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Cellulare Sequestrato a Scuola, la Mamma si Presenta con l’Avvocato

di Gioela Saga

14 Aprile 2015

E’ sempre da tenere sotto controllo il rapporto dei nostri figli con quello che pare essere diventato un membro della famiglia di fatto: il cellulare.

Forse questa storia di un cellulare sequestrato a scuola non è né la prima né l’ultima ma la reazione della mamma è stata alquanto singolare.

cellulare sequestrato a scuola-2

 

I nostri ragazzi sono sempre più dipendenti da questo strumento che per molti di noi non esisteva neppure alla loro età e ora sembra indispensabile. Effettivamente può risultare anche utile poter rintracciare i nostri figli, ammesso che ci rispondano e, ironia a parte, può essere uno strumento tecnologico come tanti che può essere usato bene ed essere efficace.

Questa storia che vi vogliamo presentare è emblematica perché pone in risalto le dinamiche familiari e scolastiche e le relative considerazioni che ognuno di voi potrà poi fare e tenere a tesoro.

Il web, circa un anno fa, è stato preso d’assalto dalla riflessione di Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, il quale ha reso pubblica la vicenda di un cellulare sequestrato a scuola durante un’ora di lezione sul suo profilo pubblico di Facebook.

Lo studente delle medie è stato sorpreso, stando a quello che si legge anche nel post, a guardare delle immagini spinte sul telefonino.

Come spesso accade in vicende di questo tipo,

il cellulare sequestrato è stato messo a disposizione dei genitori che dovevano venire a prenderlo previo colloquio con il professore.

Ecco che si consumerebbe così la seconda parte della vicenda, ancora più controversa e grottesca.

La madre dello studente si presenta a scuola a ritirare il cellulare sequestrato in compagnia del suo avvocato,

minacciando una denuncia per furto, sottolineando che “le immagini non erano così scollacciate ma l’attrice in questione aveva addirittura il perizoma”.

cellulare sequestrato a scuola

 

Le considerazioni dell’allora sindaco della città dove si sono svolti i fatti sono in parte condivisibili perché si sottolinea l’incapacità di alcuni genitori di essere obiettivi, di accettare le punizioni inflitte ai propri figli, Balzani sostiene “forse perché non le hanno mai ricevute o forse perché non sanno leggere la realtà”. Si parla di “avvocati senza scrupoli” e “insegnanti che si disperano” con “studenti che approfittano della falsa protezione dei genitori”.

Come non trovare in tutto questo uno spaccato di vita che conosciamo bene, che sicuramente ognuno di noi ha avuto modo di incontrare in una veste o in un’altra.

Oltre a doverci fare riflettere ancora una volta sull’uso ormai simbiotico del cellulare da parte dei ragazzi, è soprattutto doveroso che i genitori facciano spesso un esame di coscienza per stabilire con decisione dove porre il confine tra giusta tutela dei loro figlie e capacità educativa in collaborazione con gli insegnanti.

L’atteggiamento della mamma, così descritto, viene a porsi in netta contrapposizione nei confronti dell’insegnate che viene sminuito e denigrato nel suo ruolo.

D’altra parte è da sottolineare che la mamma, pochi giorni dopo, ha smentito i fatti sul cellulare sequestrato così come sono stati raccontati e si è premurata di chiarire che la vicenda ai suoi occhi aveva altri contorni:

“Mio figlio aveva il cellulare acceso in classe perché l’insegnante d’arte aveva detto a tutti di scegliere una canzone da ascoltare durante l’ora di disegno. Lui aveva scelto il video “Taka taka”, ci sono ballerine con l’ombelico scoperto ma nulla di sconcio”.

Inoltre la madre chiarisce che non si è mai presentata con l’avvocato ma era stupita di non potere andare subito a scuola a chiarire l’accaduto ma che le fosse dato un appuntamento dopo qualche giorno e quando si era presentata a scuola prima, per potere chiarire la sua posizione, era stata mandata via, da lì la “minaccia” di presentarsi con un avvocato se non avesse potuto dirimere la questione in tempi brevi.

Inoltre pare che il cellulare sequestrato fosse indispensabile per il ragazzo che, soffrendo di asma, certificata anche presso la scuola, poteva avere bisogno di avvertire la mamma in caso di necessità.

Pare che la vicenda non abbia avuto strascichi ulteriori ma è senz’altro un indice di un’emergenza educativa da valutare fortemente nella nostra società.

 

Fonte: Romagnanoi1, Romagnanoi2



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