraverso degli incontri con uno psicologo. Ha imparato a riconoscere ed accettare i suoi pensieri e le sue emozioni, ad accettarsi come mamma non perfetta come spesso, troppo spesso, vuole l’immaginario collettivo.

E’ riuscita a non prendere anti depressivi che temeva potesso impedirle di allattare in sicurezza anche se ve ne sono alcuni permessi e probabilmente quelli che le avevano prescritto lo erano. Durante la sua seconda gravidanza è stata particolarmente supportata da un team di ostetriche e infermiere che l’hanno aiutata nel risolvere alcuni problemi relativi al sonno del bimbo che sicuramente influisce non poco sullo stato della mamma.

Depressione post partum storie condivise di mamme che sono uscite dal tunnel.

Rosie è una mamma di 36 anni che vive a sud di Londra, aveva sofferto di una grave forma di iperemesi gravidica durante tutta la gravidanza sei anni fa, il suo stato di sopportazione era stato già provato e anche la sua salute, avendo sofferto di momenti di forte disidratazione che avevano richiesto alcuni brevi ricoveri.

Alla fine della gravidanza le era stata diagnosticata una forma di colestasi gravidica, un malfunzionamento del fegato che può essere fatale per il bambino, le era stato indotto il parto e il travaglio era durato 50 ore, lei stessa lo definisce come “traumatico”.

Una volta tornata a casa pensava di poter tenere tutto sotto controllo e avere uno stile di vita ben organizzato e stabile, si scontra invece con una realtà diversa che poteva cambiare ogni giorno in funzione del bambino. Fin dal quarto giorno inizia a soffrire di malinconia. Sospettava di essere vittima di ciò che si definisce baby blues ma le sue sensazioni continuarono a lungo, per finire in un vero e proprio stato depressivo.

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Rosie con il marito Simon e i figli Olly e Lara

Rosi si sentiva pazza, pensava che nessuno avesse mai sentito ciò che sentiva lei, per questo non aveva il coraggio di dirlo: pensava di non meritarsi di essere mamma e non voleva far soffrire chi le voleva bene.

Dopo più di sei settimane finalmente decide, anche grazie al supporto dei suoi genitori, di farsi aiutare. Ora è anche mamma felice di un’altra bimba nata tre anni fa e anche lei vuole condividere la sua storia perchè la depressione post partum storie da condividere può aiutare tante altre mamme a parlarne.

Fonte: Dailymail.co.uk



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