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Primi sintomi di Autismo, imparare a riconoscerli

Primi sintomi di autismo: isolamento, indifferenza, elacolie, mancanza di intenzionalità comunicativa, toe walk, ovvero camminare sulle punte

di Federica Federico

05 Febbraio 2025

Primi sintomi di autismo, come riconoscerli
Primi sintomi di autismo, come riconoscerli

L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, in quanto tale implica capacità di percezione ed elaborazione delle informazioni non convenzionali (per esempio i bambini autistici possono non tollerare alcuni stimoli sonori percependoli come insostenibili, mentre per i più sono rumori o suoni assolutamente tollerabili; lo stesso può avvenire per taluni odori, tessuti, eccetera).

 

Che cos’è l’autismo e come si manifesta

L’autismo non è una condizione patologica. La diagnosi di autismo, sulla base dei criteri stabiliti dal DSM 5, viene formalizzata a seguito di test diagnostici somministrati dal Medico Neuropsichiatra.

I bambini nello spettro autistico sono tutti differenti tra loro, i primi segnali di autismo e tutte le successive manifestazioni sono soggettive ed esistono diversi livelli di assistenza (da 1 a 3 degradano le autonomie e cambiano i funzionamenti, il livello 1 è quello dell’autismo ad alto funzionamento e basso livello di assistenza alla persona).

 

Quanti bambini autistici ci sono in Italia, i dati

Secondo le stime del Ministero della Salute, in Italia circa 1 bambino su 77, in un’età  compresa tra i 7 e i 9 anni, presenta un disturbo dello spettro autistico. I maschi sono più interessati delle femmine, infatti si registra una percentuale di maschietti 4,4 volte superiore al numero delle bambine autistiche.

 

A che età si scopre l’autismo?

L’autismo non arriva dall’esterno, piuttosto emerge come naturale espressione del funzionamento delle persone nello spettro, in questo senso non si scopre ma si manifesta.

 

Primi sintomi di autismo

I primi sintomi si possono manifestare già intorno ai 18 mesi di vita, età in cui sono attenzionati come campanelli di allarme (di fatto la terminologia sintomi non è corretta, qui la usiamo solo come espressione evocativa e comune, ma con la precisazione che non essendo l’autismo una malattia si deve parlare di manifestazioni o indicatori).

 

La definizione dello spettro, invece, è considerata affidabile a partire dai 24 mesi, mentre per la formalizzazione di una diagnosi si attende che il bambino raggiunga un’età compresa tra i 3 e i 4 anni. 

 

La diagnosi formalmente definisce anche i livelli di assistenza e rappresenta l’indispensabile presupposto agli interventi mirati. L’importanza di una diagnosi precoce si misura con l’esigenza di sostenere gli adattamenti dei bambini nello spettro massimizzando le loro possibilità di compensazione e, quindi, alzando complessivamente la qualità della loro vita personale e relazionale.

 
Si può parlare di primi sintomi di autismo o la definizione di sintomo è inappropriata?
Si può parlare di primi sintomi di autismo o la definizione di sintomo è inappropriata?

È corretto parlare di Sintomi di Autismo oppure no?

Si dovrebbe parlare di peculiarità del disturbo dello spettro autistico, non si può appropriatamente parlare di sintomi di  autismo o di sintomi precoci di autismo perchè non siamo in ambito patologico, ovvero l’autismo non è una malattia. 

 

Ed è in ragione di questo che, da Pedagogista, preferisco presentare ai genitori una serie di indicatori, ovvero di possibili segnali spia di uno sviluppo non convenzionale. Laddove i bambini nello spettro autistico presentano uno sviluppo che spesso non è allineato al normo-sviluppo o presentano cosiddetti ritardi nello sviluppo.

 

Questi indicatori non fondano alcuna diagnosi, lo specialista è sempre e comunque necessario per valutare nel complesso la situazione, ma è chiaro che più segni di quelli sotto elencati saranno presenti, e non giustificabili altrimenti, più  caratterizzeranno il bambino e saranno protratti nel tempo, più si renderà necessario un approfondimento specialistico.

 

L’ambito di competenza a cui riferirsi in caso di sospetto autismo è la neuropsichiatria presente negli Ospedali pubblici e accessibile attraverso il Sistema Sanitario Nazionale.

 

Come si capisce che un bambino è autistico?

Un bimbo nello spettro autistico comunemente non presenta interesse generale per il contesto relazionale, all’apparenza si isola in modo più o meno evidente, può non riuscire a mantenere il contatto visivo e sembrare sfuggente.

 

Lo sguardo autistico può arrivare all’interlocutore “come se ti passasse attraverso, ti vedesse ma non ti guardasse effettivamente”.

 

Sintomi comportamentali comuni

Tra gli 8 e i 9 mesi, quando comunemente i bambini sviluppano diffidenza verso gli estranei, l’indifferenza autistica al contesto relazionale si può tradurre in un atteggiamento di imperturbabilità dinnanzi agli sconosciuti.

 

Il bambino autistico può reagire in modo peculiare alle stimolazioni sonore, così uno dei primi campanelli di allarme può anche essere la mancata reazione ai suoni oppure una reazione eccessiva a toni alti o ordinario brusio o confusione comunemente tollerabile.

 

Indifferenti al mondo esterno e non sollecitati dal richiamo del suono, alcuni bambini nello spettro non si girano quando chiamati per nome

 

Sin da piccoli i bambini autistici non usano il loro corpo per esprimere partecipazione alla relazione, la gestualità è scarsa,  ovvero mancano i gesti mimici, come ciao ciao con la manina o il gesto di allungare le braccia per essere presi in braccio; è scarsa anche la mimica facciale e tutto il paraverbale in generale; manca il sorriso sociale, ovvero questi bimbi non rispondono ai sorrisi di convenevoli.

 

Attenzione ai sintomi uguali per condizioni diverse

Alcuni sintomi patologici possono evocare caratteri comportamentali delle persone nello spettro, per esempio un deficit uditivo implica una impossibilità del bimbo a girarsi quando chiamato o una indifferenza ai rumori. Una mamma può, così, confondere il deficit uditivo con un presunto ritardo del neurosviluppo, mai fare ipotesi fai da te. Ciò per sottolineare l’importanza del conforto medico e per scoraggiare l’autodiagnosi.

 

Falsi miti sull’autismo

Non è affatto vero che il bimbo autistico non ama essere coccoolato e rigetta il contatto fisico, questo può essere vero durante i meltdown e non per tutte le crisi né per tutto il tempo della crisi stessa.

 

Nemmeno è vero che gli autistici non riecercano mai il gruppo dei pari, alcuni lo fanno pur vivendo con profondo dolore le differenze che avvertono come una distanza dai coetanei. L’ansia sociale ha sede anche in questa tensione tra essere nel gruppo ed essere se stessi con i propri bisogni.

 

Autismo e interessi ristretti

I bambini autistici manifestano interessi ristretti nel cui ambito maturano conoscenze profonde che stupiscono l’adulto. Agli occhi di chi lo osserva il bambino ha competenze specifiche che superano l’interesse comune dei coetanei, anche in ambiti similari. Ragioniamo con un esempio pratico: il bambino sa tutto dei dinosauri dalle ere geologiche alle abitudini alimentari e comportamentali, conosce persino le caratteristiche anatomiche, oltre a declinarne i nomi alla perfezione e non sbaglia mai!

 

Le persone autistiche sono spesso schematiche, metodiche e tendono ad applicare schemi ordinati alla loro vita comune; il bimbo nello spettro può manifestare questa propensione attraverso “giochi di ordine” come allineare, per esempio allinea i soldatini più che giocare alla battaglia. 

 

Nell’ambito del gioco, i bambini nello spettro:

  • possono prediligere i giochi solitari (esiste comunque una larga fetta di bambini autistici che cerca l’interazione, il che non li esclude dal soffrire di ansia sociale); 
  • non praticano gioco simbolico e giochi di finzione e possono dimostrarsi disinteressati a quelli imitativi (non avendo, in molti casi, particolare dimestichezza col linguaggio paraverbale e con la mimica facciale i processi dell’imitazione risultano per loro meno intuitivi), se ci sono più avanti con l’età, eventuali giochi di finzione sono frammentati;
  • dimostrano scarse capacità immaginative preferendo un utilizzo meccanico degli oggetti;
  • i bambini più goffi (laddove la goffaggine, come conseguenza di un atteggiamento motorio poco fluido, può essere una caratteristica dei bambini autistici) possono non preferire il gioco fisico e prediligere quello a tavolino, intellettuale e di concetto.
 

Le persone autistiche, a diversi livelli, possono avere difficoltà nella decodifica dell’ironia, dello scherzo e dei doppi sensi perché tendono a dare un’interpretazione rigidamente letterale alle parole.

 
Alterazione del linguaggio nello spettro autistico
Alterazione del linguaggio nello spettro autistico

Produzione verbale ed autismo

Non tutti gli autistici sono non verbali, ma talvolta il bimbo autistico può ritardare la lallazione e l’esplosione del linguaggio; in modo evidente può mancare di intenzionalità comunicativa e ricorrere alla parola solo quando strettamente necessaria,  spesso non articolando nemmeno frasi minime ma utilizzando termini isolati, come acqua, fame, eccetera.

Alcune volte il linguaggio può persino regredire.

 

Mentre si osserva nei bambini a sviluppo tipico (o neurotipici) una naturale capacità a comunicare consenso e dissenso attraverso la mimica del corpo, nei bimbi autistici, anche dopo i 12 mesi, potrebbero mancare gesti semplici ma comunicativi, per esempio fare sì o no con la testa o salutare con la manina o fare buono col ditino sulla guancia, eccetera.

 

Ciò che rende riconoscibile l’incedere autistico nel linguaggio è la monotonia della voce, il ritmo di solito è lento e monocorde. Negli autismi ad alto funzionamento questo aspetto può essere camuffato da un eloquio forbito e approfondito, da un lessico ricercato e da una grande padronanza di argomentazioni. Va detto, però, che le persone autistiche, anche ad alto funzionamento, tendono a monopolizzare le conversazioni su argomenti di loro interesse, rispettano poco e male il ritmo del dialogo, spesso interrompono e non tollerano bene le conversazioni colloquiali, quelle banalmente definite del più e del meno, ovvero quelle convenzionali.

 

Autismo ed elacolie

Accade spesso di osservare nei bambini autistici la tendenza a ripetere parole o frasi decontestualizzate e senza un senso apparente, l’ecolalia è la definizione che si dà a questa ripetizione.

Parole singole, frasi, spezzoni di canzoni o battute di film e cartoni animati vengono riprodotte dal bambino di continuo e con una pronuncia atona in una cantilena (possibile elacolia) che rientra tra i comportamenti da riportare al medico quando l’atteggiamento ritorna in modo ossessivo e senza espressività.

 

Gestualità, linguaggio del corpo e autismo

Il bambino autistico può apparire goffo e impacciato, è rigido nei movimenti e poco espressivo.

Prima dell’anno e mezzo di vita, manca già dei gesti dittici, per esempio non indica gli oggetti che vuole e, anche dopo i 16 mesi, età in cui comunemente i bambini acquisiscono questa competenza, è più portato a trascinare il braccio del genitore “usandolo” per raggiungere l’oggetto desiderato.

 

I bambini autistici spesso hanno una camminata peculiare e facilmente distinguibile: tendono a camminare sulle punte e non appoggiano completamente la pianta del piede a terra. 

 

Rituali e autismo

Gli autistici tendono a mantenere rigidamente alcune abitudini di vita , come mangiare sempre le stesse cose o fare sempre la medesima strada. Mentre la routine è per loro confortante, i cambiamenti risultano destabilizzanti, così, anche una variazione “fisiologica” che possa essere un orario slittato o una strada differente può ingenerare una crisi.

 

Le crisi autistiche possono essere moto profonde, i bambini tendono scaricare il sovraccarico sul loro stesso corpo picchiandosi e mordendosi, si percuotono da soli e, qualche volta possono provocarsi anche lesioni e ferite. 

 

Possono anche rompere e lanciare oggetti o urlare. Contenere una crisi può essere molto difficile da gestire e ancora di più perché il bimbo tendenzialmente sfugge al contatto umano mentre si trova dentro una crisi emotiva.

 

Cosa fare se si sospetta di avere un bambino autistico

Il primo riferimento delle famiglie deve essere il Pediatra, in caso di sospetto disturbo del neurosviluppo il medico di famiglia potrà rinviare al Neuropsichiatra in regime di Servizio Sanitario Nazionale. 

 

Il consiglio è quello di non trasformare mai l’osservazione in paura, eventuali segnali spia non devono alimentare angosce e ipotesi ma è più giusto trattare ciò che si osserva come  informazioni conoscitive da utilizzare per interagire meglio col bambino.

 

Possibili approfondimenti sul tema: Babycenter; Autismo nei bambini come si manifesta 



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