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Il papà di Bea Naso: “Non chiamatela la bambina di pietra”

di Federica Federico

16 Febbraio 2018

Il papà di Bea Naso ricorda la sua bambina e chiede a tutti smettere di chiamarla “bambina di pietra”. Questa definizione non le ha fatto onore da viva e ora non fa onore alla sua memoria, è un nome triste e impreciso che l’ha intrappolata evocando una malattia inspiegabile persino alla medicina.

 

La bimba era affetta da una patologia rarissima che determinava un’anomala e non fisiologica calcificazione delle sue ossa inibendone fortemente i movimenti. Il processo degenerativo era incominciato a 2 mesi di vita e alla fine Bea non poteva piegare il collo, muovere le braccia, i gomiti e nemmeno le dita.

papà di Bea Naso non chiamatela bambina di pietra

Per la sua grande capacità comunicativa, per quegli occhi che hanno saputo parlare al mondo, il papà di Bea Naso chiede di ricordare la figlia lontano da ogni definizione:

Bea è stata un caso unico al mondo che oggi va ricordato attraverso l’associazione e come strumento di amore per portare aiuto ancora a molti altri bambini. L’auspicio del padre è infatti quello di continuare a ricordare Bea sostenendo l’associazione nata nel suo nome.

 

Il ricordo del papà di bea Naso si fa struggente quando racconta che la bimba era perfettamente consapevole della sua condizione sino al punto da arrivare a comprendere, nella fase finale della sua vita, la troppo sottile demarcazione tra il sonno e la morte. Gli diceva:

 

– Papà stai con me, non voglio chiudere gli occhi, ho paura. Se dormo poi non mi sveglio più.

Il papà di Bea Naso vuole sostenere l’associazione nata in nome della figlia per aiutare altri bambini malati.

 

“(Bea, ndr.) Voleva aiutare i bambini in difficoltà. Quando abbiamo creato l’associazione, “Il mondo di Bea”, siamo entrati in contatto con famiglie di altri bambini che avevano situazioni tragiche. Lei chiedeva sempre. Si informava: – Papà che cos’ha questo bimbo? Lo aiuto io!” (Fonte dichiarazioni CorrieredellaSera).



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