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Scuole chiuse: didattica a distanza, consigli per i Professori

di Federica Federico

06 Marzo 2020

Scuole chiuse fino al 3 aprile, è questo il nuovo scenario, per ora ancora un’ipotesi, di cui si dibatte in ogni sede: se ne parla sui giornali, nei gruppi scientifici e in quelli di mamme su WhatsApp.

 

scuole chiuse

Scuole chiuse: emergenza didattica. Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Ipotesi scuole chiuse:

come andrebbe fattivamente affrontata l’emergenza didattica nel caso in cui la chiusura delle scuole dovesse divenire una lunga realtà? E chiudere le scuole è così necessario? Sono queste le domande delle mamme e non solo.

 

L’ipotesi della proroga dell’interruzione del servizio scolastico non è “assurda”, intanto si basa sulla stessa cautela con cui il premier Conte lasciare aperta ogni possibilità, le sue parole sono state: “Al momento il provvedimento è fino al 15 marzo: in prossimità della scadenza, con un certo anticipo, per evitare incertezze, cercheremo di fare un aggiornamento“.

 

Sotto l’aspetto epidemiologico, inoltre, la chiusura delle attività didattiche equivale a limitare quello che i virologi definiscono un “incubatore collettivo” essendo la scuola, per logistica strutturale e funzionale, un luogo promiscuo in cui si muovono giovani ancora incapaci di tenere fede alle norme igienico-precauzionali indispensabili in questa emergenza.

 

Scuole chiuse e didattica

Scuole chiuse e didattica a distanza. Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

Scuole chiuse e didattica a distanza.

 

I diversi istituti scolastici si stanno differentemente organizzando in adattamento a una situazione a cui non erano affatto preparati: la didattica a distanza non è una competenza (competenza intesa come attitudine acquisita nel tempo e sperimentata) della classe docente, molto spesso lontana dagli strumenti tecnologici.

 

Da mamma blogger, che con la rete lavora da 11 lunghi anni, non posso che esortare a guardare alla didattica a distanza non con gli occhi filosofeggianti del perduto contatto interpersonale ma come una sperimentazione oggi di indispensabile emergenza.

 

ATTENZIONE: ce lo dimostrerà il tempo, probabilmente la didattica a distanza potrà arricchire la scuola del futuro di nuove competenze. Se volgiamo questo ricorso indispensabile al mezzo tecnologico potrebbe essere una buonissima occasione per avvicinare i linguaggi di studenti e docenti, un vero ponte per un futuro più condiviso.

 

Cosa fare se il provvedimento "scuole chiuse" dovesse prolungarsi

Cosa fare se il provvedimento “scuole chiuse” dovesse prolungarsi. Fonte immagine 123RF.com

Scuole chiuse: vademecum della rete “secondo i ragazzi” per professori non tecnologici.

 

11 anni di lavoro in rete non sono pochi, ho sperimentato che l’empatia si declina anche attraverso una comunicazione moderna, diversamente verbale e diversamente significativa.

Presupposto questo, il mio scopo non è indicare una strada né rompere questo o quel protocollo, il mio fine, da mamma e da “imprenditrice della rete”, è evitare che questa distanza forzata dalla scuola atrofizzi tutti!

 

Evitiamo che questa condizione si trasformi in distacco dallo studio, in apatia, in incomprensione tra ragazzi e docenti, sino a rendere il quotidiano dei nostri figli un lento stare distesi sul divano inseguendo video, videogiochi e serie Tv con un occhio più annoiato che stanco.

Cosa fare se il provvedimento "scuole chiuse" dovesse prolungarsi

Scuole chiuse, vademecum per i professori. Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Cari prof,

mi scuserete se vi scrivo senza usare carta e penna, senza spedire una missiva, senza comunicare viso a viso, mi scuserete se vi chiedo di accedere, anche con impegno e fatica, a una comunicazione che vi è forse estranea.

 

Io ricordo quando facevo un pezzo di strada accanto alla mia amatissima professoressa di italiano e latino e Lei mi presentava la vita attraverso la profondità delle sue metafore adulte ma semplici, mi raccontava dell’amore fuori dai libri e richiamava la mia attenzione sull’importanza di non minimizzare la giovane energia e la passione per le lettere che sin da allora mi distingueva.

In classe portava sempre un giornale da leggere insieme, oggi forse fa lo stesso col telefonino (devo chiederle se mi sbaglio nell’immaginarla modernamente al passo con i tempi). In un lontano inverno di più di 20anni fa, ebbe persino il coraggio di raccontarci come si sentisse stanca per la gravidanza, i disturbi e la fatica di essere mamma e donna lavoratrice insieme.

 

Se vi sembra che questo non abbia nulla a che fare col Coronavirus vi sbagliate! I ragazzi, soprattutto adesso, hanno bisogno di riempire di senso le loro vite ricorrendo a quei valori più alti della paura, ai valori della rinascita e della speranza, didattica è anche questo.

Perciò aprite dei gruppi WhatsApp la cui validità non sia solo quella di “minacciare compiti”, peraltro difficili da correggere a distanza, ma abbiate lo scopo più grande di parlare dell’emergenza, postate link e video seri che concorrano a formare la coscienza civica dei vostri studenti. Del resto questi ragazzi stanno vivendo un’emergenza storica e mondiale che ha una ricaduta specifica sulle loro vite.

 

Anche attraverso WhatApp, inviate video di spiegazioni, persino su nuovi argomenti … freghiamocene della firma di presenza e del registro elettronico, dei protocolli e di quant’altro possa limitare la prosecuzione del “percorso scolastico” … qui non vale il voto, vale l’importanza della continuità. Chiedete ai ragazzi di inviare a voi video in cui rispondono a delle domande precedentemente poste o ve ne pongono delle altre relative alle nuove lezioni, in parallelo istituite un calendario di verifiche online in videochiamata.

Fatevi mandare i compiti e i temi via mail, suggerite letture e aprite dibattiti sui libri.

 

Perchè dico tutto questo, con tanta spontaneità?

Certamente sul registro elettronico voi prof potrete assegnare anche fino all’ultima pagina del libro di testo, con annessi esercizi e schede di autovalutazione, rimanendo così coerenti con la legge e i regolamenti, ma il senso del vostro lavoro si perderà se la classe smetterà di essere classe e se mancherà l’affidamento dell’alunno al docente.

Quando il ragazzo non si sente seguito e guidato, quando la classe non si incontra nel confronto tra pari non c’è scuola e tutto è vano!

 

Giovanna Boda, capo del dipartimento delle risorse umane del Miur, lo ha già detto: quella a cui si ricorre ora non è didattica a distanza in senso stretto ma è “una strategia di vicinanza” agli studenti.



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