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Qual è il rischio degli incendi in Amazzonia

di Federica Federico

26 Agosto 2019

Quello degli incendi in Amazzonia non è un problema locale, ovvero solo brasiliano, ma internazionale. Il perché è presto spiegato:

 

la foresta amazzonica è il polmone del mondo, incide fortemente sull’equilibrio climatico del globo, garantisce una riserva (non inesauribile) di ossigeno e acqua, concorrendo, infine, a preservare la biodiversità. L’uomo sta distruggendo tutto questo mettendo a rischio persino se stesso.

 

La specie umana ha bisogno del pianeta terra, questo sembra un concetto elementare, se non intuitivo, eppure, nella pratica dei fatti, resta lettera morta.

 

incendi in Amazzonia stanno distruggendo il più grande polmone del mondo

Gli incendi in Amazzonia stanno distruggendo il più grande polmone del mondo

Gli incendi in Amazzonia riguardano anche i nostri figli, prima che sia troppo tardi dobbiamo svegliarci e fare qualcosa.

 

Mamma perché sei preoccupata per l’Amazzonia, non è lontanissima?

La ragione della preoccupazione internazionale, come di quella di ciascuno di noi, spettatori inermi, è sintetizzata dai numeri, questi stessi spaventosi numeri vanno chiariti ai bambini traducendoli in termini di rispetto ambientale. Fatto sta che per un adulto sono scioccanti:

 

  • secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (Inpe) solo da quest’anno (dal primo gennaio fino al 19 agosto) gli incendi in Brasile sono aumentati dell’83% rispetto allo stesso periodo nel 2018;
  • un atro studio, questa volta dell’Istituto di ricerche ambientali dell’Amazzonia (Ipam), attesta che nel 2019 il numero dei roghi brasiliani è già superiore del 60% rispetto agli ultimi tre anni. Nello stesso arco temporale sono circa 73mila i roghi registrati e il 52% di essi brucia proprio l’Amazzonia.

 

incendi in Amazzonia

Gli incendi in Amazzonia rischiano di mettere in pericolo ossigeno, acqua, piogge, clima e biodiversità.

 

La foresta amazzonica, in tutta la sua estensione e complessivamente considerata, garantisce all’intero pianeta la possibilità di “riciclare” una notevole quantità di CO2 che altrimenti peserebbe nell’atmosfera.

 

Alcuni scienziati ricorrono alla teoria della cosiddetta “pompa biotica” per spiegare questo meccanismo di trasformazione in positivo del biossido di carbonio.

 

Qui di seguito, vitadamamma prova a darvi una spiegazione estremamente esemplificata di che cos’è una “pompa biotica” e perchè gli incendi in Amazzonia rischiano di alterarne il funzionamento:

 

la foresta pluviale è un’immensa macchina bio-strutturata in modo da richiamare l’acqua all’interno del continente dove l’incontro col calore possa trasformare questi elementi (acqua evaporata, ovvero aria umida, e sole caldo) in una nuova materia vivente: la pioggia. L’intera foresta è, quindi, una “pompa biotina” cioè un unico meccanismo che lavora all’unisono e complessivamente per generare pioggia, abbassare la temperatura del “corpo della terra” e rigenerare l’aria respirabile.

 

Eliminare delle porzioni di foresta è come smontare questa macchina bio-strutturata e nessuno potrà più garantirne la funzionalità una volta alterata. Oltretutto si dice della foresta amazzonica che sia unica in ogni sua micro-parte, questo significa che non potrà bastare una operazione di rimboscamento a riportarla al suo originario equilibrio e assetto.

 

Meno richiamo di aria umida all’interno equivale, inoltre, a una minore produzione (mondiale) di pioggia e quindi a un ridotto riciclo di CO2, non senza una conseguente fragilità climatica dell’intero globo Ciò comporterebbe una complessiva riduzione dell’ossigeno globale:

 

si stima che la quantità di ossigeno sottratta all’atmosfera per effetto del disboscamento amazzonico possa essere pari al 20% dell’attuale totale.

 

incendi in Amazzonia

Cosa hanno a che fare gli incendi in Amazzonia col disboscamento?

 

In alcuni casi gli incendi sono stati utilizzati, anche in Amazzonia, per conquistare aree boschive e\o per la loro estensione. Una volta erano gli stessi coltivatori a tagliare gli alberi dal fusto più prezioso e, una volta sottratti alla foresta i legni commercializzabili, davano fuoco all’area per ottenere suolo coltivabile. Altre volte la deforestazione ha avuto a che fare con l’allevamento o gli interessi minerari, ovvero con interessi di accesso al sottosuolo senza vincoli e ostacoli in superficie.

 

In Amazzonia si coltiva prevalentemente soia, i terreni sono sfruttati anche per la produzione di olio di palma, ma un dato è essenziale:

 

la deforestazione depaupera un bene vitale e non sempre nutre l’agricoltura poiché il suolo della foresta pluviale resta sottile e soggetto a facile erosione.

 

Il fumo prodotto dagli incendi in Amazzonia è incontenibile, la coltre nera e densa ha persino raggiunto le città, solo lunedì scorso il celo di San Paolo è rimasto completamente oscurato per circa un’ora.

 

Diminuzione complessiva dell’ossigeno, aumento dei cosiddetti gas a effetto serra, diminuzione dell’acqua disponibile sul pianeta, aumento delle temperature globali e aumentata esposizione al rischio di eventi meteorologici estremi, queste sono solo alcune delle conseguenze dell’Amazzonica in fiamme. C’è in gioco la sopravvivenza del pianeta e della razza umana, prima che sia troppo tardi questa emergenza deve diventare una priorità di salvezza.



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