
Irma Bandiera nasce a Bologna il 6 aprile 1915 in una famiglia della buona borghesia. Cresce in un ambiente antifascista, politicamente sensibile. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, come molti giovani italiani, sceglie di non restare a guardare.
Soprannominata “Mimma”, entra attivamente nella Resistenza e diventa staffetta partigiana del battaglione “Lupo” della VII Brigata GAP (Gruppi di Azione Patriottica), operante nella zona di Bologna.
Il suo ruolo nella Resistenza
Irma aveva il compito delicatissimo e pericoloso di trasportare armi, informazioni e messaggi tra i gruppi partigiani. Era una figura chiave, pur non imbracciando le armi. Il suo coraggio era evidente: sapeva di rischiare la vita ogni giorno, ma non si fermò mai.
L’arresto, la tortura, il silenzio
Il 7 agosto 1944, dopo un’azione partigiana nei pressi di Funo, Irma viene arrestata dai fascisti della Banda Carità (una formazione paramilitare collaborazionista tristemente nota per la sua ferocia).
Viene torturata per una settimana intera nella villa di famiglia dei Carità, a Bologna. Le cavarono un occhio, la tennero incatenata, la picchiarono a sangue. Ma Irma non parlò mai. Non fece un solo nome. Non rivelò niente.
I fascisti, frustrati dalla sua resistenza, la portarono all’alba del 14 agosto 1944 a San Ruffillo, alla periferia di Bologna, dove la uccisero con un colpo di pistola alla testa. Il suo corpo venne lasciato esposto per un giorno intero sulla strada, come monito per la popolazione. Ma il gesto ebbe l’effetto opposto: la città pianse Irma e ne fece una martire.
La memoria di Irma
Il suo sacrificio scosse profondamente Bologna. I compagni partigiani, in suo onore, chiamarono “Brigata Irma Bandiera” un nuovo distaccamento combattente. Dopo la guerra, ricevette la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Nel testo dell’onorificenza si legge:
“Seppe soffrire e morire con eroica fermezza. Esempio luminoso di fede e coraggio.”
Oggi a Bologna una via, una scuola, un busto commemorativo la ricordano. Il suo volto è diventato uno dei simboli del coraggio femminile nella lotta antifascista. È uno di quei nomi che si dovrebbero insegnare a scuola accanto a quelli dei grandi eroi della Resistenza.
Irma Bandiera: un simbolo eterno
Irma Bandiera non era un soldato. Era una giovane donna, una cittadina comune, che scelse la libertà e la verità a costo della propria vita. La sua fermezza, la sua dignità anche nella sofferenza, il suo silenzio indistruttibile di fronte ai torturatori, ne fanno un’eroina vera, reale, vicina a noi.
Ricordarla non è solo un atto storico, ma un dovere morale. Il suo esempio vive ogni 25 aprile, e ogni giorno in cui scegliamo di stare dalla parte della giustizia.