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I bambini di Beirut: gli innocenti delle esplosioni al porto

di Federica Federico

06 Agosto 2020

Dopo l’esplosione al porto di Beirut, le preoccupazioni per la popolazione sono tantissime: la tossicità dell’aria; il fatto che il porto sia nodale per gli approvvigionamenti alimentari e energetici e la città potrebbe essere affamata dalla sua inagibilità; la distruzione dell’esplosione nel raggio di 10chilometri che ha lasciato ovunque dispersi e macerie compromettendo anche più strutture ospedaliere. Ma soprattutto il pensiero della comunità internazionale non può non andare agli innocenti, ovvero ai bambini di Beirut coinvolti in questo dramma.

 

 

gli innocenti delle esplosioni al porto

I bambini di Beirut – fonte immagine: Twitter.

 

I bambini di Beirut: il porto è esploso e le loro vite sono cambiate per sempre, accade in una terra già colma di dolore.

 

Gli ospedali si sono subito saturati e molte donne non hanno potuto affidare i figli alle cure dei medici. L’accesso alle cure mediche è stato complicato non solo dal numero di feriti ma anche dal coinvolgimento delle strutture ospedaliere nell’area della tragedia: tre ospedali di Beirut sono andati completamente distrutti e altri due risultano gravemente danneggiati.

 

Save the Children riporta l’esperienza diretta di una donna la cui casa è stata inondata di fumo, schegge e detriti, improvvisamente si è ritrovata senza la porta di casa e con cinque nipoti feriti, cinque bambini che un attimo prima giocavano sul balcone.

Avevo appena lasciato l’ufficio e sono tornata a casa e pensavo alle tante cose che ancora avevo da fare. I miei cinque nipoti stavano giocando sul balcone di casa come in un giorno qualsiasi. Poi ho sentito un rumore, come se fosse un terremoto. Eravamo terrorizzati, i bambini urlavano, mia sorella voleva scappare ma la porta di casa è letteralmente volata via. Sentivamo la gente urlare, sentivamo grida venire da lontano.

Poi è arrivata la seconda esplosione, quella devastante. È venuto giù tutto, le finestre si frantumavano, attorno a noi edifici completamente distrutti. Per strada tantissime persone stese a terra, feriti. Grida e spavento ovunque.

Anche la nostra casa è stata fortemente danneggiata e ora neanche noi sappiamo dove andare. I mie nipoti erano tutti feriti, siamo corsi in ospedale ma era il caos totale e ci dicevano che non potevamo portarli dentro perché i feriti erano troppi e dovevano dare priorità alle persone in condizioni più gravi”.

 

La doppia esplosione del porto di Beirut

I bambini di Beirut: immagini da una casa riprese da una telecamera di sorveglianza.

I bambini di Beirut hanno visto il dolore e assaggiato la paura.

 

La stampa fa da cassa di risonanza a un video che in rete sta testimoniando la devastazione delle esplosioni nel porto di Beirut per come è stata percepita anche nelle case, coinvolgendo peraltro centinaia e centinaia di persone, uomini e donne, anziani e bambini. Il girato arriva dall’interno di una casa dove, al momento delle esplosioni, era attiva una telecamera di sorveglianza, riprende una tata e tre bambini che davanti alla finestra osservano la prima esplosione, non immaginano l’arrivo della seconda e già attoniti guardano fuori.

Quando sopraggiunge il secondo boato i quattro vengono investiti dai vetri della finestra e in tre ne restano schiacciati, fortunatamente, per quanto divelta, la finestra non è andata in frantumi e bambini e donna riescono a scappare in un’altra stanza.

 

 

Mentre si cercano ancora i dispersi sotto le macerie dei palazzi distrutti dalle esplosioni, non si possono trascurare dettagli importanti: ci sono oltre 135 morti e 5mila feriti; si contano più di 100 dispersi e si stima che oltre 300mila persone siano rimaste senza casa, ma a questa lista nera delle disgrazie se ne possono aggiungere altre ancora.

 

La strage del porto di Beirut è dipesa da un pericolo noto (qualcuno potrebbe definirla una tragedia annunciata), infatti sarebbe stata determinata dal coinvolgimento secondario in un’altra esplosione, a carico di un deposito di fuochi di artificio, di un container di circa 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio presente nel porto di Beirut dal 2014.

 

I bambini di Beirut - fonte immagine: Twitter

I bambini di Beirut – fonte immagine: Twitter

Tutte le testimonianze, anche quelle video-fotografiche, riportano infatti di due esplosioni.

 

La magistratura e le autorità erano al corrente del container “incriminato” (è come sapere di avere in casa l’innesco potenziale di una bomba), ma la richiesta da parte dei responsabili doganali per la sua esportazione non è mai stata evasa positivamente, cioè l’autorizzazione a esportare l’ammonio che ha determinato questa strage non è mai arrivata.

 

Cos’è il nitrato di ammonio?

 

Il nitrato d’ammonio è un composto chimico che viene utilizzato come fertilizzante, ma anche per produrre esplosivi. Di fatto il nitrato di ammonio non è esplosivo di per sè, è un ossidante capace di amplificare gli effetti di un esplosione grazie alla ossigenazione del fuoco (ecco perché abbiamo scritto che è come sapere di avere in casa l’innesco potenziale di una bomba).

 

A Beirut tutto è partito dalla esplosione del deposito di fuochi di artificio ed è probabile che il nitrato di ammonio del container “incriminato” avesse già subito una contaminazione prima di tutto questo, per esempio potrebbe essere stato contaminato da dell’olio a vantaggio del coinvolgimento nella prima esplosione.

 

 

Ricordiamo che l’ammonio era lì dal 2014, ricordiamo che è una sostanza chimica dal potenziale pericoloso, ricordiamo che incautamente vicino al nitrato c’era il deposito di fuochi d’artificio dove è scoppiato l’incendio principale, innesco delle due esplosioni.

 

I bambini di Beirut

 

Una simile esplosione rilascia nell’aria una serie di inquinanti dannosi per la salute: la nuvola rossa del cielo di Beirut è carica di ossido d’azoto potenzialmente capace di ingenerare problemi respiratori. Impossibile non pensare di nuovo ai bambini.

 

Questa tragedia arriva in un paese vessato dall’emergenza Covid-19 e riduce in cenere uno scalo portuale nodale per l’importazione alimentare, soprattutto di grano.

 

Quattro ex primi ministri libanesi hanno unito le loro voci chiedendo congiuntamente l’istituzione di una commissione di inchiesta internazionale, mntre il ministro della salute libanese Hamad Hasan ha consigliato a chiunque possa farlo di andare via da Beirut. Il motivo di un simile allarme è che i materiali pericolosi sprigionatisi nell’aria dopo le deflagrazioni potrebbero avere effetti a lungo termine, anche mortali.

Adesso i bambini di Beirut meritano la massima attenzione e tutela mondiale, l’auspicio è che la loro salute non venga in nessun modo trascurata.



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