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Disturbi Alimentari: Come Riconoscerli

di Giuseppe Gagliano

17 Ottobre 2014

visualizzare il problema alimentare

“Mia figlia non mangia” “Non so come fare con mia figlia che mangia pochissimo” “Mia figlia fa la dieta ma sta esagerando”

Quante volte abbiamo sentito dire o detto queste frasi?

In prevalenza, la cosa riguarda le adolescenti e non va presa alla leggera.

Questi atteggiamenti vanno letti in chiave seria e discreta perché possono nascondere un vero problema, soprattutto quando l’adolescente prende troppo sul serio l’azione, più che il risultato da raggiungere.

Fare una dieta, rifiutare un determinato cibo o digiunare sono mezzi usati dall’adolescente per raggiungere un obiettivo o manifestano uno stato d’animo, tali mezzi rappresentano un normale sintomo di crescita laddove, non avendo maturi argomenti per rappresentare se stesso, ricorre a queste strategie per attirare l’attenzione, soprattutto, dei genitori.

Tale modo di agire, nell’adolescenza, fa parte della ricerca della propria personalità e la contemporanea o successiva autoaffermazione nel seno del tessuto sociale in cui si vive e l’adolescente vuole dimostrare di accettarne il contesto, apportandovi, però, delle modifiche per potervi stare più adeguatamente.

In realtà vuole nascondere la paura di non essere accettato e, in questa maniera, l’adolescente si impone con violenza, anche verso di sé, pur di entrare nella società. Nei maschi è più accentuato il meccanismo del bullismo.

Gli strani meccanismi dell’adolescenza sono prese di posizione (per questo aggressive) che usano la ribellione, l’intolleranza, l’ultima parola, il non sottomettersi a nulla, ma anche il vittimismo.

Tutto ciò rientra nella normalità della crescita, soprattutto nel segmento dell’adolescenza.

Si arriva al disturbo alimentare, invece, quando un adolescente perde di vista l’obiettivo che si era prefissato, per percorrere una strada diversa, ripiegando la propria attenzione su se stesso che focalizza, innanzitutto, sul suo fisico e non sulla sua anima o personalità.

Se, infatti, inizialmente, lo scopo è di farsi accettare così com’è, ora tergiversa non ritenendo di avere qualità sufficienti e cerca di imporsi per quello che ha e cioè un fisico adeguato.

A questi punto si è innescato un meccanismo che porta l’adolescenza verso una ricerca, di solito autogestita, per trovare sempre nuove illusorie soluzioni per apparire gradevole.

Parte dalla modulazione dell’abbigliamento segue modelli proposti dai media per poi andare sempre più in fondo fino alla dieta, nella quale il mezzo è prendere d’attacco il cibo: classifica i cibi per grado di calorie, misura la quantità ed evita quelli ritenuti nemici.

Successivamente riduce le quantità di tutto ciò che è consentito ma a rigoroso confronto con la bilancia e, soprattutto, con lo specchio, nel quale, ogni piega del vestito, ogni ombra della pelle dicono che non si è mai fatto abbastanza.

Presto, l’obiettivo finale diventa quello di perdere peso e taglie.

Da qui parte l’ossessione fino alla compulsione che, ad ogni piccolissima eccezione concessa, corrisponde a un’autopunizione provocando, addirittura, il vomito pur di non permettere al cibo, frutto di quella “debolezza”, di nuocere, non già al peso ma alla dieta stessa.

Lo specchio comincia ad essere un meccanismo fotografico che focalizza l’immagine della pancia o delle cosce indipendentemente dal resto del corpo per cui riflette delle enormi immagini. L’adolescente, a questo punto, non riesce a mettere insieme i pezzi, cioè non riesce a vedere il suo corpo complessivamente ma lo vede in frammenti e in questo modo non ne scorge le proporzioni.

Lo specchio è una realtà virtuale che non riflette la realtà e se lo fa è soltanto perché il nostro cervello la organizza, quindi, basta organizzarla in modo diverso che la realtà scompare del tutto.

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