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Mamma Strangola il Figlio: NON Condividete i Video

di Maria Corbisiero

02 Febbraio 2017

Tra i messaggi privati che sono stati inviati nella giornata di ieri alla pagina facebook Vita da Mamma, piattaforma social legata al nostro blog, vi era un’utente che ci chiedeva aiuto per la segnalazione di alcuni video che aveva visto in rete.

L’utente, che come molte altre mamme, me compresa, è rimasta turbata da quelle cruente immagini, voleva a suo modo dare il suo contributo per porre fine alle violenze di cui era vittima il bambino protagonista del filmato.

Mamma strangola il figlio: i 2 filmati condivisi sui social network.

Mamma Strangola il Figlio: NON Condividete i Video

I due filmati, le cui immagini sono alquanto esplicite e possono turbare ed offendere coloro che le guardano (uno dei motivi che mi ha spinto a non allegare i video a questo articolo, riportando però in calce le fonti stampa giornalistiche – ndr), mostrano un bambino piccolo che viene torturato.

 

Nel primo si vede il piccolo sdraiato sul letto (sembra stia dormendo) mentre viene improvvisamente afferrato per il collo da una mano che tenta di strozzarlo.

Nel secondo è presente una donna, si presume la madre, che strangola il figlio mettendogli il braccio attorno al collo.

Immagini che fanno male al cuore e che spingono l’utente a condividere il post nella speranza di rintracciare la donna e contribuire a porre fine al supplizio di quel bambino, un’azione alla cui base ci sono nobili sentimenti che purtroppo si rivela essere ancora una volta completamente errata.

Anche se condiviso in questi giorni, i filmati della mamma che strangola il figlio in realtà non sono recenti, i fatti, accaduti realmente purtroppo, risalgono al dicembre del 2015.

Mamma Strangola il Figlio: NON Condividete i Video

Mamma strangola il figlio: la donna è stata arrestata.

Secondo quanto riportato sul sito web della RPC, rete televisiva brasiliana con sede a Curitiba, capitale dello stato del Paraná, e sul portale Banda B, stazione radiofonica brasiliana, la donna che si vede nel secondo video è l’allora 21enne Thaís Caroline Chaves arrestata il 29 dicembre del 2015 con l’accusa di aver torturato il figlio.

A denunciare la donna, utilizzando anche i filmati nei quali la mamma strangola il figlio di 3 anni, è il padre 23enne del bambino, Paulo Machado Braz, che ha rivelato di esser stato più volte minacciato dall’ex moglie.

Mamma Strangola il Figlio: NON Condividete i Video

La Chaves infatti non aveva preso bene la loro separazione, avvenuta un mese prima, e aveva più volte usato suo figlio per minacciare Braz affinché tornassero insieme.

A tale scopo aveva rapito il piccolo e realizzato i filmati in cui strangola il figlio e li aveva spediti al marito affermando che lo avrebbe ucciso se non fossero tornati insieme.

 

In seguito alla diffusione dei filmati in rete, la Chaves si è recata spontaneamente alla polizia, accompagnata dal suo avvocato che affermava che i filmati erano frutto di un montaggio. Con lei c’era anche il bambino.

Ascoltata a lungo dagli agenti di polizia, che nel frattempo avevano raccolto le testimonianze dei familiari della coppia, la donna è stata ritenuta colpevole di aver torturato il piccolo ed è stata quindi arrestata.

Tale decisione ha fatto sì che la nonna materna del 3enne, che per fortuna sta bene, ne chiedesse la custodia.

Mamma strangola il figlio: il video NON deve essere condiviso.

Come è facile intuire, ogni tipo di condivisione dei filmati che hanno come protagonista la mamma che strangola il figlio è del tutto inutile perché si tratta di una storia vecchia ormai archiviata.

 

Voglio comunque cogliere l’occasione per ricordare a tutti che è comunque preferibile evitare la condivisione di video del genere attraverso i social, almeno per quanto concerne i profili privati o le pagine o gruppi che non fanno riferimento alle forze dell’ordine o ad organizzazioni governative, in quanto si rischia solo ed esclusivamente di aumentarne la visibilità.

Quando ci si trova dinnanzi ad immagini del genere, la scelta più saggia è segnalare il tutto alla polizia postale o alle pagine/gruppi ufficiali gestite dalle e per le forze dell’ordine.

 

Fonte: RPC Banda B

 

 

 

 

 



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