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Yara Gambirasio: una Terribile “Fine” per le Indagini sulla sua Morte (SCANDALOSO)

di Federica Federico

04 Marzo 2014

yara

Yara Gambirasio era una bambina quando “Ignoto 1” (questo il nome che gli inquirenti hanno dato al suo assassino) l’ha strappata alla vita lasciandola cadavere in un campo non molto lontano dal suo paese, dalla sua casa e dalla sua palestra.

Yara Gambirasio nella sera del 26 novembre 2010 uscì dalla palestra di Brembate di Sopra (Bergamo) ma non fece mai ritorno a casa, tre mesi più tardi, il 26 febbraio 2011 venne ritrovata cadavere in un campo di Chignolo d’Isola. Da allora sono passati esattamente 3 anni.

In questi 3 anni sono state effettuate 18mila mappature genetiche, un numero veramente impressionante.

I test del Dna rappresentano il nodo centrale dell’indagine sul delitto Gambirasio. Gran parte dell’attività investigativa (che sembra al momento ferma) è stata infatti improntata sull’esame e sulla lettura del Dna per arrivare ad individuare, attraverso una selezione per “ceppi familiari”, l’assassino della piccola Yara.

Oggi le indagini sono ad un punto morto e fa molto scalpore la notizia di una possibile archiviazione del caso.

“Attendiamo che l’assassino venga arrestato perché ciò che è successo a Yara possa non ripetersi più”, queste le parole dei genitori della piccola vittima.

Yara è oggi una vittima senza giustizia e mamma Maura e papà Fulvio sono due genitori certamente “senza pace”.

I coniugi Gambirasio restano costantemente e instancabilmente impegnati in appelli accorati, tutti rivolti a chiunque sappia o abbia visto qualsiasi cosa riconducibile all’omicidio brutale della loro piccola.

A 3 anni dalla morte di Yara il caso rischia di essere chiuso nel modo peggiore, senza giustizia per la memoria della giovane e srenza pace della sua famiglia:

le indagini sul delitto Gambirasio rischiano di essere archiviate.

Ma procediamo con ordine.

Gli inquirenti hanno trovato sugli indumenti di Yara tracce di Dna maschile. Queste tracce hanno ispirato un’intera indagine: le autorità competenti hanno infatti deciso di puntare sull’esame del Dna.

La mappatura a tappeto ha portato sino a Giuseppe G. che la scienza indica come il papà biologico dell’assassino di Yara.

Il cerchio però non si chiuso perché Giuseppe G., che avrebbe la sola colpa di aver generato un assassino, è deceduto nel 1999 all’età di 61 anni lasciando una moglie e 2 figli.
I due figli di G. sono stati sottoposti al test del Dna ma è stato assolutamente escluso un qualsiasi loro coinvolgimento nella morte di Yara.

In poche parole, traducendo la vicenda in termini chiari a tutti, la scienza ha dimostrato con certezza che Giuseppe G. ha concepito un figlio fuori dal matrimonio e che questo figlio (che al momento non è stato ancora rintracciato) è certamente l’assassino di Yara.

Giuseppe G. era un autista di pullman originario di Gorno, un paese collocato nella medesima area geografica bergamasca.

Gli inquirenti hanno ascoltato 500 anziani che sono cresciuti ed invecchiati in quella zona, nessuno ha fornito indizi utili in merito al figlio misterioso di Giuseppe G.

18mila Dna mappati, 500 anziani ascoltati, un padre biologico rintracciato ma già deceduto da anni, una bimba volata in cielo senza che in terra sia stata ancora scritta la parola fine dopo la sua morte e una famiglia in cerca di giustizia.
Questo il quadro del caso Gambirasio.

Ma il dato più amaro si rintraccia nel rischio di archiviazione: le indagini sul caso Gambirasio rischiano, infatti, di essere archiviate per decorrenza dei termini.

L’archiviazione è un’eventualità che si fa sempre più reale a mano a mano che i giorni passano.

Per parte mia credo che se questo finale doloroso e triste dovesse realizzarsi Yara “morirebbe” ancora una volta, morirebbe di ingiustizia. Inoltre l’Italia resterebbe senza la consolazione della legge e piangerebbe, con i genitori della piccola, una perdita atroce a cui lo Stato non ha saputo dare alcuna consolazione.

 

 



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