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Paracetamolo fa Male?

di Alessandra Albanese

11 Febbraio 2014

Paracetamolo

Sapete qual è il farmaco da banco più venduto al mondo?

Ovviamente il Paracetamolo, meglio conosciuto in Italia con il suo nome “proprio” Tachipirina®.

Stime affermano che nel mondo le vendite di paracetamolo nel 2011 sono state 6mila miliardi di dollari.

Il paracetamolo è un farmaco generico usatissimo come antipiretico (per far abbassare la febbre) e anche come antidolorifico.

In Italia, oltre alla Tachipirina, esistono moltissimi farmaci che hanno il paracetamolo come principio attivo, e altrettante sono le formulazioni nelle quali esso viene venduto: Supposte, compresse, gocce o sciroppo.

In genere in stati febbrili o influenzali il paracetamolo viene somministrato in associazione con FANS (Farmaci antinfiammatori non steroidei) o antibiotici.

pillola

 

Come funziona il paracetamolo nel nostro corpo?

Come anche i FANS il paracetamolo inibisce, dunque blocca la cicloossigenasi (COX), un enzima che produce prostaglandine che sono i neurotrasmettitori della febbre, del dolore e dell’infiammazione.

In genere è un farmaco ben tollerato, sebbene in casi di overdose o intolleranza gli effetti collaterali avversi possono essere anche seri.

Danni maggiori possono essere in questi casi indirizzati al fegato, e in alcuni paesi anglosassoni si sono addirittura verificati casi di suicidio per overdose di paracetamolo (sembra incredibile, ma è successo che qualcuno si sia ucciso con la tachipirina).

Anche nel caso di tossicità, sebbene usi massicci di paracetamolo possono portare a danni a fegato e reni, non è la molecola in sé ad essere dannosa, quanto uno dei suoi metaboliti, ovvero l’N-acetil-p-benzochinone (NAPQI).

Il fegato infatti trasforma il paracetamolo in questo metabolita, che in caso di sovradosaggio si accumula e si associa al glutatione (un antiossidante naturale). Questa associazione provoca danni e morte cellulare e dunque tossicità per il fegato.

 

Negli Stati Uniti infatti il maggior numero di chiamate nei centri anti-veleno è proprio dato da overdose di paracetamolo, che causano insufficienza epatica, che se non curata può portare al decesso in poco tempo.

In casi di intossicazioni simili ai pazienti viene somministrato carbone attivo o un antidoto chiamato acetilcisteina che aiuta l’organismo a rigenerarsi e a prevenire danni al fegato. Se gli antidoti non funzionano in alcuni casi si rende addirittura necessario un trapianto di fegato.

La tachipirina è spesso utilizzata in sostituzione dell’aspirina, altra grande molecola ipervenduta nel mondo.

Anzi, in pazienti con problemi di stomaco o in terapie anticoagulanti, il paracetamolo viene somministrato proprio in sostituzione con quest’ultima, proprio perché meglio tollerato e non provoca alcun effetto collaterale a livello gastrico e coagulante.

 

Alcuni studi hanno evidenziato che l’uso massiccio di paracetamolo (dove per massiccio si intende circa un grammo al giorno in media per un anno) può avere correlazioni con un disturbo denominato SICK, nel quale sono implicati i reni, che diminuiscono di massa e calcificano.

Per quanto riguarda alterazioni di stato, a contrario di antinfiammatori e antidolorifici, il paracetamolo non causa euforia o sbalzi d’umore di nessun genere.

A parte dunque rari casi, il paracetamolo è sempre ben tollerato, se usato correttamente, e può essere assunto anche in gravidanza (attenzione però ad avvisare sempre il proprio ginecologo), al contrario dei FANS, che potrebbero causare la chiusura del dotto arterioso del feto con conseguente danno a carico dei polmoni.

Inoltre il paracetamolo viene sempre indicato come buon antipiretico nel trattamento di stati febbrili di bambini anche molto piccoli, con dosaggi adatti alle varie età.

Per quel che riguarda la somministrazione nei bambini, l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) raccomanda di utilizzare il paracetamolo solo in casi di febbre oltre i 38-38.5 °C.

Negli anni differenti studi, anche pubblicati su riviste autorevoli come “The Lancet” hanno rilevato come l’uso del paracetamolo, nel lungo termine è correlato ad un’incidenza di patologie asmatiche in bambini intorno ai 6-7 anni d’età, così come a rinocongiuntiviti ed eczema.

Gli stessi autori però (era il 2008) riconobbero immediatamente che questi risultati hanno avuto indizi confusi e dunque la correlazione con il paracetamolo potrebbe non essere certa.

Proprio ulteriori approfondimenti hanno dunque confermato l’assenza di necessità di modificare le indicazioni terapeutiche del paracetamolo anche in età pediatrica

Insomma, al momento, questo principio attivo rimane sempre il più indicato nel trattamento di febbri nei bambini.

Per soddisfare eventuali curiosità: il secondo farmaco più venduto al mondo dopo il paracetamolo sono i contraccettivi!



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