Blanco ha preso a calci le rose sul palco dell’Ariston, ha ribaltato i supporti che le contenevano, ha spezzato i rami, mandato all’aria le foglie, sbattuto e rotto tutto. Se provassimo a decontestualizzare l’atto del cantante sarebbe facile definirlo con un solo termine: vandalismo. Ma il luogo in cui si è consumato e i simboli che ha violentato meritano una riflessione maggiore che non può non rintracciare il nostro tema, ovvero l’educazione.
Blanco spacca tutto sul palco, qual è il messaggio che passa attraverso lo schermo della TV
Blanco aveva appena calcato le scene per riportare indietro le lancette del Festival sino al successo di Brividi che, insieme a Mahmood, ha riproposto ieri sera al pubblico dell’Ariston.
Sullo stesso palco, a brevissima distanza, il cantante avrebbe dovuto presentare anche il suo nuovo singolo, dal titolo “L’isola delle rose”, l’esibizione però è stata limitata da un problema tecnico: mancava il ritorno della voce in cuffia. Insoddisfatto dall’inconveniente, dopo aver tentato di segnalarlo, Blanco ha preso a calci le rose, sfasciato i supporti che le contenevano, mandato all’aria fiori e foglie.
Avrebbe potuto comportarsi diversamente?
L’artista avrebbe potuto fermarsi e alzare bandiera bianca chiedendo di risolvere il guasto; avrebbe potuto cantare comunque, salvo chiedere conto successivamente dell’inconveniente; avrebbe potuto ballare, scendere tra la gente e stringere mani, invece, “per divertirsi comunque” (come lui stesso ha ammesso), ha scelto di prendere a calci le rose.
Cos’è un calcio? È un gesto violento, fa uso della forza fisica imprimendola contro un corpo esterno e manifesta una incontenibile rabbia; stesso scopo e ragione hanno le azioni correlate che Blanco ha manifestato per tutto lo scorrere della musica, come prendere i supporti delle rose e ribaltarli.
Il fatto che nessuno, nemmeno il padrone di casa lo abbia prontamente fermato, non è secondario: lasciandolo libero di esprimere le sue emozioni negative, il “dolore” (mal gestito) di Blanco è stato reso parte dello spettacolo e non può certo definirsi come una parte positiva della serata.
Il linguaggio non verbale è comunque comunicazione
Il nostro corpo parla, parlano le nostre azioni e così si catalogano i comportamenti, si definiscono e trovano forma anche nella percezione sociale che di noi hanno gli altri. In pedagogia si chiama TOM (Teoria della Mente) ed è una vera competenza: intorno ai 3-4 anni il bambino incomincia a comprendere l’altro e a prevederne le razioni, capisce anche quale può essere la ricaduta delle sue azioni.
Blanco non immaginava forse di essere fischiato (se non massacrato) dal pubblico? Peraltro, lo stesso pubblico che ha rumorosamente biasimato il gesto del cantante, ha tratto un respiro di sollievo quando ha saputo che Blanco non avrebbe ripetuto la sua esibizione.
Certamente Blanco avrebbe potuto ben presumere e figurarsi le conseguenze del suo agire, malgrado ciò se l’è presa con le rose di Sanremo. Ha distrutto i fiori nel luogo in cui essi sono simbolo di fatica, lavoro, impegno e tradizioni, contemporaneamente ha maltrattato il palco del Festival che celebra e rappresenta la musica e nel nostro Paese ne è “tempio”.
Sono state violate più “Chiese”:
- il rispetto di un palcoscenico che onora lo spettacolo buono della musica;
- i fiori emblema di una città che merita rispetto;
- ed è stata spettacolarizzata la violenza, proprio in un momento storico in cui si combatte per fermarla a tutti i livelli dal bullismo, alla discriminazione di genere sino alle guerre.
Come possiamo interpretare l’accaduto noi genitori?
Stamani mi sono imbattuta nella revisione critica dei fatti Stefano Rossi di Didattica Cooperativa, l’autore di “Mio figlio è un casino”. Il suo punto di vista è la migliore lente che si possa fornire alle mamme e ai papà per leggere quanto accaduto.
Qui di seguito l’opinione di Stefano Rossi come condivisa su Facebook dall’autore:
“Quello che è accaduto ieri a Sanremo – scrive Stefano Rossi – ci aiuta a comprendere un aspetto fondamentale nell’educazione emotiva di figli e studenti. Blanco (il cantante) ha un problema tecnico durante l’esibizione. Invece di fermarsi, chiedendo di sistemare l’auricolare, inizia a prendere a calci tutti i fiori presenti sul palco. Il BAMBINO IMPERATORE è incapace di regolare le proprie emozioni. In preda all’ira perde il controllo di se stesso. Amadeus interviene come il tipico GENITORE ZUCCHERO FILATO. Invece di redarguire il giovane inizialmente minimizza l’accaduto e, di fronte ad un pubblico inferocito, prova a giustifica l’ingiustificabile. Il genitore zucchero filato non comprende che le regole sono un dono d’amore. Il bambino imperatore, a cui tutto viene concesso, è in realtà un bambino angosciato incapace di controllare se stesso. Quando Amadeus chiede al ragazzo, sempre con fare amicale, ragioni del comportamento, il cantante minimizza l’accaduto:
– L’audio non funzionava, volevo divertirmi lo stesso e ho pensato di distruggere tutto.
Il pubblico fischia ma il genitore zucchero filato continua a fare l’avvocato del giovane imperatore.
– Potete fischiare, ma Blanco tornerà sul palco a cantare.
C’è un elemento ulteriore su cui riflettere. Le regole sono un dono d’amore anche per una seconda ragione. Blanco non si mostra dispiaciuto per il suo comportamento. Ridacchia e sbeffeggia lo stesso Amadeus che ha tentato di giustificarlo. Il bambino senza regole diventerà un uomo senza empatia. Un imperatore che pensa che tutto gli sia dovuto. Un imperatore che finirà senza regno e che, alla fine, non potrà più tornare sul palco.” (Virgolettato tratto da Stefano Rossi di Didattica Cooperativa)
L’importante è gestire le emozioni, i giovani vanno aiutati a farlo
Blanco, in sintesi, ha fallito nella regolazione delle sue emozioni. Questa, ovvero l’attitudine alla gestione emozionale di sé, è una tematica che deve diventare di interesse comune, soprattutto perchè viviamo in una società che ha dimostrato ancora una volta di poter tollerare tutto, anche la violenza.
Insomma in mezzo a tanta buona musica, mentre Chiara Ferragni urlava al mondo che le donne non sono solo mamme (e viva Dio ora se ne parla persino pubblicamente), è sbucata lei: “la violenza” e, a tradimento, è riuscita a rovinate tutto!