La bronchiolite è una infezione virale acuta che aggredisce le basse vie respiratorie (bronchi e bronchioli) del neonato e del bambino piccolo, ha infatti la sua massima incidenza sotto i 12 mesi di vita, con una particolare frequenza tra i 6 mesi e l’anno d’età e con una stagionalità tipica dei virus influenzali e parainfluenzali, per cui i casi di bronchiolite aumentano tra novembre e marzo.
Che cos’è la bronchiolite
Le mamme la riconoscono come un’affezione alle vie respiratorie,si accorgono che il bambino respira male; i medici sanno che nel 75% dei casi l’agente patogeno responsabile dell’infezione è il virus respiratorio sinciziale (il cui acronimo è VRS).
Attenzione alla causa della bronchiolite: alle mamme va detto che il VRS non è il solo responsabile della bronchiolite potendo dipendere, anche se in percentuale minore, da Rhinovirus, Virus Influenzali o Virus Parainfluenzali. Tutti questi virus, il virus respiratorio sinciziale in modo particolare, sono capaci di innescare un processo infiammatorio che determina un aumento di muchi, la conseguente ostruzione delle vie respiratorie e quindi difficoltà proprio a respirare.
Che cosa sono i bronchi e i bronchioli
Il pediatra dice subito alla mamma che la bronchiolite è un’infezione delle vie respiratorie a carico di bronchi e bronchioli. Ma non tutte noi sappiamo cosa siano di preciso i bronchi e i bronchioli, proviamo a chiarirlo partendo da un’immagine, quella di un albero rovesciato (vedi foto che segue):
Bronchi e bronchioli all’interno dei polmoni sembrano un albero rovesciato. Due sono i bronchi principali: bronco destro e bronco sinistro, sembrano i fusti portanti dell’albero; mentre i bronchioli sono tutte le piccole diramazioni terminali dell’albero stesso, ovvero i rametti che possiamo notare nell’immagine e che si diramano all’interno dei polmoni. Queste diramazioni, che abbiamo paragonato alle ramificazioni dell’albero, sono minuscole, infatti hanno un diametro inferiore a un millimetro.
Come si riconosce la bronchiolite, sintomi tipici e sintomi di esordio
Quando la bronchiolite esordisce somiglia molto a una banale influenza:
- comunemente comincia con una febbricola che appare non preoccupante (in genere la febbre della bronchiolite non è alta, 37.5-38.0);
- si manifesta altresì con i sintomi usuali di raffreddamento (raffreddore, rinite, muco, moccio, tosse).
Sintomi tipici sono:
- la caratteristica tosse da bronchiolite: secca, persistente e incidente sulla respirazione, provoca difficoltà respiratoria;
- l’apnea è un sintomo già importante di bronchiolite: il bambino va in apnea quando tossendo resta asfissiato, ovvero fa una pausa respiratoria. Nei casi più seri l’apnea può determinare cianosi , vale a dire colorito bluastro-violaceo, riconoscibile intorno alle labbra e nella zona del volto. Gli episodi di apnea meritano una valutazione da parte del pediatra e non vanno mai sottovalutati.
Prima di arrivare a un simile livello di gravità, il corpo del bambino lancia altri segnali, due, in particolare, sono sintomi spia a cui il genitore deve prestare molta attenzione:
- La difficoltà del neonato e del bambino ad alimentarsi
- Il respiro anomalo
Come si riconosce la bronchiolite: il respiro anomalo
Come riconoscere il respiro anomalo? La bronchiolite determina un aumento della frequenza respiratoria, in corso di malattia si stima che i bambini anche piccolissimi arrivino a più di 60 atti respiratori al minuto (ogni atto respiratorio comprende inspirazione ed espirazione). Quando questa frequenza aumenta, mamma e papà possono notare l’affaticamento respiratorio del bambino dalla cosiddetta respirazione di pancia: osservando il busto del bimbo si nota che gli atti respiratori si accompagnano a dei rientramenti intercostali (i muscoli sembrano contrarsi verso l’interno nella zona tra le costole).
Altra espressione tangibile della difficoltà respiratoria è il cosiddetto alitamento delle pinne nasali e i genitori possono riconoscerlo nel volto del bambino quando notano che il piccolo respirando sforza l’apertura delle cavità nasali: il bambino inspira allargando le pareti delle narici, quando espira queste stesse tendono a stringersi verso l’interno ostruendo la narice.
Come si riconosce la bronchiolite: difficoltà del bimbo a bere il latte e a mangiare
Molto più semplice è, invece, il riconoscimento della difficoltà del bambino ad alimentarsi: il bimbo deglutisce male, questo avviene anche nel neonato che, carico di muchi, manifesta difficoltà a ingoiare il latte e a succhiare dal seno o dalla tettarella del biberon. Questo sintomo spia non è trascurabile perché la mancata alimentazione, soprattutto nel lattante, può velocemente, se non immediatamente, determinare disidratazione.
A sua volta, la disidratazione è riconoscibile da una riduzione della quantità di pipì. Quando il bimbo è influenzato, quindi non solo quando ha la bronchiolite, o comunque quando è affetto da una patologia respiratoria ed è sovraccaricato di muchi, abbiate cura di monitorare la sua idratazione anche tenendo conto di quanti pannolini carichi di pipì cambiate al giorno.
Come si fa la diagnosi di bronchiolite
Solo il medico può fare diagnosi, questo vale sempre, non solo per la bronchiolite. Non cercate su Dottor Google, non chiedete nei gruppi segreti di mamme, non improvvisatevi dottori! Se osservate nel bambino uno dei sintomi appena descritti, contattate prontamente il pediatra. Quella della bronchiolite è una diagnosi clinica: in parole comprensibili alle mamme, il bambino viene visitato dal pediatra che fa la sua diagnosi.
Identificare con precisione il microrganismo responsabile dell’infezione non è producente ai fini della diagnosi e nemmeno è sempre necessario, quindi non si fa per protocollo; a titolo informativo, si sappia che per farlo si analizzano le secrezioni respiratorie nelle quali il virus si annida. Non è producente ai fini della diagnosi nemmeno la radiografia del torace, quest’ultima si può rendere necessaria, però, per escludere quadri respiratori più compromettenti, come potrebbe essere la broncopolmonite. In sede di esame clinico, ovvero quando viene visitato dal pediatra, al bambino viene sempre misurata la saturazione del sangue che stabilisce il livello di ossigeno nel sangue, questo valore è utile a fare il punto sulla gravità clinica della malattia.
L’ossigenazione del sangue si misura col saturimetro, simile a una molletta in cui il bambino infila il dito, di mano o piede, il sensore a dito dell’apparecchio si collega a un monitor oppure ha un display sulla sua faccia superiore e segna il valore della saturazione arteriosa di ossigeno.
Qual è il livello di saturazione a partire dal quale il bambino con bronchiolite viene ricoverato?
- Valori di saturazione arteriosa fisiologica sono quelli che si assestano tra 95 e 100%;
- Valori di saturazione compresi tra il 90 e il 95% sono indicatori di una parziale assenza dell’ossigeno nel sangue (cosiddetta lieve ipossia);
- Valori al di sotto del 90% sono segnali di allarme e indicano una severa insufficienza di ossigeno nel sangue (cosiddetta grave ipossia).
- Il ricovero ospedaliero di un bambino scatta inevitabilmente non appena i valori rimangono inferiori a 92% .
Dinnanzi a grave ipossia i bambini possono essere sottoposti a emogasanalisi arteriosa, nient’altro che un piccolo prelievo di sangue la cui analisi valuterà la concentrazione di anidride carbonica nel liquido ematico. Alle mamme va chiarito che un eccesso di anidride carbonica nel sangue determina un ulteriore aggravamento dei problemi respiratori, ciò rende l’emogasanalisi importantissima per la cura del bambino. Ma come si porta il bambino alla guarigione dalla bronchiolite?
Come si cura la bronchiolite
La bronchioli va curata seguendo le indicazioni del medico, anche qui non vale il fai da te o il sentito dire, tanto più perché non esiste una cura specifica per questa infezione, la terapia che il pediatra prescrive è sempre supportiva e si basa sulla soggettività del bambino e sulla sua reattività. Per curare la bronchiolite è necessario che il bambino sia idratato e che mantenga un sufficiente valore della saturazione del sangue.
- Nei casi meno gravi è consigliabile far bere il bambino spesso e a piccoli sorsi, sotto questo aspetto i neonati gestiti a casa vanno trattati allo stesso modo dei bimbi più grandicelli. Nella terapia domiciliare la pulizia del nasino è fondamentale, tenendo le vie aeree pulite dal muco si favorisce l’alimentazione e, soprattutto nel neonato, si minimizza il rischio di disidratazione.
- L’idratazione può essere garantita, nei casi più gravi e in ospedale, con sondino naso gastrico o con flebo fluido terapia endovenosa.
- Mentre solo l’ossigenoterapia può supportare livelli di saturazione insufficienti.
Cura della bronchiolite e antibiotici
La bronchiolite è sempre di natura virale, questo significa che non servono gli antibiotici. Attenzione: la scelta del ricorso alla terapia antibiotica può essere compiuta dal pediatra in circostanze particolari, comorbidità (che vuol dire quadro clinico in cui sono presenti più malattie), pazienti immunocompromessi o accertata contemporanea infezione batterica.
Quanto dura la bronchiolite
Il tempo necessario per guarire dalla bronchiolite è lungo: la bronchiolite dura tanto, la sola fase acuta va dai 5 ai 7 giorni e non di rado i miglioramenti visibili si palesano dopo la prima settimana – 10 giorni. Se alla classica domanda relativa ai sintomi distintivi (ovvero a come si riconosce la bronchiolite) si può anche rispondere che è la tosse secca e persistente a caratterizzare la malattia; questa stessa tosse è la giusta risposta anche ad un altra domanda ricorrente: “Qual è il sintomo più persistente della bronchiolite?”
Pertanto che le mamme ne siano consapevoli: la tosse da bronchiolite tarda a scomparire e resta lungamente come strascico della malattia. Abbiate pazienza e seguite la cura nei modi e nel tempo indicati dal medico.
Si può avere una ricaduta di bronchiolite
È possibile che la bronchiolite ritorni, la classica ricaduta non è esclusa perché, dopo essere entrato in contatto con li virus, il bambino sviluppa sì gli anticorpi, ma non l’immunità. Gli anticorpi e la cosiddetta memoria anticorpale hanno una soggettività non prevedibile. Fate sempre attenzione, dunque, alla prevenzione.
Come si trasmette la bronchiolite
Come la maggior parte delle patologie respiratorie, il virus della bronchiolite si trasmette per via aerea veicolato della saliva o dalle secrezioni nasali. Sono, quindi, veicoli di contagio gli starnuti e il moccio o la saliva che si propaga in forma di droplet nei colpi di tosse dei bambini infetti.
I droplet sono le micro goccioline di liquidi (saliva e muco) infetti, per la loro dimensione micro si disperdono nell’aria e sulla spinta di tosse e starnuti propagano i contagi.
Come si previene la bronchiolite
Chiaro è che l’aggressione virale incide su un organo delicato quanto in via di sviluppo nel neonato: i bronchi; chiaro è che la difficoltà respiratoria è fortemente impattante sulla vita, basti pensare che l’accumulo di muchi interferisce negativamente anche con l’alimentazione e se il neonato ha difficoltà a succhiare il latte ne avrà anche a crescere; chiaro è che un bambino che inspira ed espira in modo anomalo mette in crisi il genitore, ancor di più se la sintomatologia si allarga a tosse e febbriciattola. Ci chiediamo allora come non arrivare a tutto questo.
La migliore prevenzione è la medesima adottata per prevenire le infezioni respiratorie, ovvero:
- Lavare le mani spesso;
- Evitare il contatto del neonato e del bambino con chiunque abbia sintomi influenzali;
- Non condurre il neonato e il bambino in luoghi chiusi e affollati;
- Evitare l’esposizione del neonato e del bambino al fumo passivo, considerato un’importante condizione di aumento del rischio di tutte le affezioni respiratorie;
- Lavare i giocattoli regolarmente;
- Evitare che il bambino scambi i suoi giochi con quelli di altri bimbi, per esempio al parco o in ludoteca;
- Rispettare la convalescenza dei piccoli malati e tenere il bambino infetto a casa fino a quando i sintomi non sono passati reinserendolo in comunità, soprattutto nella comunità scolastica, solo previo parere positivo del pediatra;
- Favorire l’allattamento al seno.
Bronchiolite e allattamento
La mamma che ha l’influenza non deve smettere di allattare, l’allattamento al seno è considerato un fattore di protezione dalla bronchiolite e non solo. Con il latte di mamma il bambino riceve copertura anticorpale, ma anche quelle importanti proteine che sostengono la crescita e lo sviluppo del bambino e ne attivano il sistema immunitario.
Cosa fare e non fare se la mamma che allatta è raffreddata
- Non interrompere l’allattamento;
- Utilizzare la mascherina durante le poppate se la mamma tossisce o starnutisce spesso;
- Lavare le mani prima della poppata.
Vaccino antinfluenzale e bronchiolite
Tenuto conto dell’età del bambino, il vaccino antinfluenzale può relativamente aiutare, è di aiuto in relazione a quello spettro di casi in cui la bronchiolite è conseguenza di Rhinovirus, Virus Influenzali o Parainfluenzali. Sta di fatto che questa malattia resta legata al virus respiratorio sinciziale nella maggioranza dei casi (75% dei casi).
Bronchite asmatica e bronchiolite
La bronchiolite non va confusa con la bronchite asmatica. La bronchiolite interessa i bambini molto piccoli, fino all’anno di vita, dopo diventa assai più rara. Nei bimbi più grandi l’affezione delle medesime aree respiratorie prende il nome di bronchite asmatica con broncospasmo.