Durante la stagione fredda, anche voi avete in casa bambini sempre ammalati e continuate a domandarvi perché? Con l’abbassamento delle temperature e ancora di più con l’inserimento del bambino al nido o alla scuola materna i malanni di stagione ricorrono con grande frequenza; ne sono sintomi principali muco, tosse e febbricola.
“Questo mese abbiamo alternato 2 giorni a scuola e 7 a casa”, nel mondo delle mamme di bambini piccoli spesso le cose vanno esattamente così in tutto l’arco temporale compreso tra dicembre e febbraio-marzo.
Il problema, però, non sta nell’inverno in sè, quindi non nel freddo, e, tutto sommato, nemmeno nella scuola in quanto ambiente promiscuo. Temperature basse e promiscuità hanno certamente un’influenza e, soprattutto nel caso della promiscuità, danno in parte una risposta alla diffusività dei patogeni, ma la vera responsabilità dei malanni frequenti risiede nella immaturità del corredo immunitario.
Corredo immunitario immaturo e bambini sempre ammalati, la correlazione
È opportuno fare un doveroso appunto a riguardo della predisposizione personale: ci sono bambini più resilienti e altri meno. Del resto qualcuno di noi, per struttura fisica e patrimonio genetico, presenta delle debolezze e può essere più portato ad ammalarsi oppure può necessitare di più tempo per affinare le sua difese immunitarie.
Comunemente i bambini piccoli hanno un’immaturità fisiologica del corredo immunitario e dunque hanno bisogno di tempo per rinforzarlo: alla nascita il bebè gode di una immunità innata, ovvero un piccolo patrimonio immunitario trasmesso dalla madre al bambino durante la gestazione; l’allattamento (ove possibile) e l’esperienza nel mondo devono fare il resto, ovviamente gradualmente. Anche per questo l’allattamento va fovorito.
Il contatto con patogeni nuovi crea il cosiddetto patrimonio immunitario acquisito. Rispetto a quest’ultimo è però normale che ogni incontro con un nuovo virus ingeneri una risposta sintomatica nel corpo: muco, febbriciattola o tosse ne sono le manifestazioni più comuni. In medicina queste manifestazioni di malattia si chiamano sintomi accessori e attestano che il bambino ha incontrato un “nuovo mostriciattolo”, ovvero un nuovo virus, con cui sta facendo i conti e da cui sta imparando a difendersi.
Bambini sempre ammalati quando vanno all’asilo, perché
Con l’ingresso all’asilo, il fisico dei bimbi più piccoli fa un super lavoro di contrasto ai patogeni, entrando in una “comunità” inevitabilmente incontra una moltitudine di batteri e virus a lui sconosciuti con la conseguenza di ammalarsi frequentemente. È per questo che un ingresso precoce nella comunità del nido è spesso valutato dai genitori anche nell’alternativa di affidare i bambini ai nonni o a una babysitter.
Per non diventare un anello della catena dei contagi in una classe di bambini piccoli, è importante osservare attentamente il proprio bambino e rispettare i tempi comuni anche dei malanni stagionali; un raffreddore, per esempio, guarisce in 7 giorni e le prime avvisaglie del malanno sono riconoscibili già nel moccio e nella tossina del bambino.
Sappiamo che la promiscuità è amica della condizione di “malattia frequente” del bambino, al nido e alla scuola materna molti bimbi piccoli convivono in ambienti anch’essi piccoli, chiusi e riscaldati. I bambini si passano i giochi e li portano alla bocca, starnutiscono spessissimo senza proteggere il naso, spargono il moccio ovunque quando preferiscono pulire il nasino con le manine, cosa che avviene spesso. Queste condizioni e questi comportamenti facilitano il contagio, anche complici gli ambienti piccoli, affollati di bimbi e non sempre sufficientemente arieggiati. Pertanto sarebbe auspicabile che i bimbi fossero tenuti a casa dalle prime avvisaglie di malanno sino alla loro completa ripresa.
Spesso i primi responsabili di questa catena di contagi e malattie sono proprio i genitori che, senza prevederne le conseguenze in punto di diffusione dei malanni, mandano i propri figli al nido o alla scuola materna quando non sono perfettamente in forma o dovrebbero ancora restare in convalescenza a casa.
Pur comprendendo benissimo che spesso le esigenze pratiche son pesanti e la mamma non ha nessuno che possa occuparsi del piccolo o non possa assentarsi dal lavoro magari con un minimo preavviso, il fattore diffusività e conteggio degli altri bambini non andrebbe mai trascurato, anche quando i malanni non sono gravi o ancora non ben definiti.
Quando tenere il bambino a casa e non mandarlo a scuola
Sarebbe bene non mandare il bimbo a scuola:
- con raffreddori molto forti e sintomatici, spesso difficili da gestire (come in caso di muco continuo);
- con qualche lineetta di febbre magari tenuta giù da una somministrazione blanda di antipiretico “giusto per tirare qualche ora”;
- con tosse insistente;
- dopo che ha vomitato la colazione o la cena la sera prima;
- quando presenta scariche anomale di feci;
- dopo che ha passato una notte agitata per qualsivoglia motivo pur non essendo sicuri di come potrà svolgersi il prosieguo della giornata;
- con macchie sospette.
In tutti questi casi sarebbe più opportuno tenere il bambino a casa, sotto controllo e in un ambiente ovviamente più tutelato e, ragione fondamentale, bisognerebbe farlo per non trasmettere e far circolare rapidamente virus e batteri. Con una giusta dose di consapevolezza e correttezza, sarebbe possibile avere molti meno bambini sempre ammalati anche all’asilo!
Piccolo paragrafo sul freddo e i malanni
Il freddo in sè non fa ammalare i bambini, tuttavia se abbiamo bambini sempre ammalati quando fa più freddo o molto freddo la vera concausa sta negli sbalzi di temperatura. Accade spesso, infatti, di transitare senza soluzione di continuità da ambienti riscaldati ad ambienti freddi, magari anche con una scarsa protezione, i bimbi spesso rifiutano di coprirsi a dovere o si scoprono. Le ciglia del naso, minuscoli peletti che schermano le nostre vie aree, si abbassano, e quindi si neutralizzano, quando il corpo impatta con uno sbalzo di temperatura importante e questo facilità l’ingresso dei patogeni nel nostro organismo.
Articolo aggiornato e ampliato in data 15 Gennaio 2024 – articolo originale 10 Marzo 2016