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Marco Simoncelli: il rimpianto di papà Paolo

Ad 11 anni dalla morte di Marco Simoncelli, il dolore ed il rimpianto di papà Paolo risuonano più forte che mai

di Maria Corbisiero

24 Ottobre 2022

Marco Simoncelli: il rimpianto di papà Paolo

Il 23 ottobre del 2011 Marco Simoncelli moriva a soli 24 anni. Nessuno ha mai dimenticato il suo corpo riverso sull’asfalto del circuito di Sepang, vittima di un incidente avvenuto in curva 11 pochi minuti dopo la partenza del Gran Premio della Malesia. Un dolore oggi più vivo che mai, soprattutto nel cuore di Paolo Simoncelli, padre del pilota di MotoGP, il cui unico rimpianto è legato all’asciugamano indossato dal figlio poco prima della sua ultima gara.

Marco Simoncelli: 11 anni senza il SIC 58

Oggi Marco avrebbe 35 anni (è nato il 20 gennaio 1987) e, seppur la morte lo abbia portato via giovanissimo, lui continua ad essere presente sulle piste e nei ricordi degli appassionati e non di motociclismo.

È possibile vedere Marco nel 58 che sfreccia sui rettilinei e nelle curve dei circuiti in cui si corre il motomondiale, portato con fierezza dai piloti del team Sic58 squadra corse. Marco Simoncelli è nella fondazione omonima creata da papà Paolo, impegnato ad affrontare ogni giorno la gara più bella ed importante, quella della solidarietà.  Ma soprattutto il SIC è nel cuore di coloro che l’hanno amato e mai dimenticato.

 

“Quel ragazzo l’abbiamo sempre nella testa, è normale: la sera prima di addormentarti e la mattina quando apri gli occhi. Non voglio essere patetico, dico solo la verità”.

Queste le parole di papà Paolo che in questi giorni è stato più volte intervistato da giornali e reti televisive per una duplice occasione. Come nel 2011, domenica 23 Ottobre si è svolto a Sepang il Gran Premio della Malesia, proprio come quella maledetta domenica di 11 anni fa.

Certo, in questi anni Paolo Simoncelli è tornato più volte su quel circuito e più volte ha calpestato quell’asfalto insieme ai giovanissimi piloti del Sic58 squadra corse, team di Moto3 che gestisce dal 2012. Eppure, nonostante la regolare ciclicità delle gare, mai vi era stato in quello stesso doloroso giorno.

23 Ottobre 2011 – 23 Ottobre 2022

“Quest’anno il 23 ottobre cade di nuovo di domenica e la gara si disputa su questa stessa pista […] Se sono ancora qui dopo undici anni, nonostante tutte le difficoltà, è perché lui è vivo dentro di noi, che lo ricordiamo come meglio sappiamo fare: correndo”.

Il ricordo di Marco Simoncelli è più vivo che mai nel cuore di papà Paolo e nel suo team che con grande orgoglio e passione indossa i colori che un tempo erano appartenuti al giovane pilota della Honda. Un dolore che oggi torna prepotente e prorompente su quella stessa pista che l’ha visto correre per l’ultima volta.

Manchi Come L’Aria Marco, no anzi di piùscrive il papà di Marco il cui unico rimpianto riguarda l’asciugamano che il pilota ha indossato alla rovescia poco prima della sua ultima partenza.

 

Il rimpianto del papà di Marco Simoncelli

Era il 2021 quando Paolo Simoncelli veniva intervistato da Giudo Meda nel programma Sky On the road again”. Durante il tragitto in moto che da Rimini li ha portati a Misano, papà Paolo ha parlato del figlio, della loro passione per le moto e di quel legame che nemmeno la morte è riuscito a spezzare.

Tra i bei ricordi familiari spicca però l’unico rimpianto che il padre di Marco Simoncelli afferma di avere, legato ad un presagio di morte purtroppo rivelatosi veritiero.

“Io non ho nessun rimpianto. L’unico rimpianto della mia vita è quello: non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male”.

Papà Paolo fa riferimento all’asciugamano giallo che Marco aveva poggiato sul capo mentre era sulla griglia di partenza del circuito di Sepang, un’immagine che lui oggi lega ad uno strano presagio.

“Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra. Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili”.

Sappiamo tutti qual è stato l’epilogo, un dolore che ancora oggi fatica ad affievolirsi.

 


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