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Olindo e Rosa sono innocenti: prove e incongruenza della strage di Erba

di Federica Federico

03 Ottobre 2018

“Olindo e Rosa sono innocenti”, questo ipotetico convincimento è il risultato ultimo di una laboriosa ricostruzione giornalistica che ridisegna completamente lo scenario della strage di Erba del lontano 11 dicembre 2006.

 

Vitadamamma non entrerà nel merito delle sentenze che hanno condannato Olindo e Rosa come i responsabili della strage, né riteniamo corretto avanzare qualsivoglia ipotesi investigativa differente; in questo scritto intendiamo offrire al lettore un punto di vista diverso su alcuni indizi chiave che tuttavia potrebbero essere letti in modo alternativo o addirittura opposto rispetto all’interpretazione che è prevalsa con la condanna dei coniugi Romano – Bazzi.

Olindo e rosa sono innocenti

Olindo e Rosa sono innocenti?

 

Gli indizi che potrebbero essere messi in discussione sono almeno 6 (volendoli sintetizzare e tenendo conto di quelle circostanze che più palesemente apparirebbero come difficili da spiegare):

  1. Le risultanze degli accertamenti del RIS in casa di Olindo e Rosa; nel loro bagno; sulla loro lavatrice, sul suo contenuto e sugli scarichi domestici;
  2. La macchia di sangue sul poggia-tacco della vettura di Olindo;
  3. L’orario (indicato attraverso valutazioni tecniche) in cui la luce in casa di Raffaella Castagana e Azuz Marzouk fu staccata;
  4. I liquidi infiammabili acceleranti repertati sui cadaveri delle vittime;
  5. L’urlo di Valeria Cherubini che gridò “Aiuto” e fu udita dai soccorritori.
  6. La testimonianza del Frigerio (il testimone oculare sopravvissuto alla strage);

 

Prima di addentrarci nell’esame di ciascuna di queste circostanze e di ognuno di questi indizi, ricordiamo brevemente cosa accadde l’11 dicembre 2006 a Erba:

tre donne e un bambino persero la vita, un uomo rimase gravemente ferito.

 

Raffaella Castagna, suo figlio Jhosef, sua madre Paola Galli e Valeria Cherubini, una vicina di casa della famiglia Castagna – Marzouk, furono brutalmente uccisi in quello che apparve subito come un agguato.

 

La ferocia degli assalitori si scatenò anche contro Mario Frigerio, marito della Cherubini, una delle vittime; l’uomo scampò alla morte miracolosamente, probabilmente gli assassini lo immaginarono morto.

E’ così che Mario Frigerio è rimasto l’unico testimone oculare del terribile fatto di sangue e le sue parole, i suoi ricordi, hanno avuto un peso importantissimo nell’attribuzione della responsabilità a Rosa e Olindo.

olindo e rosa sono innocenti?

Una volta appurato che Azuz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna, era del tutto estraneo ai fatti e anzi si trovava in Tunisia al momento della strage, Olindo e Rosa furono subito considerati come sospettabili. Il primo indizio a loro carico furono i pessimi rapporti di vicinato che intercorrevano con i Castagna – Marzouk.

 

Raffaella e Azuz erano accusati di essere rumorosi, di fare feste, di aprire la casa a persone poco raccomandabili, per queste ragioni avrebbero avuto con Rosa e Olindo più diverbi anche accesi, persino in presenza di ospiti e amici che ne avrebbero dato conferma.

 

Il movente dell’insofferenza avrebbe armato la mano degli assassini. Questo può bastare ad uccidere oppure Olindo e Rosa sono innocenti?

 

L’ 11 dicembre 2006 i coniugi Romano – Bazzi arrivarono nella corte di Via Diaz quando vi erano ovunque già soccorritori e forze dell’ordine, furono visti sopraggiungere in auto da molte persone.

 

Il momento dell’arrivo di Rosa e Olindo non dovrebbe essere secondario: se sono stati loro gli esecutori della strage è logico pensare che prima di rientrare a casa, ovvero nel luogo del crimine e peraltro visti e osservati da molti), si siano lavati e cambiati.

Quattro morti e un ferito, una brutale aggressione e schizzi di sangue ovunque sono uno scenario dal quale non si può uscire puliti.

 

Chi ha massacrato le vittime di Erba avrà lasciato la scena del crimine intriso di sangue, questo è un fatto innegabile.

 

Cosa portò gli inquirenti verso Olindo e Rosa? Partiamo da questo, quindi dal principio.

 

Come prima cosa, agli investigatori sarebbe apparso strano che Olindo, senza essere stato chiamato in causa in alcun modo, abbia voluto giustificare la sua assenza da casa presentando uno scontrino del McDonald’S che attestava il fatto che Rosa e Lui quella sera avrebbero cenato fuori.

 

Alle 19.30 i coniugi sarebbero arrivati a Como, per poi rientrare a casa tra le 22:00 e le 22.30 – quest’orario è certo poiché furono visti da molte persone.

 

La giustificazione non richiesta, ma prestata con zelo da Olindo, indusse gli investigatori ad interessarsi subito alla coppia, del resto tra loro e la famiglia Castagna – Marzouk c’erano delle querele vicendevoli per ingiurie e litigi.

 

Altri sospetti vennero da alcune ecchimosi sulle braccia di Olindo e da una piccola ferita di Rosa che presentava un dito incerottato per un taglio fresco.

 

Nell’immediatezza della strage fu perquisita ed analizzata l’autovettura di Oliando e i RIS ebbero accesso all’abitazione della coppia dove fu compiuto un approfondito esame dei luoghi. Furono anche piazzate delle cimici in macchina e in casa, da quel momento la coppia fu sotto controllo 24 ore su 24.

Il bagno e la lavatrice furono esaminati approfonditamente; quel che è clamoroso è che il risultato dei test non avrebbe potuto fondare un’incriminazione.

Gli indumenti presenti all’interno della lavatrice (che nei rapporti ufficiali furono definiti, almeno in un primo momento, come stracci) non presentavano tracce di sangue, non c’erano tracce di sangue nel bagno di Rosa e Olindo e non sono state rilevate tracce di sangue nemmeno negli scarichi domestici di casa Romano – Bazzi.

 

Diversamente sul poggia-tacco della vettura è stata trovata una piccola traccia di sangue certamente proveniente dalla scena del delitto.

 

Chi sostiene che Rosa e Olindo sono innocenti resta fedele alla totale assenza di sangue nell’abitazione e sui vestiti dei sospettati ritenendo più probabile che la traccia nell’auto sia frutto di una contaminazione.

 

Per di più nessuna analisi dei RIS ha rinvenuto mai tracce del DNA di Rosa e Olindo sulla scena del crimine.

 

Se le ecchimosi di Olindo e la ferita di Rosa fossero conseguenze del feroce omicidio, invece, queste tracce dovrebbero essere lì presenti. La difesa ritiene che ecchimosi e ferita siano banalmente compatibili col lavoro da netturbino dell’uomo e con il lavoro da collaboratrice domestica della donna.

 

Un recente approfondimento sulla strage di Erba (“Tutta la verità“) sottolinea che uno dei Carabinieri che firmò il verbale di ispezione della macchina di Olindo era certamente stato sulla scena del crimine, proprio poco prima dell’ispezione alla vettura. Le domande che si possono porre sono queste:

  • Una sola piccola traccia di sangue è sufficiente a imputare a Olindo e Rosa la responsabilità della strage?
  • E’ logico pensare che solo in un punto isolato la macchina si sia sporcata del sangue delle vittime?
  • Se fossero stati Olindo e Rosa gli assassini le tracce di sangue delle vittime non avrebbero dovuto essere ovunque nell’auto e nella loro casa, oltre che su loro stessi?
  • Dove si sono lavati e cambiati Rosa e Olindo?

 

Prima della confessione, Olindo e Rosa raccontano di essere usciti, di essere arrivati a Como intorno alle 19.30, di avere cenato e di essere rientrati a casa quando tutti li hanno visti, cioè alle 22:00 \ 22:30.

Il successivo 10 gennaio Olindo e Rosa confessano di aver commesso l’omicidio e di conseguenza cambiano versione sui loro spostamenti perché si rendono necessarie due spiegazioni:

  • bisogna capire dove si sono lavati
  • e che fine hanno fatto i vestiti intrisi di sangue e le armi.

 

Diciamo subito che i Carabinieri avevano accertato che i tempi di percorrenza Como-Erba fossero compatibili con l’alibi di Olindo e Rosa e effettivamente lo erano; diversamente non sarebbero stati allo stesso modo computati i tempi come descritti dai due dopo l’ammissione di colpevolezza (questo almeno secondo la ricostruzione giornalistica che mette in dubbio la loro colpevolezza).

 

Nel momento stesso della confessione, Olindo dichiara che dopo la strage (cioè dopo avere ucciso tutti), la moglie e lui si recarono prima al lavatoio di Albavilla, non potendovi accedere perché era chiuso, si recarono poi al cimitero di Longone Segrino. E’ lì che si sarebbero lavati e cambiati, lì avrebbero diviso i vestiti e le armi tre sacchi della spazzatura che poi avrebbero gettato in tre differenti cassonetti tornando verso Como.

Una volta a Como si sarebbero costruiti un alibi guardando un po’ le vetrine e recuperando lo scontrino “giustificativo” del McDonald’s.

Olindo e Rosa sono innocenti, strage di Erba

Il lavatoio di Albavilla e le fontane del cimitero furono controllate? Il percorso appare molto più lungo di quello descritto da Olindo quando si professava innocente, è stato ricalcolato? I vestiti puliti da dove li avrebbero presi se non da casa loro? E, allora, perché non vi erano tracce di sangue in casa?

 

Nelle confessioni di Olindo e Rosa, a parte la crudeltà dei loro racconti, agli avvocati difensori (come a chi crede nella loro innocenza) non tornano molti dettagli. Qualcuno sostiene che i coniugi avrebbero adeguato i loro racconti alle foto della scena del crimine perché di fatto le avrebbero viste (è questa l’ipotesi avanzata nella ricostruzione compiuta dalla trasmissione di approfondimento “Tutta la verità”). Malgrado ciò i dettagli confermati dagli accertamenti tecnici e peritali risulterebbero in più punti scollati e discrepanti rispetto alla versione raccontata da Olindo e Rosa.

 

Tra le altre cose che non tornano anche il dettaglio relativo alla luce, o meglio al momento in cui la luce è stata staccata in casa Castagna – Mazouk.

 

La verità accertata attraverso i tabulati ENEL è la seguente: la luce in quella casa fu staccata alle 17.30 circa. E’ ipotizzabile che gli assassini abbiano atteso Raffaella e sua mamma direttamente in casa.

 

Il marito di Raffaella ha raccontato alla stampa che la moglie aveva un passo pesante, ciò complice la sua stazza; quella sera, in concomitanza con le ore dalla strage e con l’orario delle 17.30 circa, gli inquilini del piano di sotto sentirono in casa Castagna – Marzouk dei passi leggeri che non attribuirono ai soliti rumori che udivano arrivare dal piano di sopra, questo è stato dichiarato in sede processuale e messo agli atti (vedi video in calce al testo).

 

Olindo, invece, ha dichiarato di avere staccato la luce alle 20:00; mentre Rosa – entrando persino in contrasto con la confessione del marito – ha dichiarato di avere staccato la luce, lei stessa, alle 19:30.

 

Sempre in sede di confessione Olindo e Rosa dichiarano di avere appiccato il fuoco a casa Castagna – Marzouk con un accendino dando fuoco al copriletto.

 

Solo dopo la confessione arriveranno gli accertamenti peritali a dire che sicuramente sui corpi delle vittime furono gettati liquidi infiammabili che accelerarono il rogo favorendo la propagazione dell’incendio.

Questa contraddizione tra il racconto dei reoconfessi e le perizie (depositate dopo le confessioni stesse) non può non insinuare qualche dubbio quantomeno sulla puntualità della ricostruzione dei fatti compiuta da Rosa e Olindo.

 

 

Rosa e Olindo sono innocenti perché l’ultima vittima ha urlato “Aiuto” quando la corte di Via Diaz era già piena di gente e i soccorritori già provavano a domare le fiamme, questa la sintesi ultima di quella parte dell’approfondimento giornalistico di “Tutta la verità” che verte sulla morte di Valeria Cherubini.

 

Diciamo subito che l’uccisione di Raffaella, di Jhosef e di nonna Paola fu eseguita come in un agguato studiato, omicidi da manuale compiuti velocemente complice l’effetto sorpresa.

Diversamente fu per Valeria Cherubini sul cui corpo sono state rinvenute tracce di lotta, probabilmente, tra le diverse vittime, lei fu la sola a tentare una estenuante difesa.

 

Per l’accusa, sul corpo della Cherubini vi sarebbe la firma di Rosa perché alcuni colpi sono stati inferti con mano sinistra e Rosa Bazzi è mancina.

 

L’accusa dice anche che la Cherubini fu aggredita sul pianerottolo di casa Castagna – Marzouk quando, mentre portava il cane a fare la sua consueta passeggiata o laddove era accorsa sentendo le grida della vicina, sorprese i killer che non potettero fare a meno di ucciderla;

la difesa sostiene che ciò non è possibile perché si tratterebbe di un’ipotesi incompatibile con le tracce di sangue, con l’urlo della donna, udito dai soccorritori, e con la posizione del corpo.

Chi ritiene Olindo e Rosa non colpevoli, sostiene che la Cherubini sia morta accovacciata in casa sua:

nell’appartamento tantissime tracce di sangue e schizzi sul muro (il che fa presumere che abbia ricevuto dei colpi anche in quei luoghi), oltretutto morendo la donna teneva le mani come a protezione del capo, in una posizione di estrema difesa della sua stessa vita.

 

 

In casa della signora Cherubini è stata persino trovata un’impronta di scarpa, era impressa su un cuscino. Detta impronta è rimasta sempre estranea alle indagini perché non è né di Rosa né di Oliando né di nessuno che sia stato presente in quei luoghi, non è nemmeno di uno dei soccorritori.

 

Dalla corte di via Diaz i soccorritori sentirono gridare “Aiuto”, era la Cherubini. Malauguratamente non riuscirono a raggiungerla perché nelle scale c’era troppo fumo e dovettero desistere.

 

Questo dettaglio concorre a dimostrare che Olindo e Rosa sono innocenti?

 

La Cherubini ha ricevuto 12 ferite di arma da taglio; 13 ferite di punta da taglio; sul suo corpo sono state repertate 8 ferite lacero contuse e ha subito almeno 8 sprangate; la sua gola era squarciata e la lingua tagliata.

Chi sostiene l’innocenza dei coniugi Romano – Bazzi ritiene che questa descrizione della fine drammatica della Cherubini lasci presumere che la donna abbia urlato prima del colpo di grazia, ovvero quando ancora in casa sua vi erano gli assassini. Se così fosse i killer non sarebbero potuti uscire dall’ingresso principale.

 

Lasciando per un momento da parte la via di fuga, diciamo subito che siccome i soccorritori hanno udito Valeria urlare, se fossero stati Rosa e Olindo ad ucciderla, considerati orari e tempi, i due coniugi avrebbero dovuto impiegare veramente poco tempo per lasciare i luoghi del delitto, andare a lavarsi, gettare via vestiti e armi e, infine, fare ingresso nella corte colma di persone alle 22:00 \22:30.

 

Peraltro si ipotizza che la via di fuga usata dagli assassini sia il terrazzino della casa di Raffaella e Azuz, lì i RIS hanno repertato macchie da calpestio. Detto terrazzo pretende un salto di almeno 3 metri per tornare sulla strada ed è escluso che Olindo – con una stazza di 110kg per 1,70cm – possa esserci riuscito rimanendo incolume, altrettanto complesso potrebbe essere stato per Rosa saltare da quell’altezza.

strage di erba

Olindo e Rosa sono innocenti? No perché il testimone oculare ha riconosciuto il Romano come il suo aggressore, quindi come il killer della strage di Erba. Questa la conclusione più naturale a fronte della prova testimoniale diretta di Mario Frigerio.

 

C’è un però non secondario che aleggia sulla testimonianza del Frigerio: mentre in molti credono che l’uomo abbia sempre riconosciuto in Olindo il suo aggressore, esistono delle prove audio (cioè delle registrazioni audio) che dimostrano che nei primissimi colloqui con gli inquirenti lo stesso testimone descriveva l’aggressore come un soggetto ignoto, con tanti capelli corti e la carnagione olivastra.

 

Perché Rosa e Olindo avrebbero confessato una strage tanto efferata se non per un rimorso di coscienza?

 

Secondo chi ne sostiene l’innocenza, questa coppia avrebbe confessato pur di non separarsi, pur di non rimanere lontana e distante. La confessione sarebbe stata motivata dalla speranza di continuare a vivere uniti sebbene in carcere. Oggi però si vedono solo per due ore ogni venerdì. C’è da dire che anche un cappellano del carcere avrebbe cercato di aiutare la verità sostenendo di nutrire dubbi sulla colpevolezza di Olindo, anche questo dettaglio emerge dalla trasmissione “Tutta la verità”.

 

Qui di seguito il video dell’approfondimento giornalistico fonte di questo scritto:



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