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Coliche, come affrontare il pianto del bambino

Dalla community di Vita da Mamma arriva la richiesta di un’amica mamma, il suo bimbo di 2 mesi soffre di coliche e questo disturbo complica il riposo ed i ritmi del piccolo. La mamma sottolinea che per calmarlo deve dondolarlo spesso. La sera si addormenta da solo e dorme tutta la ...

di Dott.ssa Rita Moré

16 Febbraio 2011

Dalla community di Vita da Mamma arriva la richiesta di un’amica mamma, il suo bimbo di 2 mesi soffre di coliche e questo disturbo complica il riposo ed i ritmi del piccolo.

La mamma sottolinea che per calmarlo deve dondolarlo spesso. La sera si addormenta da solo e dorme tutta la notte, ma di giorno dorme per non più di 10 minuti alla volta e ogni volta, svegliandosi, piange.

La risposta merita, come premessa necessaria, che ci si soffermi su tre aspetti importanti per la crescita e il benessere psico-fisico del bambino: l’alimentazione, il sonno ed il pianto.

    • L’alimentazione è un fattore importante per la crescita fisica del bambino. Mangiare è una cosa che i neonati fanno spesso. E’ risaputo che nutrendo un bambino la mamma non gli fornisce solo i nutrienti essenziali alla crescita fisica ma gli offre il mondo esterno e lo fa attraverso quel legame affettivo profondo, primariamente di tipo viscerale, che ha il compito di stabilizzare il senso di benessere organico del bambino. E’ un legame che si struttura attraverso il rapporto fisico, la voce, lo sguardo, le coccole, il calore e l’odore del contatto quando la mamma lo tiene in braccio.
    • Il sonno, che pure è un importante fattore per la crescita, può apparire come una fase di scarso interesse nella giornata del bambino piccolo. Non c’è dubbio che per i genitori i periodi in cui egli dorme sono di notevole aiuto, particolarmente se tali fasi si evolvono in uno schema contraddistinto da un prolungato sonno notturno. Relativamente alla prima infanzia e soprattutto nell’arco del primo anno di vita il bambino trascorre la maggior parte del giorno dormendo.

I ricercatori hanno stabilito che nel bambino c’è un ritmo giornaliero in cui si alternano 5 stati di sonno e veglia che tendono a presentarsi in cicli. A 2 mesi, ad esempio, la periodicità su cui si fonda il ciclo è di circa 2 ore. Il bambino passa generalmente dal sonno profondo al sonno più leggero, alla irrequietezza, alla fame e quindi alla veglia attiva dopo di che dà segni di sonnolenza e ricade nel sonno profondo. Nel giro di poco tempo il bambino può infilare 2 o 3 di questi periodi di seguito senza giungere a un completo stato di veglia e a questo punto si dice che egli dorme tutta la notte. Ma si possono dare delle irregolarità e queste sono segno di disturbi di varia natura.

  • Il pianto svolge funzioni importanti sia per il bambino che per la coppia bambino-genitore. Per quel che riguarda il bambino, il pianto contribuisce: 1) ad aumentare la capacità polmonare perché tra uno strillo e l’altro egli inspira una maggiore quantità di aria, 2) a migliorare l’organizzazione dei sistemi cardiaco e respiratorio. Dunque dal punto di vista fisico è senz’altro un bene che il bambino pianga almeno un poco. Ma il pianto serve anche a segnalare una condizione di disagio e in tal senso costituisce per i genitori un’informazione importante. Certamente quando il pianto del bambino si protrae a lungo e risulta difficile da calmare è inevitabile che irriti gli adulti o che, comunque, diventi un problema.

Le coliche sono un disturbo fastidioso, che certamente con l’aiuto del pediatra si risolverà a breve. Quello che qui interessa è ciò che esse provocano. C’è prima di tutto un orologio biologico che non funziona alla maniera prevedibile degli altri bambini e c’è il pianto con il quale il bambino segnala un suo disagio durante il giorno. Ma quando la nostra amica dondola il suo bimbo, a seguito del presentarsi delle coliche, il piccolo si calma ed è ipotizzabile che lei intervenga ogni volta ripetendo l’azione del dondolare.

Accade allora che il bambino impari ad associare il suo benessere all’essere dondolato e addirittura con il pianto ne anticipi la richiesta indipendentemente e prima che si presenti il bisogno (la colica).

Personalmente non sono d’accordo con quanti ti suggeriscono di non cullarlo in braccio. Il tuo bimbo ha appena 2 mesi e per lui le tue braccia sono la sua sicurezza e perciò il suo benessere. Munita di una buona dose di pazienza e in controtendenza proverei, invece, a dondolarlo ripetutamente nel corso della giornata e soprattutto durante le poppate.

Insomma non aspetterei che con il pianto il bimbo mi segnalasse il disagio. Addirittura consiglierei durante le poppate di parlare al bambino con tono basso e calmo e di cercare il contatto occhio-occhio. Questi comportamenti, ripetuti e naturalizzati, serviranno a trasmettere al tuo bimbo sicurezza e protezione e sicuramente il suo benessere psico-fisico ne uscirà riequilibrato. Con la crescita saranno le mutate esigenze del tuo bambino a non richiederlo più, o meglio, a richiedere altro, perciò non preoccuparti per quanto possano dirti familiari e amici.



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