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Giudici Autorizzano un Cesareo Forzato per Togliere la Figlia ad una Mamma Malata

di Federica Federico

02 Dicembre 2013

 neonata tolta alla mamma

Si può condannare una donna a partorire forzosamente e contemporaneamente a rinunciare alla propria creatura? In teoria no, in punto di diritto sedare una donna, porla su un tavolo operatorio e letteralmente aprirle il ventre per toglierle la sua creatura è un abominio impossibile prima che inaccettabile.

Eppure le maggiori testate nazionali ed internazionali stanno battendo tutte la stessa notizia, che non pare trovare smentite:

nell’estate 2012 una donna italiana di 35 anni in attesa di una bambina sarebbe stata forzosamente indotta a partorire;

le sarebbe stato praticato, contro la sua volontà, un taglio cesareo e la neonata le sarebbe stata portata via senza alcuna autorizzazione della madre stessa.

La nostra connazionale era, all’epoca degli sconvolgenti fatti, impegnata in un corso professionale nel Reagno Unito. Si trovava, cioè, nel cuore della civile Europa. E lì, dopo essere stata dichiarata psicologicamente instabile, sarebbe stata vittima di una brutalità indescrivibile: un parto cesareo non autorizzato finalizzato a strapparle dal grembo la sua bambina.

Mai si era sentito parlare della rimozione con forza di un neonato dal grembo materno.

Ma procediamo con ordine partendo dal fatto:

 caesarean sectionUna donna italiana di 35 anni viene costretta a partorire, contro la sua volontà le viene praticato un taglio cesareo con il fine ultimo di toglierle la bambina che portava in grembo.

Chi ha dato la notizia?

La notizia è stata diffusa dalla nota testata inglese ‘Telegraph‘.

I fatti, come descritti, si sarebbero resi necessari perche, secondo le autorità locali (ovvero secondo il giudice che avrebbe ordinato l’espianto del bambino dal ventre), la donna aveva problemi psichiatrici.

 

Di fatto il nome della donna non è noto, né il ‘Telegraph’ ha pubblicato la documentazione processuale.

Secondo il MailOnline la documentazione è coperta dal segreto giudiziale imposto dalle autorità britanniche. Pare infatti che il processo, tutt’ora in corso, si svolga a porte chiuse e pare che l’accesso alla documentazione dibattimentale sia impedito dai giudici del procedimento.

Di che disturbo psichico soffriva la donna?

Sulla salute a donna fa luce il MailOnline che parla di un disturbo bipolare controllato farmacologicamente.

Pare che la donna durante il soggiorno di lavoro in Inghilterra avesse sospeso la sua cura farmacologica manifestando, a causa dell’assenza di medicine, dei disturbi anche evidenti. Ebbene, se così fosse, per ripristinare la buona salute della mamma sarebbe bastato recuperare la cura.

Ma perché la donna ha interrotto il trattamento farmacologico?

Gli atti del processo, come specificato, non sono stati diffusi a mezzo stampa, quindi non è dato sapere perché la gestante abbia smesso di curarsi. Tuttavia è lecito fare delle ipotesi:

1-Nessuno si è soffermato a riflettere sullo stato d’animo di una donna malata durante la gestazione?

Di qualsiasi malattia si soffra, durante la gestazione le preoccupazioni e le ansie legate all’assunzione di ogni genere di farmaci aumentano in maniera esponenziale. Ciò considerato, questa mamma potrebbe aver tentato di tutelare il suo bambino riducendo la quantità di medicine assunta? Se lo avesse fatto, ovvero se avesse interrotto la sua cura volontariamente e per tutelare la gravidanza, sicuramente avrebbe sbagliato, non considerando debitamente le conseguenze, ma ammettendo questa ipotesi (che resta tale) la donna avrebbe errato in totale buona fede e quindi non sarebbe una cattiva madre.

2- E se la donna avesse smarrito le medicine o le avesse finite? Ammettendo questa diversa ipotesi (che pure resta solo una possibilità) la donna sarebbe vittima di un destino beffardo ma nemmeno in questo caso sarebbe una cattiva madre.

3- E se il dosaggio delle medicine o l’assunzione fossero stati casualmente o occasionalmente errati? Pure in quest’ulteriore caso la donna sarebbe incolpevole e non verrebbe inficiata la sua capacità genitoriale.

Ovviamente si potrebbero fare molte altre ipotesi, tuttavia, posto che la donna in questione sarebbe una lavoratrice, una donna matura, una donna autosufficiente e consapevole della sua malattia, mi risulta difficile pensare ad un’ipotesi di sospensione delle medicine finalizzata a nuocere al bambino e quindi ex se capace di determinare una grave falla nelle capacità genitoriali della mamma …

… una falla tanto grave da giustificare un espianto del bambino dal grembo.

L’edizione on-line del Telegraph precisa che per agire conto la donna i Servizi sociali avrebbero ottenuto un permesso dell’Alta Corte ovvero i giudici avrebbe autorizzato il prelevamento forzoso del bimbo dal grembo materno. Ma il tutto sarebbe avvenuto senza alcun contatto tra le autorità britanniche e quelle italiane, in dispregio di ogni regola politica e diplomatica oltre che etica e morale. E questo sarebbe un caso senza precedenti.

bambina tolta alla mamma

Che fine ha fatto la bambina?

Ovviamente la mamma biologica ha una sua famiglia in Italia, famiglia che legalmente doveva essere contatta nel momento stesso in cui la donna manifestava qualsivoglia disturbo di salute e che, ancora di più, avrebbe dovuto essere allertata al momento della nascita della piccola.

In punto di legge la creatura sarebbe spettata alla famiglia della madre. Invece pare, stando alle fonti giornalistiche, che sia prossima all’adozione, diverrebbe la figlia adottata di una coppia inglese pur avendo una madre che da 15 lunghi mesi la rivendica a gran voce.

I giudici britannici avrebbero infatti stabilito che la bambina dovrà essere data in adozione, ciò malgrado le rivendicazioni della mamma biologica, perfettamente tornata in salute.

Secondo le autorità inglesi sussisterebbe sempre il rischio che la donna possa subire una ricaduta. È chiaro, ciò è vero! Ma pensare ad una ricaduta è corretto esattamente come è possibile e imprevedibile che una mamma cardiopatica possa essere improvvisamente stroncata da un infarto o che una grave insufficienza venosa possa generare un ictus o che una manovra sbagliata in auto possa determinare un incidente anche mortale! Insomma ogni malattia o disgrazia è possibile e ripetibile ma questo nulla ha a che fare con la capacità genitoriale e men che meno con l’amore!

Restando nell’attesa di aggiornamenti sul caso e sperando di poter conoscere la verità sulla salute della donna e sui motivi che hanno indotto la corte inglese a sottrarle così brutalmente il figlio, possiamo solo dire con certezza estrema ciò che in punto di diritto avviene in Italia quando una donna gravida dimostra disturbi psichiatrici:

nel nostro Paese se una donna incinta manifesta problemi psichiatrici scatta il cosiddetto trattamento sanitario obbligatorio, ovvero la neomamma viene costretta a curarsi sino alla nascita naturale del bambino. Solo dopo il parto, e attraverso un percorso di assistenza e monitoraggio della famiglia, il tribunale dei minori valuta l’idoneità della madre a svolgere i suoi compiti genitoriali.



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