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Danubia Leida: in coma per la Covid, partorisce una bambina

di Maria Corbisiero

26 Febbraio 2021

Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di Danubia Leida, un avvocato di 38 anni, originaria di Maravilha, comune brasiliano situato nello stato di Santa Catarina, che ha contratto il virus SARS-CoV-2 durante le ultime settimane di gestazione.

Dopo tanto dolore e sofferenza causata dalla pandemia che stiamo ancora vivendo, Vita da mamma è felice di poter narrare una favola dal felice epilogo che vede riunirsi madre e figlia a quasi 3 settimane dalla nascita della piccola.

 

Danubia Leida: in coma per la Covid, partorisce una bambina

Danubia Leida: in coma per la Covid, partorisce una bambina.
Foto diritto d’autore: BUNDIT BINSUK© 123RF.com – ID Immagine: 156080840 con licenza d’uso.

 

Danubia Leida: in coma per la Covid, partorisce una bambina.

 

I fatti risalgono allo scorso Ottobre ma sono stati resi pubblici dai media locali solo negli ultimi giorni, ossia quando, infinitamente grata per il suo “lieto fine”, la neo mamma Danubia Leida ha voluto ringraziare pubblicamente i medici e tutti gli operatori sanitari che si sono presi cura di lei e che hanno reso possibile la nascita della sua bambina.

 

La futura mamma bis si è scoperta incinta all’inizio dello scorso anno, una gravidanza portata avanti senza alcun problema nonostante fosse in corso la pandemia, almeno fino alla fine di Settembre. In quel periodo infatti tutta la famiglia – Danubia Leida, il marito e la figlia maggiore – contrae il nuovo coronavirus ed inizia il periodo di isolamento.

“All’inizio non avevo sintomi molto forti – spiega la donna al portale G1 – ma, pochi giorni prima che l’isolamento finisse, ho iniziato a peggiorare”.

Il 6 Ottobre la situazione precipita, la futura mamma versa in gravi condizioni – le radiografie mostrano un polmone compromesso a seguito di una trombosi polmonare – e necessita di un’immediata assistenza medica. La donna viene così trasportata d’urgenza al nosocomio di Chapeco e ricoverata in terapia intensiva.

In accordo con il marito, i medici inducono Danubia Leida in un coma, la sedano, la intubano e la sottopongono ad un taglio cesareo d’urgenza nella speranza di salvare lei e la bambina che porta in grembo.

 

Maria Luiza nasce a 35 settimane senza poter vedere o abbracciare la sua mamma, un incontro mancato del quale la donna non ha avuto contezza.

“Quello che so è che hanno fatto una videochiamata con mio marito e hanno deciso di far nascere la bambina – ha spiegato – Tutto è andato liscio. Anche se non ricordo, queste sono le storie che le persone mi raccontano”.

Danubia Leida: in coma per la Covid, partorisce una bambina.

Danubia Leida: in coma per la Covid, partorisce una bambina.
Foto diritto d’autore: Олена Сушицьк © 123RF.com – ID Immagine: 121338859 con licenza d’uso.

 

Danubia Leida ha dovuto attendere 17 giorni prima di poter vedere la sua bambina per la prima volta.

 

Dopo il parto, i medici le hanno protratto il coma indotto per circa 17 giorni, fino a quando le sue condizioni non sono migliorate. Al suo risveglio la neo mamma ha istintivamente messo le mani sulla pancia pensando di aver perso la sua creatura, rassicurata dagli infermieri ha compreso che tutto fosse andato per il meglio solo dopo aver visto la sua bambina in videochiamata.

Il 25 Ottobre, ossia 19 giorni dopo la nascita di Maria Luiza, Danubia Leida viene dimessa dall’ospedale e può finalmente stringere tra le braccia la sua piccola.

 

La donna è tornata successivamente in ospedale per ringraziare personalmente tutti gli operatori sanitari che si sono presi cura di lei e della figlia, ringraziamenti che ha voluto ripetere pubblicamente alcuni giorni fa attraverso un’intervista rilasciata al portale d’informazione brasiliano G1.

Oltre a manifestare la propria gratitudine, Danubia Leida ha voluto ricordare quanto sia importante la prevenzione della malattia, l’uso delle mascherine e del gel disinfettante ed il mantenimento delle distanze interpersonali, ma soprattutto ha sottolineato una grande ma triste verità: le persone credono nell’esistenza e nella gravità della Covid-19 solo quando questa colpisce un proprio familiare.

 

 

 



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