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Halloween: il vero significato della festa e le sue origini

di Mamma Licia

21 Settembre 2012

Halloween è una festa di origine celtica che si celebrava verso la fine dell’estate.

Il suo nome deriverebbe da Samhain (pronuncia sow-in) che, in antico irlandese, significava appunto “fine dell’estate”. Originariamente questa festività era collegata al ritorno delle mandrie dai pascoli e alla riaccensione del fuoco nelle case.

Con il tempo la festa di Halloween si è trasformata in una esperienza profondamente catartica per i bambini ed i ragazzi che, per una notte e per una volta all’anno – come ha scritto Bruno Bettelheim – potevano “scaricare ritualisticamente la componente negativa dell’ambivalenza infantile nei confronti degli adulti”.

Halloween rappresentò per bambini e ragazzi l’occasione per trasgredire e sospendere l’ordine, invertendo e rovesciando i comportamenti abituali ed i ruoli. A loro, per una notte all’anno, veniva concesso di mettere in atto – legittimamente – il loro risentimento nei confronti degli adulti, di coloro che pretendevano un contegno più civile di quello che di solito bambini e ragazzi possono e vogliono avere. E così, durante la notte di Halloween, era concesso loro di imbrattare porte e finestre, abbattere siepi e recinti e, soprattutto, metter paura agli adulti, così come gli adulti mettevano loro paura per tutto il resto dell’anno.

Halloween permetteva ai ragazzi di ribellarsi a quel senso di costrizione che, durante l’anno, impediva loro di manifestare liberamente il loro naturale impulso ad essere “cattivi” e “scatenati”. Nella richiesta “Dolcetto o scherzetto?” si riassumeva tutto lo spirito della festa: per una sera, il cattivo, colui che deteneva il potere era lui, il bambino, e l’adulto doveva cedere alla minaccia affrettandosi a rispondere alla richiesta con l’offerta di dolci o denaro.

Finalmente, anche se per una sola volta all’anno, gli adulti dovevano ammettere che anche i bambini hanno il diritto di vendicarsi e di agire i loro sentimenti negativi. Finalmente i bambini potevano sfogare la loro rabbia e manifestare il loro risentimento verso le regole imposte dagli adulti. E di questa catarsi – che richiama alla mente la funzione delle tragedie greche – erano partecipi anche gli adulti che, per una notte, fingevano di spaventarsi di fronte alla “minacciosa” richiesta dei bambini, assecondandoli nelle loro marachelle. Ciò aveva l’effetto di rinsaldare i legami positivi tra genitori e figli, perché Halloween, in fondo, diceva ai bambini che i loro genitori, nonostante la pretesa di socializzarli, accettavano – anche se per una sola notte – il lato negativo dei loro sentimenti.

Anche i travestimenti tipici di Halloween, dalla strega sulla sua scopa (che è l’incarnazione della madre cattiva) al diavolo (che rappresenta il padre cattivo), sono l’espressione delle nostre angosce persecutorie e permettono di mettere in atto i desideri aggressivi, di riconoscerli e di padroneggiarli. Travestirsi da strega o da diavolo o da fantasma significava assumere indirettamente i loro segreti poteri e appagare il primitivo bisogno di identificarsi con quelle forze primordiali.

Ma oggi la festa di Halloween ha perso questo significato catartico, la sua vera funzione è stata negata e rifiutata. Oggi Halloween è solo una sfilata in costume, alla quale, tra l’altro, partecipano anche e soprattutto gli adulti che hanno preso il posto dei bambini, sottraendo loro quell’unica occasione che avevano di mettere in atto – simbolicamente – le pulsioni più angosciose e distruttive dell’umanità, che appartengono alla nostra natura, la loro liberazione della rimozione.

Aristotele diceva che possiamo renderci disponibili per i nostri fini più elevati soltanto se, prima, ci purghiamo delle forze oscure che portiamo dentro. E allora perché non restituire ad Halloween la sua originaria funzione catartica?

Un monito per i paesi dove la festa di Halloween è da sempre più diffusa (Stati Uniti, nord del Messico e Canada), ma anche per quei paesi, come l’Italia, che da qualche anno hanno importato questa festa, ma solo negli aspetti più vacui e carnascialeschi.



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