Un ragazzo innamorato dello sport come tanti, con una vita normale che gli sorrideva, un lavoro e tanti sogni, fino al giorno in cui fa una visita per un fastidio al ginocchio destro.
L’ortopedico della casa di cura Nuova Itor di Roma visita il ventunenne casertano Domenico Natale nel maggio 2013 e, dopo aver effettuato delle lastre, emette una diagnosi per una frattura composta della tibia con ematoma interno.
Domenico reagisce con stupore perché insiste nel dire che non ha mai avuto contrasti seri giocando a calcetto, di non essersi mai fatto male e non sentire dolori acuti. Il medico è irremovibile e senza alcun dubbio, come se non gli credesse.
«Ti sarai fatto male giocando a calcetto e non te ne sei neanche accorto», avrebbe detto l’ortopedico prescrivendogli in un primo tempo 40 giorni di riposo e un tutore.
Dopo qualche giorno Domenico peggiora e il medico decide per l’intervento, dopo aver fatto un anche un prelievo del liquido.
Un altro collega legge le radiografie il giorno prima dell’operazione e concorda con la diagnosi: si decide per procedere il giorno 28 maggio e, da qui, inizierà un vero calvario per il povero Domenico.
L’operazione smuove il tumore primario che era rimasto latente fino a quel momento e si espande aggressivo nei tessuti in modo rapido e devastante.
A giugno vengono rilevate le metastasi e presso il Policlinico Umberto I viene data la triste diagnosi di osteosarcoma metastatico. Si decide per l’amputazione della gamba e le cure oncologiche.
Troppo tardi!
Il ragazzo lotterà con tutte le sue forze per più di un anno, tra dolori indicibili e su una sedia a rotelle.
I genitori travolti dal dolore e dagli eventi decidono di non rivelargli fino in fondo la sua malattia:
«Ho nascosto a mio figlio fin all’ultimo che sarebbe morto perché volevo vederlo sperare” dice il papa del ragazzo, Pino Natale.
“Nonostante l’amputazione, ha combattuto ogni giorno per una vita migliore. I suoi quattro fratelli l’hanno sostenuto durante tutta la terapia”.
Malgrado ogni sforzo, ogni cura, l’affetto e il sostegno di amici e familiari, Domenico si è spento alle 4 di giovedì 30 ottobre scorso a Caserta.
I medici indagati Felice Carsillo e Riccardo Ricci, erano già sottoposti a processo dalla Procura di Roma per lesioni gravissimi, ora il capo d’accusa si è drammaticamente modificato in “omicidio colposo”.
La giustizia farà il suo corso ma intanto Domenico non c’è più…
E’ di nuovo tempo di riflettere, di capire come possa un giovane di 21 anni perdere la vita così, per un errore medico che poteva essere assolutamente evitato con maggiore attenzione e competenza. La diagnosi errata e il ritardo nel comprendere, o ammettere, l’errore stesso, sono stati fatali per il giovane.
Ci si interroga ancora una volta sul rapporto medico-paziente, perché i dubbi e le parole di Domenico non sono state sufficientemente prese in considerazione dal dottore che avrebbe potuto fare ulteriori accertamenti e verifiche. Perché spesso non si ascolta abbastanza, travolti da ritmi e scadenze o anche da semplice presunzione.
Ci stingiamo con rispettoso cordoglio alla famiglia che ha subito tutta questa storia assurda e tragica e che in poco più di un anno, improvvisamente, si è vista portare via Domenico.
Fonti: RomaCorriere, Il Messaggero