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I Marò restano in Italia, non faranno rientro in India

di Alessandra Albanese

12 Marzo 2013

Potrebbe trasformarsi in incidente diplomatico l’ultimo sviluppo del caso dei due marò arrestati in India.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati della morte di due pescatori scambiati per pirati al largo delle coste indiane, erano rientrati in Italia il 23 febbraio in occasione delle votazioni. Li aveva accolti il premier Monti, proprio come era successo per la licenza a Natale: le autorità avevano accolto anche in quell’occasione due fucilieri accusati di omicidio.

I due sarebbero dovuti rientrare in India allo scadere del permesso accordatogli, in attesa del processo, ma ieri un comunicato della Farnesina ha fatto sapere che i due marines resteranno qui.

La nota recita: “L’Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull’India… in particolare il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero”.

L’ambasciatore italiano a New Delhi ha inoltre fatto sapere la disponibilità del governo italiano a risolvere la controversia con un arbitrato o una risoluzione, ma i marò non dovranno essere giudicati dai tribunali indiani.

Il primo ministro indiano Singh ha dichiarato “inaccettabile” la posizione dell’Italia. Il ministro degli esteri aspetta di leggere la nota dell’ambasciata italiana.

Il presidente dell’Unione nazionale Marittimi indiano commenta: “Il nostro sistema giudiziario è stato molto leale con i militari italiani permettendo loro di andare e, se non ritornano, il diritto dovrà fare il suo corso”.

Sembra inoltre che la società Fisherworker in Kerala ha organizzato uno sciopero dei pescatori, che sapevano che sarebbe accaduto tutto questo qualora il governo indiano avesse concesso ai marò la licenza. E così è stato.

Anche i pescatori indiani non si fidano degli italiani. Sicuramente dal punto di vista morale l’Italia non esce a testa alta da tutta questa vicenda.



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