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Foto dei figli sui social: quali pericoli e come prevenirli

I genitori possono postare foto dei figli sui social, tuttavia corrono rischi spesso ignoti a loro stessi, come lo sharenting. Qui info utili e consigli per evitare i rischi.

di Federica Federico

02 Ottobre 2024

Foto dei figli sui social: i rischi dello sharenting - Vita da Mamma

Pubblicare le foto dei figli sui social rappresenta una scelta che ha a che fare con la comunicazione genitore-figlio, con l’educazione relazionale e familiare del bambino e degli adolescenti e, infine, col buon senso. Senza considerarne le conseguenze, nel breve e lungo termine, molti genitori postano in rete immagini e video di cui sono protagonisti i minori.

 

Sharenting e over-sharenting, cosa sono

Per sharenting si intende l’esposizione costante (quindi la sovraesposizione) dei minori in rete da parte dei loro stessi genitori e senza che i figli siano in grado di esprimere il loro consenso. Il termine deriva dall’associazione di share (condividere) e parenting (genitorialità) esprime, infatti, l’agito dei genitori che condividono online contenuti digitali, come foto e video, che ritraggono figli minori.

 

Avere un profilo social è divenuto un fenomeno di costume. All’interno delle diverse piattaforme noi adulti, che non siamo nativi digitali, ci adattiamo al linguaggio e alla comunicazione di ciascun contesto, da Facebook a Instagram e fino a TikTok. Spesso ricerchiamo il consenso delle community al punto tale da “assecondare” la telecamera e ne nascono comportamenti adattativi lontani dal nostro consueto e maturo modo di relazionarci agli altri. Così, l’io social assume una propria forma e identità, quasi mai esattamente corrispondente all’io privato

 

Nella ricerca insistente di essere un soggetto attivo delle comunità social, ciascuno di noi corre il rischio di perdere il controllo sulla quantità e qualità di informazioni personali immesse in rete. Ciò ha un peso specifico maggiore quando la rete si ciba di informazioni relative ai minori.

 

I contenuti social in cui compaiono i bambini sono più ingaggianti

Troppo spesso le foto dei figli su Facebook sono postate per accrescere il seguito dei profili social dei genitori, qualche volta il bisogno di consenso scatta inconsciamente e non necessariamente per ragioni di lucro. Persino la scuola o le associazioni, quelle sportive, culturali o religiose, hanno assunto come prassi la divulgazione di immagini in cui compaiono i bambini e senza alcun filtro.

 

Tutti, nessuno escluso, beneficiano della presenza dei minori nelle foto per aumentare la diffusione dei post. Si stima, infatti, che, a parità di argomento i contenuti social costruiti intorno ai bambini, riescano ad essere più ingaggianti di almeno il 20%.

 

La quantità di immagini e di informazioni immesse in rete quotidianamente è enorme, quella che ha a riguardo minori è maggiormente predisposta a virilizzarsi. Ed è tale e tanto il materiale che ha ad oggetto le immagini dei minori in rete che non si parla più di semplice sharenting  ma piuttosto di over-sharenting.

 
Foto dei figli sui social: i rischi dello sharenting e come cautelare i minori - Vita da Mamma
Foto dei figli sui social: i rischi dello sharenting e come cautelare i minori – Vita da Mamma (Foto di Lee Murry da Pixabay)
 

La privacy, quella sconosciuta

Siamo tutti in rete, questo è un dato di realtà! Tuttavia, anche rispetto all’esigenza di stare al passo con i tempi, è indispensabile ricercare un giusto equilibrio tra la vita online e off line

 

Un termine dei giorni nostri è onlife, usato per indicare il rischio di vivere una vita in connessione, ovvero sovraesposta e in totale dispregio della privatezza confondendo il piano virtuale con quello reale.

 

Per quanto l’iper-connessione abbia eroso la privacy questa resta un valore che va trasmesso ai bambini, quantomeno resta una responsabilità della comunità educante per evitare che i nostri figli divengano giovani irrispettosi della propria immagine e non curanti della privatezza.

 

Immettere foto dei figli sui social, quali sono i rischi?

Più immagini dei nostri figli postiamo in rete più rischiamo di:

  • violarne la privacy;
  • costruire per loro una identità digitale precoce e filtrata dai nostri occhi adulti e di genitori;
  • diffondere materiale e contenuti manipolabili, seppure illegalmente;
  • fornire a chiunque informazioni sensibili.
 

La Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza impone alla comunità educante la tutela della privatezza dei minori, lo ribadisce il GDPR, ovvero il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati. È innegabile che l’immissione in rete di immagini, video e dati relativi ai nostri figli ne viola lo spazio privato. Sempre più spesso ciò accade sin dalla nascita.

 

Non tutti i genitori sanno che attraverso il materiale (foto e video, oltre ai post) che pubblichiamo in rete si costruisce nel tempo un ritratto digitale. Ad esso chiunque può risalire mettendo insieme i pezzi del puzzle, stiamo parlando della costruzione della cosiddetta identità digitale. Quando questa costruzione principia sin dalla nascita del bambino la sua formazione è inficiata da due vizi sostanziali:

  • chi decide cosa rendere pubblico e come non è il soggetto stesso delle immagini e dei video (cioè non è il bambino) ma il suo tutore legale (che non sta però qui agendo a diretto e immediato vantaggio del minore),
  • il minore non è in condizione di autorizzare la divulgazione delle sue immagini.
 

La Polizia Postale raccomanda di vigilare sulla qualità dei contenuti che diffondiamo in rete. I bambini non dovrebbero mai essere riconoscibili; pertanto, porre emoji e emoticons sul volto dei minori in foto è una forma di tutela. 

 

Su questo stesso portale, ho già affrontato il tema in un approfondimento di cui riporto uno stralcio: “Mettere emoji o emoticons sulle foto dei bambini permette alla mamma di condividere un bel momento, un’emozione vissuta o una circostanza preservando la privatezza del figlio. Questa scelta non è contestabile, nemmeno può lasciare spazio a polemiche. Un domani il bambino non avvertirà di essere stato esposto o violato in alcun modo. In genere chi usa mettere emoticons sulle foto dei bambini è comunemente più cauto anche nella condivisione delle immagini sui social” (per la lettura integrale: “Mettere emoticons sulle foto dei bambini per coprirne il volto, spiegato il senso”).

 

Furto d’immagine

Ai più la sottrazione e la manipolazione delle immagini private appare come una lontana eventualità, invece può accadere che immagini comuni o persino banali, ai nostri occhi, vengano rubate e manipolate per farne materiale di losco interesse.

 

Sappiate, inoltre, che costruire un’identità digitale del minore è un rischio: i malintenzionati che sfruttano la rete alla ricerca di occasioni di contatto con i bambini si cibano di queste informazioni. Vi basti leggere ciò che riporta la Polizia Postale in merito: “Altri (malintenzionati, NdR.) ancora utilizzano la rete per avere contatti con bambini, fare discorsi con loro, spingerli ad un incontro finalizzato a realizzare, prima o dopo, un abuso”, l’adescamento è una realtà che noi genitori dobbiamo conoscere per cautelarci. 

 
Consenso di entrambi i genitori per postare le foto dei bambini in rete - Vita da Mamma (Foto di A. Debus da Pixabay)
Consenso di entrambi i genitori per postare le foto dei bambini in rete – Vita da Mamma (Foto di A. Debus da Pixabay)

Le foto dei figli postate in rete sono un atto di straordinaria amministrazione

I figli non sono nostri e nemmeno è nostra la loro immagine, anche se la giustificazione più comune sulla bocca die genitori che fanno over-sharenting è: “Il figlio è mio e faccio ciò che voglio”.

 

Comunemente il limite di età per accedere come soggetto attivo delle piattaforme social è 13 anni, tuttavia i genitori, de facto, anticipano oltremodo questo accesso. 

 

La legge vuole che entrambi i genitori siano d’accordo alle pubblicazioni online di contenuti legati ai minori.

 

Questa breve premessa svela l’importanza che legalmente viene riconosciuta all’immagine del minore e sottolinea come le piattaforme stesse si cautelano accogliendo il principio legislativo. Ammettendo la necessità che mamma e papà siano d’accordo a postare le foto dei bambino online, la legge italiana qualifica la diffusione delle immagini dei bambini come atto straordinario e non come ordinario atto di disposizione gestibile separatamente dalla mamma o dal papà.

 

Eppure ai genitori questa importanza riconosciuta ex lege sembra trascurabile.

 

La legge del consenso per postare le foto dei figli sui social

In un mio intervento sul tema minori e divulgazione delle loro immagini in rete, pubblicato sul portale Deabyday, ho richiamato l’attenzione della comunità educante al DL 101 del 2018, qui “la legge italiana ancora la pubblicazione della foto di un minore alla prestazione del consenso di entrambi i genitori, laddove il figlio abbia compiuto il 14esimo anno d’età egli stesso deve essere introdotto in questo consenso.” 

 

Visto così il 14esimo anno d’età rappresenta un momento di partenza da cui ragionare insieme; non sono più i genitori, in accordo, a decidere sulla diffusione delle immagine del bambino ma i figli, accompagnati e supportati da mamma e papà, intervengono per loro stessi. 

 

Pubblicare le foto dei figli sui social, cosa dire a chi non riesce a farne a meno

Sarebbe corretto non pubblicare una cronistoria della vita del bambino ed evitare contenuti e immagini capaci di rivelare dati troppo sensibili.

 

Agli adulti va ricordato che ogni contenuto immesso in rete è esportabile in molti modi diversi, per esempio una foto non si può solo scaricare ma anche ritagliare salvando lo schermo o l’immagine stessa, cosiddetto shot o screen shot.

 

Pertanto sarebbe un bene costruire una scala di valori attraverso cui stabilire i criteri di pubblicazione di un’immagine distinguendo tra foto da mantenere private e foto pubblicabili.

 

L’esortazione è quella di evitare immagini che possano imbarazzare il bambino o metterlo in difficoltà, ragionando anche in una prospettiva futura. Per esempio, un domani, quando sarà un preadolescente, tuo figlio potrebbe non gradire la pubblicazione della sua immagine in mutandine accento al vasino colmo e con l’esplicita didascalia: “Che bella cacca!” 

 

Ciò senza considerare che talune foto, ai nostri occhi di genitori, appaiono divertenti, buffe o ironiche, ma potrebbero diventare uno strumento di vessazione se cadessero nelle mani sbagliate (per esempio quelle di un bullo).

 

Minori e immagini postate in rete, cosa non pubblicare Mai

Mai pubblicare foto capaci di attrarre interessi perversi: bambini spogliati, bambini nel bagnetto, eccetera. Anderebbero assolutamente evitate e in generale discusse con i figli tutte le immagini, anche i selfie dei preadolescenti, sessualizzate o ammiccanti

Bisognerebbe, inoltre non trasformare mai i figli nell’oggetto di attività personali, come attività di lavoro o promozione di prodotti a uso economico e commerciale.

 

Infine, siccome tuo figlio un giorno leggerà ciò che hai lasciato impresso in rete anche su di lui, è consigliabile non esprimere giudizi sul bambino né fare ironia o “scherzare” sulla genitorialità. I bambini hanno i loro tempi per sviluppare una ironia matura e conservano a lungo una spiccata sensibilità.

 

Proposta di legge in tema tutela dell’immagine dei minori

Lo scorso Marzo è stata presentata una proposta di legge a riguardo dell’uso e della divulgazione delle immagini dei minori in rete, per quanto questo terreno sia insidioso e il limite del potere genitoriale difficile da determinare, la suddetta proposta apre nuove prospettive di tutela prevedendo : 

  • l’obbligo di informare AGCOM nel caso di guadagni ottenuti dall’esposizione dei minori. I genitori saranno tenuti a una dichiarazione sottoscritta da entrambi. Ne seguirà l’obbligo di depositare gli eventuali introiti in un conto bancario intestato al minore, a cui solo lui potrà accedere dopo il compimento della maggiore età.
  • al compimento del 14esimo anno d’età il minore stesso potrà richiedere e ottenere l’oblio digitale, ovvero la rimozione dal web di tutti i contenuti che lo vedono protagonista.
 


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