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Bambini rom: non possono iscriversi in palestra

di Alessandra Albanese

07 Febbraio 2013

Pescara. Storia di ordinario razzismo? Lo chiariranno i carabinieri di Pescara, che si sono ritrovati con una denuncia per ingiurie con l’aggravante del razzismo. La protagonista è una famiglia rom, integrata nel tessuto sociale della città. Il padre ha lavorato per una grande catena di supermercati, la bambina frequenta regolarmente le scuole pubbliche. Proprio la piccola aveva espresso qualche giorno fa il desiderio di iscriversi nella stessa palestra frequentata dalle sue amichette, in più lo stesso suggerimento era stato dato dal pediatra, visto il soprappeso della piccola. La madre chiama il centro sportivo Yale, chiedendo informazioni per l’iscrizione. Tutto a posto, la bambina si può iscrivere. La sorpresa quando la bambina si presenta, accompagnata dai genitori, in palestra per l’iscrizione. Prima la segretaria, poi il responsabile del centro sportivo le negano l’accesso: “non c’è posto per i rom”. La bimba scoppia a piangere. Il padre, inferocito, si rivolge alla fondazione Romanì, Nazzareno Guarnieri. Proprio il presidente consiglia il padre di rivolgersi ai carabinieri e presentare denuncia per ingiurie.

Così è. La storia è stata resa nota dal giornale abruzzese Il Centro con un articolo di Simona De Leonardis. Il responsabile della palestra, sentito da De Leonardis si difende:

“Per me la parola razzismo non esiste, nella mia palestra ci sono tre ragazzini rom che frequentano da tempo e con le cui famiglie ho un rapporto di amicizia e di rispetto. L’unica distinzione che faccio è sull’educazione, se uno è maleducato, come sono stati loro, io sono liberissimo di non prenderli.”

Il responsabile sostiene che i corsi del centro sportivo fossero realmente pieni: il corso di danza, così come quello di nuoto, e che non sapesse nulla della telefonata precedente. Questo ha riferito ai genitori della bambina, che poi hanno iniziato, continua il responsabile, ad insultarlo davanti ad estranei.

“Loro mi hanno denunciato, ma sono io che vado a querelarli. Mi dispiace per la bambina, ma sono stati i genitori, e in particolare la madre a ricoprirmi di insulti e parolacce”.



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