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Morte di Giuseppe: “Per levarmela di torno le ho dato un morso in testa”

di Federica Federico

01 Febbraio 2019

Per restituire verità alla morte di Giuseppe, ovvero perché sia fatta giustizia, sarà essenziale riempire i buchi che le ricostruzioni giornalistiche di questa vicenda hanno lasciato aperti, buchi come voragini:

 

  • dov’era la figlia più piccola di Valentina?
  • I bambini avevano manifestato disagi prima della morte di Giuseppe?
  • Perché li papà naturale non sapeva dove fossero e cosa accadeva nella loro esistenza?
  • Tony ha perso la testa o li picchiava violentemente da tempo?
  • Quando Tony è uscito, peraltro alla ricerca di pomate per lenire lividi mortali, perché Valentina non ha chiesto aiuto e chiamato i soccorsi?

 

Sono troppi i perché aperti, le voragini di una storia che trasuda violenza: l’obiettivo degli inquirenti è ora raccontare la verità sulla morte di Giuseppe, la merita questo piccolo angelo e la meritano le famiglie direttamente coinvolte nella tragedia.

morte di Giuseppe il dettaglio che riguarda la mamma

Morte di Giuseppe, perché Valentina non ha chiamato i soccorsi e il dettaglio che riguarda la mamma

 

A Valentina è stata tolta la patria potestà, presumibilmente il giudice minorile ha fatto una valutazione logica sulla tutela mancata dei figli: di fatto la mamma non ha fermato il patrigno killer, nemmeno ha dimostrato di adoperarsi in qualunque modo per fermarlo.

 

La patria potestà, probabilmente nell’attesa di valutare i fatti e considerare il bene supremo dei bambini, è stata tolta anche al papà naturale.

 

Valentina ha cercato di fermare Tony, lo ha dichiarato Lui stesso durante la sua confessione, ma dal patrigno killer ha ricevuto un morso in testa e si è ritratta assistendo, poi, inerme alla morte di Giuseppe.

 

Durante la trasmissione televisiva “Pomeriggio Cinque”, è proprio Barbara D’Urso a confermare il dettaglio del morso sul capo di Valentina. Però è inequivocabile che una mamma non può fermarsi davanti a un morso se sta assistendo al pestaggio violento dei suoi figli.

 

Tony, durante la sua confessione dinnanzi agli inquirenti, ha giustificato se stesso sostenendo che avrebbe voluto dare un’educazione ai figli di Valentina, nessuno dei tre era figlio suo.

 

Secondo il patrigno killer, Valentina era permissiva con i bambini e perciò lui stesso si sarebbe sentito in diritto di picchiarli.

 

La morte di Giuseppe è avvenuta perché Tony ha perduto il controllo dopo aver fumato diverse canne e dopo essersi arrabbiato per un lettino rotto poco dopo l’acquisto, tuttavia Tony ha anche ammesso di aver già picchiato i bambini in passato: li malmenava per educarli, a detta sua.

moret Giuseppe

Prima della morte di Giuseppe, in qualsiasi modo o misura, si erano manifestati sintomi di disagio leggibili dall’esterno?

 

C’è stato chi ha riportato di spintoni e calci che Tony avrebbe dato a Giuseppe pubblicamente e pochi giorni prima della tragedia; alcune testimonianze hanno riferito di lividi; i vicini, in particolare in quella maledetta domenica mattina, non avrebbero, invece, sentito nulla di allarmante; Nunzia, un’amica di Tony (più orecisamente è la mamma di un caro amico di Raffaele, fratello di Tony), intervistata da Canale 5, ha sostenuto che nessun sintomo di violenza, maltrattamenti o disagio era mai stato visibile, Valentina e Tony apparivano come una famiglia economicamente disagiata ma assolutamente non vi erano indicatori di violenza contro i bambini o contro la stessa Valentina.

 

Vita da Mamma aveva già notato che nelle foto social di Tony compariva un bambino, piccolo e maschio, non una bambina. Questo dettaglio era stato sottolineato nei primi momenti della tragedia, ovvero quando la stampa lasciava intendere che la più piccolina di casa, Ermina, potesse essere figlia di Valentina e Tony.

 

Anche questi dettagli hanno un ruolo nella ricostruzione dei fatti relativi alla morte di Giuseppe.

 

E’ Nunzia, l’amica di famiglia, a chiarire che Tony era papà naturale di un bimbo che dovrebbe vivere a Roma, mentre nessuno dei tre minori che vivevano con lui è figlio suo.

 

Tony ha un altro bambino, di un’età compresa tra due e tre anni, a testimoniarlo un’amica di famiglia, il figlio del patrigno killer vive presumibilmente a Roma (a questo punto è facile credere che sia lui il bambino che comare nelle diverse foto di Tony pubblicate dalla stampa e tratte tutte dal suo profilo pubblico su Facebook).

morte bambino cardito

Nunzia, l’amica di Tony e Valentina, intervistata ieri da Pomeriggio Cinque, manifesta tutto il suo dolore e incarna un sentimento comune domandandosi perché Valentina non abbia chiesto aiuto per evitare la morte di Giuseppe.

 

Valentina è rimasta da sola in casa quando Tony è uscito alla ricerca delle pomate, nemmeno allora, quando nessuno poteva limitarla, ha chiamato i soccorsi.

 

E’ stata proprio Nunzia a consegnare Erminia, la figlia minore di Valentina, ai servizi sociali:

 

dopo il trasporto di Noemi in ospedale, Raffaele, il fratello di Tony, ha chiamato il figlio di Nunzia, poco dopo i due amici hanno chiesto alla stessa Nunzia di accompagnarli in macchina a casa della mamma di Tony. Lì hanno recuperato la sorella e il fratello del patrigno Killer, nonchè la piccola Erminia e si sono diretti al Santo Bono. Una volta raggiunto il nosocomio, i Carabinieri hanno chiesto l’aiuto di Nunzia per rendere il momento dell’affidamento di Erminia ai servizi sociali quanto meno traumatico possibile.



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