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Carabiniere ucciso a Roma: dove, come e perchè è morto

di Federica Federico

29 Luglio 2019

Rosa Maria Esilio, la moglie del Carabiniere ucciso a Roma, ha appoggiato le mani aperte sulla bara del marito, la fede è ancora lucente, ma gli occhi sono gonfi di lacrime e le labbra contratte dal dolore. Lei, 33 anni, vedova dopo appena 44 giorni di matrimonio, avrebbe semplicemente avuto il diritto di abbracciare suo marito per la vita intera costruendo ciò avevano progettato insieme.

Carabiniere ucciso a Roma, moglie

Mario Cerciello Rega, vice brigadiere dell’arma dei Carabinieri a Roma, 35 anni finiti in pochi istanti:

 

è morto sotto la violenza di 11 colpi di arma da taglio sferrati da un 19enne in una zona centrale della capitale.

 

Mentre il feretro del Carabiniere viene trasportato a Somma Vesuviana, nel napoletano, per la celebrazione dei funerali nella città natale di Mario,proprio nella stessa chiesa in cui 44 giorni prima di morire aveva detto sì a Rosa Maria, le autorità restano impegnate nelle indagini volte a ricostruire l’esatta dinamica dell’aggressione e della morte del militare dell’Arma.

Carabiniere ucciso a Roma

Il Carabiniere ucciso a Roma è morto a causa delle 11 coltellate inferte da Elder Finnegan Lee, un giovane statunitense in viaggio in Italia. Ma perché questo ragazzo si è trasformato in un violento assassino che cosa è successo nel cuore di Roma?

 

Proviamo a descrivere i fatti così come ricostruiti allo stato delle indagini secondo le fonti stampa:

 

nelle prime ore di venerdì 26 luglio il centralino dei Carabinieri risponde ad una richiesta di intervento: viene denunciato un cosiddetto cavalo di ritorno, qualcuno ha rubato uno zaino contenente soldi e documenti, nonché un cellulare.

 

Il derubato racconta ai Carabinieri di avere egli stesso chiamato il proprio cellulare, contenuto appunto nello zaino sottratto, e di avere ottenuto risposta: i rapinatori, allora, gli avrebbero chiesto una somma di danaro per la restituzione dello aziono e del suo contenuto.

 

Il derubato aveva già convenuto un appuntamento con i rapinatori e il luogo dell’incontro era stabilito in via Cossa, nel quartiere Prati, nel centro di Roma, a meno di duecento dalla sede della Corte di Cassazione e dell’ordine degli Avvocati . Mario Cerciello Rega e il suo collega Andrea V. sono stati incaricati di presentarsi all’appuntamento in luogo del derubato, i Carabinieri erano in borghese.

 

Sebbene la dinamica dell’incontro fra i Carabinieri e i rapinatori non sia stata ancora pubblicamente chiarita, è di comune dominio il fatto che quest’approccio si sia consumato con assoluta rapidità e violenza:

 

c’è stata una rissa in cui uno dei due rapinatori ha estratto un coltello a serramanico e ha ripetutamente colpito Mario. A nulla è valso l’intervento del collega e la corsa in ospedale, l’autopsia dirà che il Carabiniere è stato colpito 11 volte.

 

Perché tanta violenza?

 

Sono due i ragazzi statunitensi coinvolti nell’omicidio del Carabiniere ucciso a Roma, erano in vacanza nella capitale da qualche giorno e, beffa del destino, se tutto fosse andato secondo i loro programmi, sarebbero ripartiti lo stesso venerdì della tragedia.

 

Quel venerdì, invece, né loro né Mario sono tornati a casa, eppure Mario aveva promesso a sua moglie che sarebbe sempre rincasato sano e salvo, malgrado il suo duro lavoro.

 

I due statunitensi, però, non sono le sole persone coinvolte nella vicenda del Carabiniere ucciso a Roma.

 

Il derubato è apparso subito sospetto, a quanto pare sarebbe stato l’intermediario di una vendita illecita:

 

i due giovani turisti forse erano alla ricerca di stupefacenti e questo intermediario (poi derubato) li avrebbe condotti a uno spacciatore.

 

La rabbia dei giovani criminali sarebbe probabilmente nata da una losca truffa ben architettata: lo spacciatore avrebbe venduto loro non della droga ma dell’aspirina.

 

Lo zaino, inoltre, potrebbe essere stato consegnato ai ragazzi direttamente dall’intermediario come garanzia della sua buona fede e con lo scopo di ingenerare nei giovani la giusta dose di fiducia per condurli al punto di spaccio.

 

E’ possibile che i ragazzi, per ragioni ancora da dettagliare con precisione, abbiano trattenuto lo zaino. E solo dopo aver scoperto che la droga ottenuta era “falsa”, avrebbero deciso di usare lo zainetto stesso come merce di scambio.

 

Resta da capire perché l’intermediario abbia allertato i Carabinieri. Come resta da capire perché il recupero del bene rubato sia avvenuto senza l’ausilio di pattuglie d’appoggio.

 

Alcune fonti stampa ipotizzano anche il coinvolgimento di altre persone, 6 o 7 “figuranti” intervenuti nel momento della vendita illecita degli stupefacenti con lo scopo di inscenare una lite e spaventare gli acquirenti favorendo, così, la cessione della “finta” droga, ovvero riducendo al minimo la possibilità che gli acquirenti scoprissero di essere vittime di una losca truffa.

 

Va tenuto ben presente il fatto che l’omicidio si è consumato nell’ambiente dello spaccio; nello specifico, cosa ancora più rilevante, si è consumato nell’ambito di un fraudolento scambio di aspirina spacciata per sostanza stupefacente e venduta al prezzo, appunto, della droga romana.

 

In sintesi, è possibile che i giovani statunitensi avendo realizzato di essere stati imbrogliati volessero usare lo zaino come rivalsa: per restiturlo chiedevano, quindi, un riscatto pari a 100 euro e un grammo di cocaina.

Carabiniere ucciso a Roma, moglie

Il Carabiniere ucciso a Roma è l’emblema del sacrificio e del pericolo che ogni giorno caratterizza il lavoro di questi giovani.

 

Lo dimostrano le parole della moglie:

 

Gli dicevo : – ti prego devi tornare sempre a casa, mio padre è un ex commissario di polizia, conosco i pericoli che corrono. Me lo aveva promesso che tornava, sempre.

Carabiniere ucciso a Roma

Rosa Maria ha raccontato di un amore pulito e sincero, costruito col sacrificio e persino rinunciando alla propria terra nella speranza di un futuro migliore:

 

E mi ha lasciato sola, hanno ucciso l’amore della mia vita. Noi avevamo dei progetti. Abbiamo fatto tanti sacrifici. Eravamo troppo felici. Ero venuta a Roma, qui stavamo cercando una casa più grande, qui avremmo voluto avere figli. […] Amava Roma, ha scelto di rimanere qui, anche per dare un futuro migliore ai figli.



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