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Gangnam style: allo Stadio Olimpico la fine di un mito

di Alessandra Albanese

28 Maggio 2013

Sarà il caldo che infiamma gli animi, sarà che il derby è cosa seria, ma il tormentone che ha fatto ballare grandi e bambini quest’inverno proprio non è piaciuto alle due tifoserie di Roma e Lazio ieri allo Stadio Olimpico, in occasione della finale di Tim Cup.

Psy, l’idolo del web, con oltre un miliardo e mezzo di visualizzazioni in rete, ieri si è esibito prima del calcio d’inizio della partita. Con il suo Gangnam style aveva mobilitato migliaia di persone per i flash mob degli scorsi mesi nelle principali piazze italiane. 15mila persone lo scorso novembre a Piazza del Popolo, altrettante a Milano, e solo fischi e “buu” invece ieri all’Olimpico.

Il cantante si è esibito, ma ha dovuto alzare il volume al massimo per coprire i fischi.

Alla fine del brano, visibilmente imbarazzato, si è congedato con un laconico “grazie” e si è ritirato in buon ordine con la speranza di performances migliori.

Psy era atterrato a Roma da Singapore, e nonostante le 12 ore di volo si era presentato alla conferenza stampa vestito di tutto punto, nella sua divisa blu da ufficiale, per presentare il suo nuovo singolo “Gentleman”.

E sulla sua visita e sui flash mob si è così espresso: “È la mia prima volta in Italia da artista, nel 2009 l’ho girata, ma da turista. Mi ha colpito vedere i flashmob a Roma e Milano, con decine di migliaia di persone a ballare “Gangnam Style“. Ho pensato: dovrei essere lì”.

In occasione della conferenza stampa la responsabile di domestic media per Telecom Italia, Carlotta Ventura ha smentito le voci che giravano sul compenso milionario a Psy per l’esibizione all’Olimpico: neanche un decimo del milione di euro di cui si è parlato in questi giorni è andato al cantante.

Prima della partita aveva anche commentato il contesto: «Capisco il clima, so di cosa si tratta: la stessa cosa succede fra due team in Corea. Io devo soltanto far divertire il pubblico prima della partita. Anche gli artisti, come gli atleti devono mostrare il proprio gioco alla gente. In questo non c’è molta differenza fra chi sale sul palco e chi scende in campo. Ma grazie al cielo, noi non abbiamo perdenti e vincenti».

Commento senz’altro più sportivo rispetto all’accoglienza riservatagli.



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