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Arrestato Salvatore Parolisi il marito di Melania Rea

di Mamma Licia

19 Luglio 2011

20 aprile 2011. Una donna seminuda, con il corpo martoriato, viene ritrovata cadavere accanto ad un chiosco nella pineta di Ripe di Civitella, sul versante teramano della Montagna dei Fiori.

Ha una siringa conficcata sul petto (nel tentativo – si scoprirà in seguito – di confondere gli investigatori) e 35 colpi di arma da taglio. Ha anche una svastica incisa tra il pube e la gamba (anche questa si rivelerà in seguito una mossa dell’omicida per depistare le indagini). Nessuna violenza sessuale. I colpi, dirà l’autopsia, sono stati inferti con inaudita crudeltà con una lama monofilare di otto/dieci centimetri.

 

È il cadavere di Carmela Rea, detta Melania, 29 anni, casalinga, di Somma Vesuviana (Napoli), scomparsa il 18 aprile 2011 a Colle San Marco, un parco pubblico in provincia di Ascoli Piceno, dove si era recata in gita – ha sempre dichiarato il marito – insieme a lui, il caporal maggiore dell’esercito Salvatore Parolisi, ed alla figlioletta di 18 mesi.

Ad avvisare del corpo una telefonata anonima giunta verso le 15.30 al 113 di Teramo, fatta molto probabilmente da un anziano signore che si trovava in quella zona in cerca di tartufi.

Le ricerche sulla donna era cominciate subito dopo che il marito ne aveva denunciato la scomparsa, un’ora e mezza dopo il suo allontanamento. “Devo andare in bagno, torno subito” avrebbe detto Melania Rea al marito, intorno alle ore 15, allontanandosi dal parco, i cui bagni lei aveva ritenuto essere sporchi, e dirigendosi verso un bar ristorante.

Due giorni di ricerche e di appelli in televisione, il primo da parte del marito stesso: “Melania ti aspettiamo, hai una bambina che ti cerca”, aveva detto alle telecamere di Tg Marche Salvatore Parolisi.

Quali le ipotesi sui motivi della sua scomparsa? Melania aveva sofferto di depressione post-partum, ma pare che la crisi fosse passata, quindi un suo allontanamento volontario era da escludere. Era quindi stata oggetto di un maniaco o di un serial killer che prima l’ha stordita, poi uccisa e infine trasportata in quel luogo? No, neanche questa ipotesi sembra reggere, perché pare che Melania conoscesse il suo assassino, forse aveva anche appuntamento con lui in quella pineta dove è stata uccisa e ritrovata, a 18 chilometri dal luogo in cui è scomparsa. Si è trattato allora di un delitto d’impeto passionale, come il tipo di colpi inferti alla donna potrebbe far supporre?

Tante le piste seguite dagli investigatori.

Intanto sopralluoghi e autopsia chiariscono che il delitto s’è consumato, appena tre ore dopo la sua scomparsa, nello stesso luogo dove fu trovato il corpo. Melania si trovava accovacciata, con i pantaloni abbassati, probabilmente per fare pipì, quando è stata aggredita improvvisamente alle spalle. Ha cercato di difendersi dal suo assassino, lo dimostrano le ferite da difesa che il medico legale ha trovato sulle mani della donna. Ma la lotta tra Melania e l’aggressore si è dimostrata vana. Tantissimi i colpi di lama che hanno colpito e ucciso Melania Rea. L’autopsia dirà anche che alcuni di questi colpi sono stati inferti post-mortem.

Le indagini continuano. Si circoscrivono ai conoscenti della vittima. L’ipotesi del maniaco spuntato all’improvviso dal bosco viene definitivamente accantonata. Spunta una nuova pista. Pare che il caporalmaggiore Salvatore Parolisi non fosse quel marito esemplare che aveva voluto far credere con le sue dichiarazioni, anche televisive, che descrivevano un idilliaco quadretto familiare.

Spunta una presunta amante del marito, di cui Melania era venuta a conoscenza, una delle soldatesse addestrate dal caporal maggiore. Un’amante che, interrogata, dichiara di avere ancora in corso una relazione con Salvatore Parolisi, ma che lui invece dice di aver lasciato già da tempo. Dichiarazione, però, smentita dalla scoperta dei continui colloqui avuti con la soldatessa, anche dopo la morte della moglie.

Si comincia anche a dubitare della effettiva presenza di Melania Rea e della sua famiglia nella pineta di Colle San Marco prima di essere uccisa. Pare che nessuno li abbia visti. Ad avvalorare questa tesi, che smentisce così definitivamente la versione data da Salvatore Parolisi, arriverà in seguito la perizia del medico legale che sosterrà che nel pianoro essi non ci sono mai stati, perché alle 14.30 di lunedì 18 aprile, giorno della presunta scomparsa della donna, Melania era già morta o agonizzante, all’ombra dei pini di Ripe di Civitella.

Passano i giorni e il cerchio si stringe, tutto sembra adesso ruotare intorno all’unico probabile omicida di Melania Rea: il marito.

Lo scorso 22 giugno Salvatore Parolisi viene formalmente accusato di aver ucciso la moglie. Omicidio volontario aggravato da vincoli di parentela e crudeltà: è questa la pesante accusa che i pm hanno formulato nei confronti del caporalmaggiore dell’esercito. Forse la donna è stata uccisa mentre la loro bambina dormiva in macchina.

Oggi, 19 luglio 2011, tre mesi dopo il ritrovamento del cadavere di Melania Rea, il gip ha accolto la richiesta dei pm: Salvatore Parolisi è in carcere.



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