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Bambini in carcere con le mamme: fino a che età e come vivono

di Federica Federico

22 Settembre 2018

Bambini in carcere con le mamme, fino a quanti anni? Come vivono questi bimbi detenuti secondari, ovvero dietro le sbarre in conseguenza e in ragione della detenzione delle madri? In che modo viene loro assicurata una situazione quanto più vicina e simile alla normalità familiare?

 

Per la prima volta nella storia italiana, a Rebibbia, precisamente nella sezione nido del carcere, una detenuta ha ucciso i suoi due bambini lanciandoli nella tromba delle scale.

 

Alice Sebesta, 33 anni, ha agito con l’intento di uccidere e, stando alle sue dichiarazioni, ha probabilmente perseguito lo scopo deviato di liberare i suoi figli dalla prigionia.

 

I miei bambini adesso sono liberi – ha dichiarato Lei stessa riferendosi ai figli morti.

 

La tragedia di Rebibbia, avvenuta martedì 18 settembre (corrente anno), ha letteralmente sconvolto l’opinione pubblica che si è interrogata sulle condizioni di vita dei bambini nelle carceri e, evidentemente, sulla loro sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie. Il caso di Rebibbia è al momento oggetto di un’inchiesta che mira proprio all’individuazione di eventuali responsabilità.

bambini in carcere con le mamme

Rispetto alla convivenza in carcere di detenute e figli piccoli, nel nostro paese vige la legge n°34 del 26 luglio 1975 e fa fede la legge n°62 del 2011 (che ha inciso sul limite di età dei bambini in carcere con le mamme).

 

La legge stabilisce che i figli delle detenute possono vivere in carcere insieme alle mamme fino all’età di 6 anni.

Il limite d’età attuale (di 6 anni) è stato innalzato dalla legge del 2011, la n° 62, sino ad allora i bimbi potevano convivere con le mamme detenute solo sino ai 3 anni.

 

La convivenza mamma detenuta – bambino è ammessa purché non sussistano particolari necessità cautelari relative alla detenzione della madre, per esempio in ragione di gravi reati.

 

In caso di detenzione alternativa presso una casa famiglia, il limite di età si innalza sino ai 10 anni purché la struttura protetta rispetti i limiti e gli standard di legge.

 

Le case famiglia protette devono essere strutture riconosciute e accreditate, inserite nel tessuto urbano e capaci di ospitare debitamente sino a un massimo di 6 nuclei familiari (per debitamente si intende decorosamente, garantendo igiene, spazi personali, luoghi adatti alla crescita sana ed equilibrata dei minori).

 

Le case famiglia sono strutturalmente lontane dalla fisionomia del carcere:

non ci sono sbarre alle finestre né cancelli, le mamme possono persino accompagnare i figli a scuola o assisterli in ospedale in caso di malattia.

 

bambini in carcere con le mamme

Bambini in carcere con le mamme, quanti sono i bimbi che convivono con le madri in strutture penitenziarie?

 

Dati 2018 alla mano, in Italia vi sono 52 mamme detenute che condividono l’esperienza carceraria con i figli, e sono in tutto 62 i bambini in carcere con le mamme.

 

All’interno delle carceri italiane, come vivono i minori, figli delle detenute?

 

In Italia ci sono 5 carceri femminili (Empoli, Pozzuoli, Roma “Rebibbia”, Trani e Venezia “Giudecca”) e 5 ICAM, Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Milano, che ha svolto il ruolo di ICAM pilota 2007, Venezia, Senorbì (in provincia di Cagliari), Lauro (in provincia di Avellino) e Torino). Per il resto vi sono le strutture penitenziarie con sezioni maschili e femminili, all’interno di queste ultime vi sono le sezioni nido.

 

Al di là degli ICAM – che qui di seguito descriviamo nel dettaglio – le carceri che accolgono mamme e bambini hanno delle sezioni nido ispirate a una logica quanto più familiare possibile:

letti della mamme accanto alle culle, aree gioco, refettori dedicati alle madri e ai bambini, spazi di uso esclusivo delle detenute mamme, aree pensate per ricreare ambienti domestici.

 

Laddove vi sono detenute mamme con i loro bimbi, le strutture carcerarie si avvalgono di figure professionali esperte (dal ginecologo al pediatra, compreso lo psicologo e le educatrici). Le mamme che lo ritengono opportuno possono fare richiesta per l’asilo nei limiti d’età e disponibilità della struttura detentiva (questo servizio sussiste a Rebibbia dove attualmente convivono 13 mamme e 16 figli).

 

Bambini in carcere con le mamme, l’alternativa della struttura a custodia attenuata (ICAM).

 

Le strutture a custodia attenuata sono accessibili a quelle mamme detenute le cui pene non richiedano misure detentive di carattere restrittivo. In esse viene creata un atmosfera casalinga e lo scopo è quello di avvicinate la vita dei bambini, quanto più sia possibile, alla normalità.

 

Le mamme sbagliano e i bambini pagano, di conseguenza, con la condivisione di una vita limitata, tuttavia questo sistema si ispira, nella ratio della legge, ad un ideale fondamentale:

la presenza dei bambini in carcere con le mamme consente ai minori di non perdere il contatto quotidiano con la loro prima figura di riferimento.

Di fatto i bambini non perdono il loro primo e più importante referente affettivo, e questo non può essere considerato che un bene.

 

Il dibattito dovrebbe spostarsi sulla logistica, l’ICAM – acronimo di istituto a custodia attenuata per detenute madri – è, quantomeno in linea di principio, una soluzione a vantaggio dei minori. Ovviamente la coesistenza di mamme e bambini all’interno del carcere ha ragion d’essere nella misura in cui la pena venga ragionata e pensata come riabilitativa.


Fonte immagini it.123rf.com con licenza d’uso – ID Immagini: 21244851; 54497912

 



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