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Esodato, dopo 30 anni di lavoro rischia di perdere la pensione per aver “recitato” la parte del morto in un film

di Alessandra Albanese

10 Febbraio 2013

Brindisi. Aveva presentato domanda di pensione. Aveva optato di lasciare il lavoro con 30 mesi di anticipo, e secondo la legge, al compimento dei suoi 61 anni avrebbe cominciato a percepire la sua pensione di vecchiaia. Un esodato. Uno dei 65.000, dopo Mosè e l’esodo ebraico, che hanno visto le loro sorti appese ad un filo delle leggi Fornero sulla ristrutturazione della disciplina del lavoro.

L’esodato in questione si chiama Ennio D’Alessio, ha avuto la fortuna (?) di passeggiare per strada durante le riprese del film con Toni Servillo “E’ stato il figlio”. Un membro della troupe lo nota e constata la somiglianza con l’attore principale. E lo arruola come controfigura. Lo assumono a tempo determinato dal 14.07.2011 al 15.07.2011. Riceve un compenso di 152 euro. Solo che non ha fatto i conti con i cavilli burocratici delle leggi italiane. Per essere stato “assunto a tempo determinato” decade il diritto di D’Alessio a percepire la pensione.

E’ storia recente la risoluzione dei rapporti tra Inps ed esodati. Sembra infatti che per circa 25.000 italiani, sia pronta una lettera in cui l’Istituto conferma finalmente il loro diritto ad andare in pensione, secondo la manovra previdenziale del dicembre 2011. Altre 40.000 lettere sono pronte per essere spedite, mentre già 55.000 italiani sono stati “graziati” dalla legge ed avranno certezza del loro pensionamento.

Chissà se il signor D’Alessio aveva ricevuto qualche lettera da parte dell’Inps. La cosa certa è però che, per una comparsata, il signore di Brindisi rischia la pensione.



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