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Figli adolescenti, estate e vacanze: da soli o in gruppo

di Dott. Giuliano Gaglione

25 Luglio 2011

Come vivere l’estate con i figli adolescenti: tuo figlio preferisce stare da solo o in gruppo?

La chiusura delle scuole che coincide con l’inizio della stagione estiva rappresenta una fase in cui, per qualche mese, i ragazzi si spogliano degli abiti di studenti volenterosi e indossano quelli di giovani spensierati che inseguono a spada tratta ogni forma di divertimento. Acquapark, partite di calcio, gite in bicicletta, mare, feste, prime uscite serali tutti insieme.

Si crea magicamente un processo psicologico nei giovani i quali, soprattutto nei mesi estivi, sono assetati dalla voglia di creare nuove conoscenze finalizzate ad una crescita scandita da eventi allegri e festosi.

A volte queste conoscenze possono sfociare anche in “qualcosa di più”: l’estate è il periodo delle prime cotte, anzi dei primi amori!

Non sono pochi i casi in cui ad una festa estiva, dopo che una ragazzina ha adocchiato un giovane per lei piacente, riunisce tutte le sue amiche per discutere in maniera assolutamente privata sul giovincello che ha fatto breccia nel suo cuore: anche questo è gruppo! Anche questo è senso di appartenenza. Le parole d’ordine sono: tutti insieme!

A volte si creano dei gruppi di famiglie che si recano in massa presso lo stesso luogo di vacanza, compiendo questa scelta per permettere ai loro figli di socializzare in una località che possa garantire un sicuro divertimento.

Lo spirito che coinvolge un gruppo nei mesi estivi gode dell’importante funzione di amplificare l’euforia di ogni individuo, il quale, immerso “nel mare della colleganza” si trova all’interno di un sistema in cui si condividono le stesse aspettative e le stesse speranze di divertimento.

Avviene soprattutto in adolescenza che eventi quali le feste estive o addirittura un semplicissimo incontro al bar diventino motivo di evidente euforia, di allegria sconfinata manifestate attraverso innumerevoli telefonate ed sms che i giovanissimi si scambiano circa le aspettative riguardanti quella particolare serata, i dettagli in merito all’organizzazione della stessa e soprattutto cosa indossare.

A volte capita che si creino dei comizi post-festa in cui una cerchia più ristretta di amici si reincontra o si invii sms multipli per commentare ogni dettaglio della serata appena trascorsa (che bei tempi….!!).

Lo spirito della colleganza che inebria il clima estivo si snoda attraverso incontri sia di divertimento, sia finalizzati a dialoghi seri, fonti di crescita individuale e gruppale; fatto sta che per un paio di mesi si abbandona completamente quella giusta, necessaria e rigorosa compostezza che bisogna mantenere durante le ore scolastiche.

C’è tuttavia chi preferisce trascorrere la bella stagione da solo, magari leggendo, facendo escursioni solitarie o in compagnia della propria famiglia o di pochissimi amici.

Io reputo che la scelta di effettuare vacanze autonome debba essere trattata con maggiore dettaglio, in quanto ritengo necessario capire se queste decisioni siano dettate dalla volontà o dalla necessità.

Nel primo caso ci troviamo dinanzi giovani che preferiscono sui generis una vita casalinga: amano trascorrere le loro giornate in compagnia di un buon libro, di film e non gradiscono passare le serate facendo baldoria con i loro coetanei, dunque non possono essere definiti tipi da “ore piccole”; essi amano passeggiare tranquillamente in compagnia della loro famiglia, desiderano conoscere luoghi non ancora esplorati, senza necessariamente appartenere ad un gruppo folto.

C’è un’altra categoria di giovanissimi rappresentata da coloro che vivono il gruppo come fonte di preoccupazione, sia perché temono il confronto con gli altri, sia per paura di essere giudicati, oppure perché temono di non essere all’altezza di appartenere ad una cerchia specifica di persone; per i motivi appena citati, queste persone si isolano vivendo con enorme dispiacere la loro solitudine. Spesso accade che essi osservano “le vicende che accadono all’interno di un gruppo” estraniandosi solo fisicamente, nutrendo tristezza, rabbia ed un pizzico di invidia nei confronti di chi riesce a stare con disinvoltura tra altre persone, tuttavia il solo pensiero di lanciarsi in questi sistemi comporta un’ansia ingestibile al punto da dover optare necessariamente per l’isolamento.

In realtà il fattore volontà può essere inconsapevolmente fuso con quello della necessità, visto che potrebbe capitare che coloro che hanno difficoltà ad inserirsi in un gruppo, giustifichino queste decisioni affermando di preferire di stare da soli, quando in realtà il vero motivo non è questo.

Tutti i casi appena citati devono essere in primis ascoltati e compresi: l’ accoglienza è il primo fattore utile a garantire ad ogni individuo di sentirsi comodo nella sua situazione di disagio, disagiante o meno che sia; tuttavia è importante ascoltare questi giovani, “entrare” nei loro vissuti, esplorare le loro realtà e quindi vivere il loro mondo, senza forzarli a compiere scelte di cui non si sentono ancora pronti; se in loro predomina la frase :” E’ più forte di me, non riesco a giocare con gli altri, ma vorrei tanto appartenere ad un gruppo!” è necessario “creare degli alleati” che possano fungere da chiave assolutamente importante per poter affrontare il loro disagio.



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