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A Gorizia non si nasce e si partorisce all’estero

di Maria Corbisiero

20 Aprile 2013

Calo delle nascite In tempo di crisi, di tagli alla sanità e di tentata ottimizzazione del lavoro, oltre ovviamente alla riduzione delle spese, l’Asl di Gorizia ha deciso di “esportare” le nascite in Slovenia.

Cosa vuol dire tutto ciò?

Semplicemente che, grazie ad un accordo sottoscritto lo scorso 18 aprile dall’Azienda sanitaria e da Informest, il punto nascita del capoluogo isontino sarà spostato presso il comune sloveno Šempeter-Vrtojba (in italiano chiamato San Pietro-Vertoiba), situato nella parte occidentale del Paese.

Si viene così a creare il primo “Punto nascita transfrontaliero che, a quanto sembra, non consentirà modifiche radicali nella nazionalità del nascituro. Infatti i neonati che nasceranno oltre confine, con almeno un genitore italiano, risulteranno “sulla carta” italiani al 100%: il loro certificato di nascita riporterà la dicitura “nato a Gorizia”.

La decisione è stata presa a causa del calo di nascite verificatosi nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia: lo scorso anno infatti sono state registrate 344 nascite, un dato molto basso se si considera che le linee guida ministeriali fissano una soglia minima di 500 natalità.

L’idea è di attivare un processo di cogestione del reparto con equipe mista italiana e slovena che possa accogliere anche le gestanti italiane è quanto dichiarato dal direttore generale dell’Asl 2 Isontina, Marco Bertoli, nel corso di un’intervista rilasciata all’edizione di Gorizia del Gazzettino.



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