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Conseguenze psicologiche del Covid nei bambini

di Federica Federico

02 Novembre 2020

E’ un blog legato a Repubblica a consegnare a tutte noi la storia che oggi ha ispirato l’approfondimento di Vitadamamma sulle conseguenze psicologiche del Covid nei bambini, a raccontare dei propri figli e di sé come mamma è Giulia Melandri, 40 anni, madre di due bimbi, uno di 9 e l’altro di 4 anni. Le parole di Giulia fanno riflettere.

conseguenze psicologiche del Covid sui bambini

Mamma Giulia con il marito Gilberto e i figli – fonte immagine: https://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2020/10/29/le-cicatrici-della-pandemia/?ref=fbpd&refresh_ce

 

Prima di riprendere alcune tracce delle sue dichiarazioni, vorrei invitare tutte le mamme a fare un esercizio di memoria:

ripensatevi bambine, all’asilo o alla scuola elementare; riprovate per un attimo ad inseguire il filo dei pensieri di quelle età in cui, più che il domani, valeva fortemente lo sforzo di costruzione delle certezze attraverso atti semplici e abitudinari.

 

Giulia stessa ci ripensa e dice:

pensavo a me alla sua età (all’età del figlio di 9 anni, ndr), giocavo, correvo, ridevo spensierata con i miei compagni di classe e mi godevo la leggerezza di quegli anni.

La sua quotidianità, come quella dei suoi coetanei è monca, manca della parte più bella, lo stare insieme, la condivisione, poter giocare, toccarsi, rincorrersi, rotolare nell’erba, in giardino a scuola, scherzare.

 

Per parte mia, che come Giulia sono due volte mamma con i mie leggeri 42 anni, ricordo ancora il sapore buono del pane burro e zucchero con cui la suora della mensa ci curava quando qualcosa andava storto e il mal di pancia era mal d’animo.

 

Ricordo la mano piccola della mia compagna di banco quando a merenda facevamo a metà di tutto e le briciole cadevano sul banco condiviso.

 

Ripesco dalla memoria il profumo carezzevole di Suor Assuntina, la mia maestra delle elementari. Una buona maestra non ha paura di bagnarsi il petto con le lacrime dei suoi bambini.

 

Lo sforzo di questo scritto vuole essere quello di ricostruire le conseguenze psicologiche del Covid nei bambini attraverso l’analisi dello spazio esperienziale, cioè dei luoghi e dei modi della crescita dei nostri figli, nonchè di ciò che il Covid strapperà al bagaglio di esperienze e di ricordi di tutti i bambini di oggi.

 

Il SARS-CoV-2 improvvisamente ha distanziato l’oggi dalle nostre esperienze dall’ieri: come genitori siamo cresciuti in un mondo adesso completamente stravolto dal Covid e, noi adulti per primi, abbiamo difficoltà adattative.

 

Sono la mamma di due bambini di 9 e 4 anni che in seguito al lockdown dei mesi scorsi hanno riportato postumi psicologici.

– Giulia introduce così ciò che molte di noi stiamo vivendo – Mio figlio maggiore […] Ieri sera, poco prima di addormentarsi mi ha detto che aveva bisogno di parlarmi con calma e che avrei dovuto ascoltarlo con tutta la pazienza che avevo perché lui non si sente più sicuro di ciò che lo circonda, che tutta questa situazione lo destabilizza […]

L’ho abbracciato con tutta la forza e l’amore che avevo, ma mi veniva da piangere.

 

La prima delle conseguenze psicologiche del Covid nei bambini è l’insicurezza, più acuta dopo la soglia dei 6\7 anni.

 

Il bambino costruisce le proprie sicurezze su quello che vive e sperimenta in casa, a scuola, in palestra o in parrocchia. In questi luoghi seleziona adulti di riferimento sui cui comportanti modella i suoi stessi e, contemporaneamente, tesse la tela delle relazioni amicali.

 

Intorno ai 6\7 anni (lo diceva lo psicologo Jean Piaget che ha dato un’impronta determinante alla pedagogia moderna) il bambino inizia a ragionare in modo più maturo sulle conseguenze di un’azione, di una circostanza o di uno stimolo.

 

In questo momento i bambini ricevono dall’esterno stimoli contrastanti e destabilizzanti: è stato tolto loro il contatto fisico, l’abbraccio, il rapporto materiale col mondo dell’altro.

 

Durante la tregua estiva nessuno si è preoccupato di prepararli emotivamente all’annunciata ondata di ritorno, in verità non sono stati preparati nemmeno gli adulti, in molti sono scivolati verso una tendenza degenere e pericolosa alla sottovalutazione.

 

SARS-CoV-2 e insicurezze dei bambini, serve una nuova progettazione della vita sociale e relazionale.

 

La risposta del bambino all’insicurezza è il regresso: “Ho paura di non poter abbracciare la maestra se mi sento perduto, la paura mi fa piangere e quindi piango più di quanto non facessi prima del Covid”.

 

Il regresso si ferma mettendo la toppa di una nuova sicurezza, proprio laddove la coperta si è lacerata. Farlo non è così semplice perché la situazione non è complessivamente convincente nemmeno per noi genitori. Ed ecco che, rispetto alle conseguenze psicologiche del Covid nei bambini, bisogna avanzare per piccoli passi:

  • diamo ai bambini nuove autonomie: incontriamo una o due mamme al parco, ovviamente con i figli, sempre le stesse mamme in un rapporto fiduciario (cosiddetta bolla sociale), mantenendo il più possibile le distanze e istruendo con gradualità i bambini a rispettare le regole;
  • sostituiamo le vecchie abitudini con nuove testimonianze specchio degli stessi sentimenti: per esempio, inviamo un messaggino alla maestra su WhatsApp e in esso liberiamo il nostro affetto, sarà il sostituto del cioccolatino o del disegno che il bimbo poteva lasciare sulla cattedra;
  • facciamo una passeggiata all’aperto una volta al giorno stabilendo una nuova routine, pratichiamola in aree tranquille e non trafficate, spieghiamo ai bambini che la natura non ha fermato il suo corso, anzi in parte si è rigenerata e ripulita.

 

Traducendo tutto ciò in filosofia dell’animo, spingiamo i nostri figli a continuare a fidarsi del loro mondo percependolo come accogliente.

 

  • Educhiamo il bambino alle regole anti-Covid (mascherine, distanziamento e igiene delle mani) senza, però mai paragonare il virus a qualcosa di così piccolo e insidioso da essere invisibile, ingestibile o inevitabile. I bambini non devono diventare fobici bensì hanno il diritto di imparare a proteggersi.

 

Non abbiate paura di piccoli regressi, accogliete i bambini nel lettone se ne sentono di tanto in tanto la necessità, fategli una fetta di pane e Nutella in più, dedicate loro un’ora del vostro tempo strappata a qualcos’altro. In questo momento storico siamo noi genitori la sola “sicurezza che resiste ai cambiamenti del mondo”.

 

E’ arrivato il tempo di combattere per evitare che la distanza fisica persistente si traduca in distanza emotiva, dobbiamo costruire nuovi metodi, canali e strutture di consolidamento emotivo.

 

Passeggiate all’aperto, incontri di lettura di fiabe in riva al mare o in campagna, laboratori naturali di esplorazione, sono tutte attività che anche piccoli gruppi di genitori possono organizzare con successo.

 

Uno dei migliori suggerimenti per arginare e superare le conseguenze psicologiche del Covid nei bambini è fare ricorso alla memoria positiva.

 

L’infezione da Coronavrus non durerà per sempre, questo deve essere il messaggio di speranza per i nostri bambini e ragazzi. Con tenacia e resilienza scaviamo nella memoria dei loro ricordi più belli promettendogli che tornerà la possibilità di abbracciare e vivere come è stato in passato.

 

La rievocazione dell’abbraccio della maestra non vale come l’abbraccio stesso ma dà al bambino fiducia nel fatto che quell’abbraccio esista e lo attenda.



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