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Citomegalovirus e gravidanza, tutto ciò che una mamma deve sapere

di Mamma Daniela

28 Marzo 2013

Il citomegalovirus è uno degli otto herpesvirus che possono infettare l’uomo, molto comune e piuttosto diffuso.

Appartiene alla stessa famiglia del virus della varicella e dello zoster (Fuoco di sant’Antonio).

Il contagio può avvenire in epoche differenti:

in epoca prenatale. Il virus viene trasmesso durante la gravidanza attraverso la placenta della madre al bambino;

in età neonatale. Durante il parto o con l’allattamento se la madre è infetta;

nelle età successive. Attraverso il contatto con urina, saliva, lacrime, sangue, secrezioni vaginali e sperma infetti;

Come in tutte le infezioni da herpesvirus, la formazione di anticorpi conseguente alla fase acuta non comporta l’eliminazione del virus, che rimane nascosto e in condizioni particolari, può riattivarsi, provocando una nuova infezione.

L’infezione da citomegalovirus spesso non presenta sintomi, raramente è accompagnata a disturbi lievi, simili a una comune influenza, come febbre, stanchezza e ingrossamento di alcune ghiandole linfatiche.

Gli esami da fare

Per verificare la presenza di anticorpi specifici anti-citomegalovirus (IgG e IgM) è consigliabile effettuare un analisi del sangue, prima o all’inizio della gravidanza. Se l’esame risulta positivo per gli anticorpi IgG e negativo per gli IgM non sono necessari altri controlli; se risulta negativo per la ricerca delle IgG e delle IgM, la donna può contrarre l’infezione e di conseguenza deve ripetere il test ogni mese dell’attesa, in quanto il rischio di trasmettere l’infezione al feto è alto. Dal quarto mese, invece, si può evitare di ripetere l’esame ed eseguire un controllo alla fine dei nove mesi; se invece risulta positivo per la ricerca delle IgM (associate o meno alla positività per le IgG), la futura mamma dovrà sottoporsi ad ulteriori esami.

Se il citomegalovirus è presente nell’organismo della futura mamma può attraversare la placenta, contagiare il nascituro e raramente può anche comportare effetti dannosi sul suo sviluppo.

Il rischio di trasmissione fetale è spesso associato ad un’infezione materna primaria, cioè che si manifesta per la prima volta. In caso di riattivazione, le probabilità di contagio dalla mamma al feto, risultano minime. L’eventualità di danni al bimbo nel pancione è maggiore se il contagio avviene nella prima metà della gravidanza.

Tra l’altro non esiste una cura antivirale che non abbia ripercussioni sul feto, o un vaccino che prevenga l’infezione. La principale fonte di contagio per la futura mamma sono i bambini piccoli, in quanto sono più soggetti alle infezioni in genere.

Un metodo di prevenzione è evitare di condividere o utilizzare con i bambini oggetti vari, quali posate, bicchieri, etc., e lavarsi sempre le mani dopo essere entrate in contatto con le secrezioni di un bambino, quali muco nasale, saliva, urina e feci.



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