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No al trasferimento di Charlie Gard in Italia

di Maria Corbisiero

05 Luglio 2017

<<Nella vita ci sono zone grigie. In questo caso è molto difficile dire se c’è accanimento terapeutico o no. Su questa zona grigia mi astengo dal giudizio e faccio la sola cosa che posso fare, ovvero dire che possiamo accogliere la famiglia e accompagnarla così come ci ha chiesto il Papa>>.

Queste le parole pronunciate da Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, nosocomio dichiaratosi pronto ad accogliere il piccolo Charlie, il bimbo inglese di 10 mesi affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale.

Un’accorata richiesta seguita dal netto no al trasferimento di Charlie Gard in Italia a causa degli ostacoli di tipo giuridico.

No al trasferimento di Charlie Gard in Italia.

No al trasferimento di Charlie Gard

Dopo l’ultima e definitiva sentenza della CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo) di Strasburgo, che il 27 giugno scorso si è dichiarata favorevole allo spegnimento dei macchinari che tengono in vita il bambino, i medici del Great Ormond Street Hospital (GOSH), l’ospedale di Londra presso il quale è ricoverato il piccolo, avrebbero dovuto dare lo scorso venerdì 30 giugno una “morte dignitosa” al piccolo, evitandogli ogni “accanimento terapeutico”.

Ma, nonostante le due sentenze, come dichiarato dalla mamma di Charlie, Connie Yates, i dottori hanno deciso di darlo loro un po’ più di tempo da trascorrere con il figlio.

 

 

 

 

 

Nel contempo, come detto in precedenza, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma si è offerto di accogliere il bambino e, dopo esser stati contattati dalla signora Yates, di studiare a fondo la sua malattia.

<<Non so se sarà possibile trovare una cura – ha spiegato la Enoc – i nostri scienziati approfondiranno il tema e poi parleranno direttamente con la famiglia>>.

Nonostante ciò, è stato pressoché immediato il no al trasferimento di Charlie Gard in Italia a causa degli impedimenti legali chiariti anche dal ministro degli affari esteri Angelino Alfano:

<<Il nostro ambasciatore ha già parlato con il management del Great Ormond Street Hospital e la risposta è stata che hanno le mani legate da due sentenze che devono rispettare. Domani ho un colloquio telefonico con il mio omologo Boris Johnson e ne parlerò con lui>>.

Anche la santa sede ha commentato il no al trasferimento di Charlie Gard nel nostro paese dichiarandosi, attraverso le parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, pronta a superare ogni possibile ostacolo legale.

Il no al trasferimento di Charlie Gard ha mantenuto viva la polemica sull’accanimento terapeutico e sulla libertà dei genitori di poter scegliere per il loro bambino.

Da un lato vi sono i medici che dichiarano l’incurabilità della malattia del bambino la cui sofferenza aumenta con l’aggravarsi delle sue condizioni.

Dall’altro vi sono i genitori determinati a tentare una terapia sperimentale, ideata per una malattia diversa da quella di loro figlio e per la quale non esiste protocollo medico, nella speranza che questa possa portare un cambiamento nella sua condizione.

 

E mentre questa diatriba prosegue, si attendono ora ulteriori sviluppi sul no al trasferimento di Charlie Gard in Italia.

 

 

Fonte: Repubblica ANSA



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