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Separazione e divorzio: le festività e il Natale dei bambini nelle famiglie allargate

Il Natale è indubbiamente la festa della famiglia in cui i bambini sono i veri protagonisti. La tradizione vuole una famiglia ad hoc che si riunisca e festeggi insieme con gioia ed armonia. Questo non sempre è possibile. In Italia ci sono circa 2 milioni di genitori separati con un ...

di Mamma Simona

14 Dicembre 2010

Il Natale è indubbiamente la festa della famiglia in cui i bambini sono i veri protagonisti.

La tradizione vuole una famiglia ad hoc che si riunisca e festeggi insieme con gioia ed armonia. Questo non sempre è possibile. In Italia ci sono circa 2 milioni di genitori separati con un aumento esponenziale di divorzi. I bambini subiscono le decisioni dei genitori trovandosi ad affrontare dolori per la divisione di mamma e papà, affrontando un dualismo di vita che è difficile da digerire e metabolizzare.

Le ricorrenze come i compleanni, le feste comandate e dunque anche quelle natalizie possono essere vissute con sentimenti discordanti, spesso negativi, tristezza, ansia, senso di incompletezza e inadeguatezza, senso di colpa nei confronti del genitore con cui non si è al momento dei festeggiamenti; il figlio si sente responsabile di una discriminazione imposta dall’amore a turno verso mamma o papà. L’unità dei genitori alimenta un senso di sicurezza nel bambino che viene un pò a perdersi quando papà e mamma si separano.

La speranza di vedere mamma e papà tornare insieme è diffusa nella quasi totalità dei bambini. Alcuni genitori separati, così come consigliano molti psicoterapeuti, decidono di condividere momenti importanti della vita del figlio; se da una parte questo è positivo perché dà l’idea di un’unità genitoriale al di là della separazione, i genitori continuano ad esercitare il proprio ruolo insieme anche quando decidono di separarsi come marito e moglie, dall’altra parte questo atteggiamento alimenta nel bambino la speranza che i genitori tornino insieme, aspettativa che disattesa può creare non poca frustrazione.

….è già difficile essere dei buoni genitori anche quando l’impegno e la volontà sono massimi, ma quando si è separati, questa ansia da prestazione aumenta ancora di più, ci si interroga continuamente sulla correttezza delle decisioni e la mancanza di confronto porta inevitabilmente insicurezza, che viene percepita dai figli, tanto attenti a ogni piccolo segnale sia esso verbale o di altra espressione, col risultato di creare in tutti tanta ansia e stress emotivo.

Il successo di una buona organizzazione, felice e serena, per le feste Natalizie quando si è separati è un’impresa ardua e difficile….

Purtroppo l’armonia non si può imporre, è il risultato di una serie di dinamiche, di presupposti, che se non esistono, non possono renderla realizzabile. Fingere accordo è ipocrisia. Il figlio se ne accorge e il risultato è la destabilizzazione, la confusione. Meglio l’onestà, la chiarezza, la coerenza che pongono il bambino davanti a sicurezze belle o brutte che siano ma che delimitano confini certi e sicuri entro i quali il bambino si sentirà libero di muoversi e dunque più sereno.

L’armonia non è una meta così utopica. Col tempo si creano dinamiche, riappacificazioni, sopportazioni che stabiliscono i presupposti per un rapporto genitoriale consolidato, certo diverso da quelli tra marito e moglie, ma con toni di scontro smorzati, che contribuiscono al raggiungimento di accordi, che gioveranno anche e sopratutto alla serenità del figlio.

Usciamo dallo stereotipo così scontato del figlio che porta avanti questa sofferenza dovuta alla separazione dei genitori e dalla quale sembra non ci sia via di uscita. Basta! Il figlio di separati non è un bambino malato senza possibilità di guarigione; è un bambino che percorre sicuramente una via più difficile, un percorso più pesante ma non impossibile. Il figlio di separati può essere felice anche a Natale!

Certo l’aspirazione di un’unità famigliare resterà disattesa, ma si possono trovare compromessi per i quali gioire. Le situazioni cambiano e le separazioni non sono colpe. Meglio la separazione che una vita famigliare improntata su meccanismi di lite e lotta continui.

Nel dualismo dei festeggiamenti l’accordo può essere realizzato con una spartizione nell’acquisto dei regali, o nella divisione tra cenone e pranzo natalizio, così che il bambino non debba rinunciare ad uno dei due genitori in questo giorno. La collaborazione tra genitori rende tutto più semplice ed accettabile per il figlio.

Può capitare che i ragazzini, figli di separati, quando diventano più grandicelli, speculino un pò sul senso di colpa dei genitori, quasi fosse un riscatto, un tributo di pagamento per le sofferenze dal figlio vissute. Ecco così avanzate e ottenute richieste stratosferiche di regali esagerati.

Un atteggiamento da evitare è delegare al figlio la decisione di scegliere con chi passare il Natale. E’ una responsabilità che non gli compete, un peso troppo grande da sopportare e instaura un meccanismo di colpa che non è giusto il bambino abbia. Lasciamo che siano i genitori a fare i genitori e non i figli!

Un’altra dritta per rendere il Natale dei figli di separati sereno, è ascoltare le esigenze dei bambini. Esistono delle preferenze di cui si deve tener conto nelle scelte del bambino: per esempio il bimbo potrebbe voler passare il pranzo di Natale col papà perché ci sono i cuginetti con cui giocare, anche se gli accordi tra i genitori prevedevano il contrario. Uno dei limiti della nostra legislazione nel diritto di famiglia, è che si tengono molto in considerazione i diritti dei genitori considerati come “assoluti”, ciò spesso va a tutto discapito del bene e della volontà del figlio; anche se questa tendenza sta cambiando, ponendo sempre maggior attenzione sul bimbo.

Fortunatamente non molto diffuse, ma esistono realtà in cui uno dei genitori manca completamente nel suo ruolo, perché per scelte personali si è allontanato dalla famiglia di origine con assenso dell’altro coniuge, per motivi di lavoro che trattengono il papà o la mamma lontani per lungo tempo dal luogo in cui vive il figlio, o per motivi ancor più gravi, quando un genitore non c’è più.

A volte esistono figure che sostituiscono in parte il genitore mancante; diventano punto di riferimento per il bambino, fonte di affetto e sicurezza, un porto in cui approdare con abbandono. Spesso si tratta di un nonno o di una nonna che per grado di parentela sono figure più vicine, dopo i genitori, al bambino. A volte si tratta del nuovo compagno/a del genitore presente. Queste figure, allorché positive, arricchiscono la vita del bambino e contribuiscono a favorirne serenità ed equilibrio; sono dunque figure aggiuntive con una connotazione sicuramente benefica e spesso auspicabile.

Sono tutte situazioni difficili, lo sappiamo o lo possiamo immaginare, ma questo vissuto pesante non deve segnare perennemente la vita del genitore ne tanto meno quella del figlio; la possibilità di un riscatto, di un risvolto positivo, di una nuova famiglia allargata serena o anche semplicemente del raggiungimento di serenità e armonia, deve essere sempre presente e tutti hanno l’obbligo morale perché ciò si realizzi.

Il Natale è la festa delle famiglie, siano esse canoniche, tradizionali, che “sui generis” formate da separati!

Su bigenitorialità, affidamento della prole e legge n°54\2006 leggi anche :https://www.vitadamamma.com/714/affido-condiviso-e-bigenitorialita.html



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